Linee curve e avvolgenti, tonalità mute e terrose ispirate alla natura, geometrie che anche quando si fanno un po' più ardite non vanno mai a penalizzare la comodità, fantasiose declinazioni di corde o fibre intrecciate: sono le caratteristiche salienti delle proposte outdoor presentate in fiera dalle aziende del settore. Ve le raccontiamo
Biennale Architettura 2025: intervista al curatore Carlo Ratti

Mostra Internazionale di Architettura, Giardini della Biennale - Ph. Francesco Galli
L’architetto e ingegnere torinese racconta Intelligens. Natural. Artificial. Collective., la 19a Mostra Internazionale di Architettura dedicata all'ambiente costruito e alle numerose discipline che le danno forma
Abbracciare l’adattamento, sfruttando l’intelligenza naturale, artificiale, collettiva. Con la sua Intelligens. Natural. Artificial. Collective. Carlo Ratti propone per la 19a Mostra Internazionale di Architettura di Venezia un cambio di prospettiva sostanziale, che superi l’idea di autorialità singolare e riconosca il lavoro di team interdisciplinari.
Un nuovo modello curatoriale per una Biennale di Architettura corale che, superando i confini della disciplina, possa raggiungere nuove audience. Di formazione architetto e ingegnere, il Professor Carlo Ratti insegna al Massachusetts Institute of Technology (MIT) e al Politecnico di Milano. È direttore del Senseable City Lab e socio fondatore dello studio di architettura e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati (Torino, New York City, Londra).
Uno dei dieci studiosi più citati a livello internazionale nel campo della pianificazione urbana, è co-autore di oltre 750 pubblicazioni scientifiche, tra cui il recente "Atlas of the Senseable City" (scritto con Antoine Picon, edito da Yale University Press).

Carlo Ratti, curatore della 19a Mostra Internazionale di Architettura - Ph. Andrea Avezzù
La proposta è arrivata a fine 2023; sono molto contento che sia stata sostenuta sia dal Presidente uscente Roberto Cicutto, sia da quello entrante Pietrangelo Buttafuoco. Perché ho accettato? Curiosità, certo. Forse un po’ di masochismo, dato che molti ex curatori mi avevano messo in guardia sugli sforzi necessari! Ma soprattutto, la volontà di contribuire a trovare strade nuove in architettura.
Nel 2024 la Terra ha superato la soglia dell’1,5°C. Incendi, alluvioni, siccità: non sono più eccezioni, ma la regola. Per decenni l’architettura ha puntato sulla mitigazione. Ma se il danno è già fatto? Intelligens nasce da questa consapevolezza. Propone che l’architettura non debba fermarsi alle strategie di mitigazione che a lungo hanno dominato l’azione disciplinare, ma vada ad abbracciare l’adattamento, sfruttando intelligenze diverse: naturale, artificiale, collettiva. Si tratta di un cambio di prospettiva sostanziale, che richiede anche nuovi approcci metodologici: per esempio, superare l’idea di autorialità singolare e riconoscere il lavoro di team interdisciplinari.
Nessun brief: solo fiducia totale da parte della squadra della Biennale, che ci ha permesso di ripensare non solo che cosa mostrare, ma anche come costruire una mostra. Il titolo Intelligens riflette proprio questo: non un’intelligenza al singolare, ma molteplici forme: naturale, artificiale, collettiva.
Per la prima volta nella storia della Biennale di Venezia, abbiamo lanciato lo Space for Ideas, una call aperta che ha raccolto moltissime proposte da tutto il mondo. Il successo è stato inaspettato e ci ha permesso di portare alla luce voci nuove, spesso trascurate dai canali istituzionali.
Questa ricchezza di voci ha richiesto un nuovo modello curatoriale. Intelligens mette in discussione il mito dell’architetto come autore solitario e propone un approccio più distribuito, simile al funzionamento della ricerca accademica. In molti progetti andiamo a coinvolgere, alla pari con i progettisti, anche matematici, scienziati del clima, filosofi, artigiani e persino chef, programmatori o stilisti.
È anche una Biennale che cerca di raggiungere nuove audience, al di là dei confini della disciplina. Abbiamo costruito legami con COP30, C40, la Baukultur Alliance di Davos e altri attori. Il programma pubblico, GENS, è pensato come un coro. Quindi, sì: è un’edizione corale, ma capace anche di accogliere voci dissonanti.
In un’epoca in cui la sfida globale non è più quella di costruire di più (con una popolazione in calo a livello mondiale, un fenomeno che, a mio avviso, è positivo), ma piuttosto quella di riqualificare e rendere resiliente il patrimonio edilizio esistente, l’architettura deve tornare a giocare un ruolo centrale. Gli incendi che hanno devastato Los Angeles, le alluvioni a Valencia o in Bangladesh e la siccità che affligge la Sicilia sono solo alcune delle emergenze che dobbiamo affrontare con urgenza. In questo contesto, l'architettura può e deve fornire soluzioni, collaborando con la scienza, la tecnologia, l'arte e altre discipline. In breve: la sfida non sarà progettare nuove maniglie, ma aprire nuove porte!
Venezia incarna le tre forme di intelligenza su cui si fonda questa Biennale. La sua struttura poggia su un’intelligenza naturale: tronchi d’albero infissi nel fondale marino, che da secoli sostengono la città come un organismo vivo. Le sue barriere mobili - il MOSE - sono un esempio di intelligenza artificiale alla scala urbana. E la sua difesa, negli anni, è dipesa dall’intelligenza collettiva: comunità locali capaci di imparare le une dalle altre e di trasmettere sapere nel tempo. Spesso pensiamo a Venezia come qualcosa da salvare. Ma forse è Venezia che potrebbe insegnare al mondo come adattarci…
Non parliamo abbastanza dei fallimenti, i modelli si stanno rivelando inadeguati. La mitigazione non basta: bisogna progettare dentro la crisi, che ormai è un dato di fatto. Da qui l’urgenza dell’adattamento.
Il limite, come spesso accade, si è rivelato un’occasione. Senza il Padiglione Centrale, abbiamo ripensato il baricentro della mostra: meno punto fisso, più costellazione diffusa. Venezia è diventata un laboratorio vivente. L’Arsenale si espande, i Giardini si diramano, nuovi spazi si aprono all’esperimento.
Porto avanti ricerca e insegnamento tra il MIT e il Politecnico di Milano. Al Senseable City Lab esploriamo come intelligenza artificiale, reti di sensori e tecnologie ambientali possano aiutarci a leggere e trasformare le città in tempo reale, mettendo le persone al centro. Mentre con CRA ci occupiamo di vari progetti in tutto il mondo. L’obiettivo è sempre lo stesso: far convergere naturale e artificiale attraverso il progetto.
Italo mi ha insegnato molte cose, tra cui il fatto che l’architettura è una proiezione della mente. Il suo ultimo libro si intitola Only Becoming Nature Will Save Us, una frase che abbiamo discusso molte volte e che continua a guidarci, alla Biennale e nella vita professionale.
Tra l’altro, l'avventura della Biennale Architettura 2025 iniziò insieme a Italo Rota alla fine del 2023. Si interruppe tragicamente con la sua scomparsa, avvenuta un anno fa, il 6 aprile 2024. Per questo motivo, sono particolarmente contento che il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia abbia accettato la mia proposta di conferire a Italo l’alto riconoscimento del Leone d’Oro Speciale alla Memoria – e che la Soprintendenza ai Beni Archivistici e Bibliografici della Lombardia abbia deciso di apporre un vincolo per attrarre la sua opera al patrimonio culturale nazionale.
All’Arsenale, inoltre, presenteremo il lavoro di Margherita Palli, compagna di vita e di lavoro di Italo, il cui contributo andrà a proseguire idealmente le nostre iniziali ricerche.