Andrea Isola e l’arte di progettare allestimenti
Dalla passione per l’arte fino alla creazione dell’hashtag #appuntidiunexhibitdesigner, nato per condividere riflessioni e analisi dettagliate su tutti gli aspetti di un allestimento, dalle luci ai percorsi. In conversazione con l’exhibition designer Andrea Isola
Andrea Isola, exhibition designer di origine sarda, scopre il mondo dell’arte grazie alle prime esperienze lavorative, tra cui quella in un’azienda di allestimenti che gli permette di conoscere al meglio il settore: i materiali utilizzati, i loro prezzi e i passaggi per la fase di produzione. Nasce così l’esigenza di creare un connubio tra la sua preparazione professionale di Architetto e la passione per il mondo dell’exhibition design. Dal 2018 Andrea diventa quindi freelance e inizia a lavorare per musei, fondazioni, fiere, gallerie e artisti indipendenti in Italia e in Europa.
Alla ricerca di maggiore scambio e dialogo tra i professionisti del settore, nel 2019 inizia ad utilizzare l’hashtag #appuntidiunexhibitdesigner per condividere riflessioni e analisi dettagliate su tutti gli aspetti di un allestimento. Tanti approfondimenti, circa 350 post, che hanno dato vita ad un vero e proprio archivio legato al mondo dell’exhibition design.
Nasce sostanzialmente da un’esigenza. Una buona parte del mio lavoro consiste nella ricerca e nella continua formazione attraverso libri, siti e riviste specializzate. Instagram è un mezzo che garantisce e amplifica il dialogo, un aspetto per me fondamentale.
Sentivo l’esigenza di confrontarmi con addetti del settore e appassionati non solo in occasioni di opening di mostre e fiere. Per questo ho reso pubbliche “le mie pagine di appunti” con l’hashtag #appuntidiunexhibitdesigner dove racchiudo tutti i post del mio profilo personale in cui analizzo nel dettaglio allestimenti di mostre, stand e fiere d’arte. La selezione delle immagini è fatta in modo da poter toccare diversi argomenti che vanno, ad esempio, dall’importanza della luce ai colori, dai percorsi ai punti di vista.
Dal 2019 ho scritto più di 300 post che hanno coinvolto e attirato tantissimi professionisti e appassionati in materia, favorendo così la nascita di una community libera di scambiare idee e pareri sui principali temi del mondo dell’exhibition design. Ma non solo, il mio profilo è diventato col tempo un archivio sempre aggiornato con foto e video di allestimenti nazionali e internazionali fruibili da tutti.
Progettare un buon allestimento significa riuscire a esporre nelle migliori condizioni, in base alla tipologia di spazio espositivo, le protagoniste della mostra ovvero le opere d’arte. E come ci si riesce? Facendo interagire e bilanciando tra loro tutti i fattori che compongono un allestimento, quindi i percorsi, l’illuminazione, la grafica, i materiali e le prospettive.
Nella fase di progettazione, un aspetto da non sottovalutare è mettersi dalla parte di chi vive la mostra, perché se questa funziona è il pubblico a decretarlo. La maggior parte delle volte che mi capita di chiedere a un visitatore “ti è piaciuta la mostra?”, dopo un primo commento sulle opere, l’attenzione ricade anche inconsciamente sull’allestimento. Capita che raccontino dell’illuminazione ottima o fastidiosamente riflessa sulle opere, dei testi di sala ben segnalati o poco visibili, dei percorsi ben fruibili o stretti, che creano code e confusione, ecc…
La progettazione di un allestimento cambia completamente le sorti di un’esposizione.
La luce in un allestimento non dev’essere immaginata e pensata solo per migliorare la visibilità di un’opera, ma è fondamentale per creare anche un certo tipo di ambientazione in base al tema di mostra. Quando si trattano argomenti intimi, introversi, è utile avere un’illuminazione puntuale e un bilanciamento calibrato di luci e ombre, mentre in altre situazioni, si opta per una luce diffusa, eliminando il più possibile le ombre.
Ritengo che l’illuminazione, su tutti, sia il fattore chiave capace di rendere unica o rovinare completamente un’esposizione. Una tipologia errata di corpo luminoso o un puntamento sbagliato può rendere poco gradevole la visita di una mostra.
Per farvi capire l’importanza che do a questo tema: nel 2021 mi è capitato che per una mostra di arte contemporanea, all’interno di uno spazio con una particolare illuminazione, abbia dedicato 3 giorni di cantiere solo al puntamento dei faretti per riuscire a trovare la soluzione più adatta.
Per la buona riuscita della mostra ogni aspetto dev’essere curato nel dettaglio. Ad esempio, una volta terminato il puntamento, cerco sempre di controllare anche attraverso la fotocamera del telefono l’effetto dell’illuminazione sullo spazio. Curo questo aspetto perché, al giorno d’oggi, ogni visitatore potenzialmente può scattare una foto e pubblicarla sui social facendo così pubblicità gratuita all’evento.
Per illuminare al meglio un’opera d’arte bisogna ragionare su 3 fattori principali: la tipologia di luce, di corpo luminoso e il bilanciamento luci-ombre.
Per quanto riguarda la tipologia di luce prendiamo in considerazione quella calda, naturale e fredda. La prima viene utilizzata in particolar modo per esposizioni d’arte moderna e antica, la seconda e la terza, invece, soprattutto per l’arte contemporanea.
Per corpi luminosi, invece, ne esistono di tantissime qualità e caratteristiche e si differenziano tra loro, sostanzialmente, in base all’intensità di luce e al grado d’illuminazione. Ad esempio, per le mostre di arte antica, ci sono degli standard da rispettare per quanto riguarda l’intensità della luce per far sì che l’opera non venga danneggiata.
Il terzo fattore da tenere in considerazione si svolge direttamente in cantiere e dev’essere calibrato posizionando i corpi luminosi in modo da evitare riflessi, ombre che danneggino la vista dell’opera e punti luce in direzione occhi che causano abbagli.
Creare un allestimento sostenibile è possibile attraverso determinati accorgimenti sui materiali. Ad esempio, le pareti in legno montate a secco, le basi e gli arredi possono essere noleggiati e riutilizzati, e l’illuminazione può essere garantita attraverso lampade a basso consumo energetico. Inoltre, esistono vernici ecologiche, metodi per stampare le grafiche su supporti riciclabili, così come anche nel caso di linoleum e moquette, che la maggior parte delle volte si utilizzano una tantum per un determinato evento, esistono materiali naturali e riutilizzabili.
Bisogna informarsi, fare ricerca e confrontarsi con i fornitori. È un tema che nel 2023 non può essere sottovalutato.
Al momento sto lavorando per diversi progetti, tra cui una mostra di fotografia in un museo e uno stand all’interno di Arte Fiera Bologna. Il prossimo più consistente, anche per dimensioni, sarà la progettazione di un’intera fiera d’arte contemporanea, Unfair, dal 3 al 5 marzo negli spazi di Superstudio Maxi a Milano.