Arte dematerializzata in mostra per Elle Decoration France
Un simbolico festeggiamento quello dei 35 anni di Elle Decoration France con la “D3SIGN CAPSULE”, la mostra sul Web3 organizzata da un magazine d’interni europei, che ha aperto in questi giorni presso gli Archivi Nazionali a Parigi. Un passo verso il metaverso con 16 opere digitali incorniciate da un allestimento discreto e minimal. Un tentativo di creare un ponte tra il patrimonio tangibile della rivista e il futuro rappresentato dal mondo dematerializzato
L’arte, che sia quella delle prime pitture rupestri fino alle ultramoderne raffigurazioni dei giorni nostri, nasce sempre nell’immaginario dell’artista e poi prende corpo in una scena di caccia preistorica, in un quadro di Artemisia Gentileschi, in un pezzo d’arredo di Anna Castelli Ferrieri o in un edificio di Lina Bo Bardi. Diventa quindi concreta, accessibile e comprensibile ai nostri cinque sensi. Ultimamente, i nostri ricettori estetico-culturali si stanno abituando alla sempre più frequente presenza di opere digitali. Ci sono gli entusiasti e gli appassionati della prima ora, così come i curiosi che osservano il fenomeno con un pizzico di perplessità. Sta di fatto che l’introduzione degli NFT, ovvero dello strumento che certifica l’autenticità dell’opera digitale in rete, ha rivoluzionato un percorso già avviato dai primi criptoartisti negli anni ‘60, creando nuove dinamiche artistiche e soprattutto economiche a livello globale.
Ed è il primo piano di Hôtel Soubise, la splendida sede degli Archivi Nazionali fondati nel 1790, a ospitare la primissima mostra d’arte digitale organizzata da Elle Decoration France. Un’occasione ideale, quella del 35° anniversario della nota rivista di interni per sperimentare nuovi linguaggi e creare bellezza in modo innovativo. L’idea nasce dal voler creare un collegamento tra il racconto tradizionale, quello sulla carta patinata, dell’arte di arredare gli spazi abitativi e l’evoluzione del nostro lifestyle con le moderne forme d’espressione artistica. La sfida della curatela è stata affidata a Jean-Christoph Camuset, caposervizio di Elle Decoration France, che fa incontrare 16 architetti e designer con altrettanti artisti digitali, il cui dialogo produce 16 opere virutali. Affiancato dallo scenografo e regista Sam Baron che propone un allestimento leggero, usando casse in legno grezzo per il trasporto di quadri, inserendo sullo sfondo un pannello finemente dorato e preparato ad arte da maestri falegnami parigini. Una scelta che richiama l’attenzione del visitatore e lo riporta nella realtà della favolosa location.
Gli artisti, lavorando in tandem, hanno immaginato alcuni oggetti concreti come lampade o poltrone, altri sembrano preferire ambientazioni scenografiche, costruzioni e proposte fantasmagoriche perfette per un videogioco o per una vita alternativa in qualche mondo virtuale. Allo stesso tempo, molte opere digitali sono accompagnate anche da un modello fisico. In alcuni casi, gli artisti hanno riprodotto l’oggetto stesso, altri hanno invece aggiunto il plastico in 3D e la planimetria per un’eventuale costruzione della struttura stessa.
Secondo Camuset l’arte digitale non è in conflitto con l’arte fisica, “i due mondi convivono, sono complementari e uno non cerca di sostituire l’altro”. Il curatore gioca quindi con l’arte dematerializzata, impressa in un codice digitale, cuore e sostanza esistenziale dell’opera stessa, che, dicono gli esperti, non rischia di disintegrarsi e scomparire se per qualche malaugurato evento il server su cui è conservato dovesse andare in arresto. Ci sono poi da considerare anche le implicazioni antropologiche e sociali del mondo digitale, in quanto la condivisione dell’esperienza sensoriale in un contesto sociale e fisico, come può essere un museo o una fiera, aggiunge la dimensione del sesto senso, quella della partecipazione congiunta agli altri visitatori, appunto, alla “consumazione” dell’opera stessa.
Jean-Christoph Camuset sostiene che la creatività deve essere lasciata libera per sperimentare le nuove tecnologie, il cui processo esplorativo traghetterà la tradizione verso un nascente e ancora poco conosciuto linguaggio artistico. Rimane sempre sotto i riflettori la questione dell’impronta ecologica dell’arte digitale che per tenersi in vita richiede tanta energia. La “D3SIGN CAPSULE” sottolinea l’impegno verso un approccio più sostenibile e punta su The Merge, il tanto atteso aggiornamento del software di Ethereum, previsto in questi giorni, che, secondo la Ethereum Foundation, permetterebbe la riduzione del consumo energetico di circa il 99,95%.
Le opere digitali saranno messe all’asta alla chiusura della mostra prevista per il 18 settembre 2022.
Artisti coinvolti nel progetto: Gilles & Boissier / Aurèce Vettier, Constance Guisset / Charlotte Taylor, Hermine Bourdin / Krista Kim, Uchronia / David Porte Beckefeld, Bismut&Bismut / DYONISIOS, Charles Zana / Thomas Paquet, Benoit Challand / Pietro Franceschini, Manuel Cervantes / Nicholas Préaud, Döppel Studio / Emir Shiro, Laura Gonzalez / Renaissance, Tom Dixon / Alba de la Fuente, Sam Buckley / Anthony Authie (Zyva Studio), Benjamin Guedj / Joris Poggioli, Christiane Lemieux / William Mapan, Isabelle Stanislas / Meteor Studio, Sylvain Dubuisson et Mobilier National / Vincent Poinas