Cosa abbiamo visto alla Vienna Design Week 2022
I progetti e i protagonisti della manifestazione che vede il design contemporaneo avvicinarsi al pubblico della capitale austriaca, con un ricco programma diffuso di mostre, iniziative ed eventi
Diffusa, democratica, sperimentale e coinvolgente: la Vienna Design Week 2022 è arrivata alla sua sedicesima edizione, mantenendo lo spirito che la contraddistingue fin dalla sua prima. Qui, infatti, sono rappresentati moltissimi settori della disciplina, la progettazione di elementi d’arredo e di quelli per migliorare costantemente gli spazi domestici dell’abitare, ma anche la progettazione dei momenti dello stare insieme e dei servizi che rendono possibile la nostra co-abitazione collettiva di città e territori molto stressati dalla nostra necessità di “fabbricare cose” - e poi di sbarazzarcene - così come indagini ampie sul nostro panorama materiale.
La Vienna Design Week, dopo essere stata fondata nel 2007 da Lilli Hollein - ora direttrice del MAK, lo straordinario Museo d’arte applicata della capitale austriaca - e due colleghi, è guidata per il secondo anno da Gabriel Roland che spiega che “il festival è una grande e invitante porta di accesso al design, è una piattaforma attraverso la quale i designer possono presentare sé stessi e i propri contenuti. Il festival apre le porte a domande sul design che sono onnipresenti ma spesso elusive, rendendole accessibili ai visitatori - e offre una casa a tutti coloro che stanno costruendo il mondo del design, un rifugio all’interno del quale prendersi una pausa dal lavoro ordinario per riflettere, orientarsi e scambiare idee. Per come la vedo io, un festival di design deve essere un palazzo e una capanna, un forum, una casa sull’albero, una gastronomia e un osservatorio, tutto insieme.”
Il design contemporaneo
Alla Vienna Design Week è ben esemplificato come il design si inserisca sia nelle aree più private delle vite di ognuno, sia nel disegno di cambiamenti all’interno di macrosistemi, le cui dinamiche possono così essere rivoluzionate. Tutto questo potenziale del design a Vienna è molto valorizzato, grazie a una mescolanza di sguardi su questo variegato scenario che ha a che fare con tutto ciò che produciamo, che va continuamente esplorato, approfondito, messo in discussione e ripensato da capo persino quando il modello precedente ancora non mostra segni di cedimento. Si mettono dunque in scena i risultati e i work in progress di un desiderio di progresso che coinvolge una comunità gioiosa di “solutori di problemi”, di immaginatori di oggetti-servizi-sistemi che rispondono a bisogni concreti, come ha raccontato Roland nella sua introduzione al tour. Ma come si articola nel dettaglio la VDW?
Il quartiere focus
Uno dei punti di forza della Vienna Design Week è quello di spostare il suo fitto programma ogni edizione in un diverso quartiere della città. Per quella 2022 è stata scelta l’area attorno a Mariahilfer Straße, zona fuori dal ring più centrale, ma piena di ristoranti, negozi, gallerie e hotel alla moda. Un’occasione per esplorare la rete di vicoli, piazzette nascoste e cortili, ma anche di indagare la relazione tra l’identità locale e le vie dello shopping in un luogo che è stato gentrificato ormai molto tempo fa. Le iniziative sono quindi molte in questa zona.
Il “biergarten” contemporaneo di GSTÄTTN
Si parte da un piccolo appezzamento di terreno in Mollardgasse dove si trova uno spazio pubblico all’aperto in cui fruire delle installazioni più grandi della manifestazione. In mezzo è allestito un grande tavolo con panche da entrambi i lati che, con un andamento a onda, si allarga e restringe ritmicamente per consentire a chi usa questo arredo urbano di stare insieme, mangiare e lavorare, con punti in cui riunirsi e altri in cui rimanere isolati, in linea con il pensiero dell’azienda che lo ha realizzato, Miramondo, che dà molta importanza allo spazio pubblico dal momento che è “lo spazio più grande del mondo”. A puntellare il biergarten, anche dotato di chiosco di street food corean-viennese, sono le grandi lampade OK SOLAR sviluppate dal designer Stefan Diez insieme ai suoi studenti all’Università delle Arti Applicate di Vienna, il progetto speculativo di Lucy Li che ripensa alle modalità di orientamento geografico nel contesto contemporaneo e la nuova auto elettrica di Polestar, mentre in fondo tre grandi elementi gonfiabili di Frieder Bohaumilitzky, che ha un piccolo laboratorio poco distante, disegnati da Ursula Klein sottolineano come riempiendo lo spazio - persino con l’aria! - si sia in grado di dare forma a statement politici e sociali. Quest’ultimo progetto fa parte del programma curato Passionswege, che accoppia designer austriaci con produttori e artigiani viennesi e da cui scaturiscono prospettive inedite sulla loro attività.