Arredi in vetro: un settore in crescita

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Vetrine, Echo, FIAM ITALIA

È un materiale antichissimo: porta trasparenza, leggerezza, luce, texture nelle nostre case. In tavoli e contenitori che nascondono una grande ricerca tecnologica. Glas Italia, Rimadesio, Fiam, Tonelli Design ci svelano qualche lavorazione. Fotografando un settore di nicchia che continua a crescere

Vetro come struttura. Come materia che arreda l’ambiente domestico portando trasparenza, leggerezza, luce. Capostipite tecnologica e formale, la Glass Chair di Shirō Kuramata del 1976: venne realizzata usando un adesivo capace di unire sei fogli di vetro senza viti, montanti o rinforzi. «Lui è stato l’apripista. Il primo a sfruttare la grande potenzialità di questo tipo di incollaggio, in totale trasparenza. Noi abbiamo continuato, portando questo modo di lavorare nella produzione industriale».



A parlare è l’architetto Lorenzo Arosio, direttore generale di Glas Italia, azienda oggi a Macherio (Mb), fondata nel 1972, affonda le radici della vetreria di famiglia. Oggi ha un giro d’affari (2019) di 15,2 milioni di euro e l’attuale prospettiva di crescita è del 30% rispetto a quella cifra. Ha come mercati di riferimento, oltre all’Italia al primo posto (anche se l’80% della produzione è destinato all’export), Cina, Corea ed Estremo Oriente in generale, Francia, Usa. Il Covid ha spinto l’acceleratore sugli investimenti rivolti alla Cina, «che potrebbe diventare il nostro primo mercato nel 2021», commenta Arosio.



Bisel di Patricia Urquiola e Jabot di Mario Bellini sono tavolini che rappresentano l’evoluzione della lavorazione del vetro: «Con Patricia si arriva al prodotto facendo un percorso quasi artistico: si sperimenta tanto. Abbiamo lavorato su piani di vetro formati da vari strati colorati, poi sfaccettando i bordi per far emergere la stratificazione», spiega Arosio. «Con Mario il punto è la purezza. Il materiale è tutto temperato (resistente fino a 7 volte più di un vetro normale) e viene utilizzato un incollaggio a raggi Uv. La difficoltà sta nell’assemblare con precisione le lastre che, avendo subito la tempera termica, presentano irregolarità».

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BISEL, low table, design Patricia Urquiola

Ma è un materiale per tutti? «In generale, il prodotto completamente in vetro è di nicchia. Ha la sua bellezza e i suoi limiti: possiamo renderlo sicuro, ma se gli do una martellata lo rompo. Eppure sta diventando sempre più normale avere un prodotto in vetro in casa: sia partizioni che arredi, con la richiesta di contenitori in crescita», chiosa Arosio.



Sistemi per la suddivisione spaziale e arredi è il campo anche di Rimadesio, azienda di Giussano (Mb) nata nel 1956 a Desio, sempre nel cuore della Brianza, sempre col vetro nel cuore: inizialmente si chiamava Rima Vetraria. Poi il cambio di nome, con le iniziali dei cognomi dei fondatori – Luigi Riboldi e Francesco Malberti – a segnare un nuovo percorso, che si intreccia con l’alluminio. L’evoluzione arriva fino a Modulor, sistema di boiserie ora anche con funzionalità contenitore, firmato da Giuseppe Bavuso. Qui il vetro è nei pannelli, mentre la struttura è in alluminio. In particolare, si tratta di vetro diamante, caratterizzato da una struttura in rilievo finemente puntinata e retrolaccata con colori Ecolorsystem (la collezione di vernici all’acqua sviluppata dall’azienda): a differenza del vetro lucido, non rimane traccia delle impronte digitali.



Modulor ha trainato gli ordini del primo trimestre 2021 insieme ai sistemi ad ante battenti Cover, i contenitori Self: 18,6 milioni di euro. «L’ordinato più alto di sempre a parità di periodo», fanno sapere dall’azienda. Rimadesio ha chiuso il 2020 pandemico con ordinativi per oltre 57 milioni di euro, con lieve flessione del 4% rispetto al 2019. Nel corso del 2020 la quota export ha raggiunto il 64%: Germania e Austria si confermano i mercati europei a maggiore crescita, mentre fuori dall’Ue, Russia e Stati Uniti registrano performance molto rilevanti. L’Italia si attesta al 36%, confermandosi ancora il primo mercato.

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Modulor storage, vetro diamante, Rimadesio

Cosa rende unico il vetro? Tra le altre cose, riesce a fissare un pattern. Colate di vetro texturizzato si cristallizzano nel progetto Echo di Marcel Wanders Studio per Fiam: una madia con struttura in legnoalluminio laccato e ante in vetro da 6 millimetri fuso e temperato e retroverniciato.

Fiam, azienda di Tavullia (PU) fondata da Vittorio Livi nel 1973, comunica il suo dna fin dal primo pezzo, il pouf Onda disegnato da Livi stesso: un’ode al vetro curvato. Oggi ha 8 milioni di fatturato per un mercato che si divide tra il 30-35% in Italia e il 70-65% nel resto del mondo (di questo 50% Eu e 25% Asia), con l’estero in aumento come peso in valore rispetto al nostro Paese. «Nel 2021 stiamo crescendo del 20% rispetto il 2019 e stiamo lavorando su progetti legati al marketing ¬¬– commerciale e di prodotto – per mantenere un trend significativo di crescita», fanno sapere dall’azienda. Il Covid ha incrementato investimenti nella comunicazione e negli strumenti digitali in generale.

 

«Il vetro dà possibilità molto ampie: dall’utilizzo delle lastre alle tecniche applicate alle finiture. C’è un mondo di lavorazioni da riscoprire: incisioni, finiture superficiali, verniciature. Carlo Scarpa faceva lavori di acidatura e corrosione del vetro con effetti clamorosi, molto belli. È un panorama molto vasto ma un po’ dimenticato. Si delega alle produzioni industriali standardizzate (taglio, molature), ma in realtà l’approccio da esplorare è quello artigianale. Tutto quello che ci riporta a prodotti di grande qualità è molto apprezzato. Con un mercato internazionale che acquista».

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Vetrine, Echo, FIAM ITALIA

Così l’architetto Massimo Castagna, art director di Tonelli Design, tratteggia i confini dell’utilizzo del vetro nell’arredo. E firmando per l’azienda marchigiana la collezione di tavoli After9 e la libreria Hemingway, detta una nuova linea, votata al mix di materie: «I significati del vetro cambiano quando viene lavorato insieme ad altri materiali: pietra, essenze, metalli – è un mondo immenso, in cui fare ricerca. È molto interessante. Ci riporta a quello che è l’utilizzo in una casa. Dove ci sono materie diverse. Trovo che sia un approccio più realistico all’abitare».

Oggi Tonelli, azienda di Pesaro nata negli anni 80, vende i propri prodotti in circa 60 Paesi del mondo, con i mercati di riferimento che sono Usa (40%), in crescita costante, Italia (30%), e il restante centro Europa, con maggiore rilevanza di Gran Bretagna, Francia e Spagna. Ha un fatturato di 4 milioni di e una crescita del 20% nel 2021 sul 2020. Con la pandemia ha rafforzato il focus sull’ambiente casa e home office e ha avviato un importante piano di attività digital marketing, con webinar e investimenti sui canali social.



Le vie per arrivare al vetro possono essere diverse, contemporanee, digitali. Portano inevitabilmente tutte a ossido di silicio o sabbia di quarzo, carbonato di sodio e carbonato di calcio fusi insieme a 1500°C, da millenni.

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After9, Domus oro, Toninelli