Da Ercol a Ercolani: un viaggio di cent’anni nel design
Storia di un marchio che ha fatto la storia, dall'Italia al Regno Unito. E che non ha mai smesso di reinventarsi, nel nome dell'intuito e del talento d'origine.
Qual è il dono più bello che un’azienda possa farsi in occasione dei suoi cent’anni? Regalarsi un’altra azienda, augurandosi che possa vivere per un altro secolo. E così Ercol, fondata nel 1920, quest’anno ha creato L. Ercolani, un brand che fin dal nome è un doveroso omaggio al suo capostipite e che raccoglie l’eredità passata trasformandola in patrimonio futuro. Un vero e proprio passaggio di testimone, di generazione in generazione, quattro a oggi – in occasione di un compleanno importante.
Ercol viene creata da Lucian R. Ercolani, un giovane italiano, classe 1888, che a 10 anni, dalle Marche, arriva con la famiglia a Londra, dove, incoraggiato dal padre, di professione corniciaio, studia disegno, progettazione, teoria e costruzione di arredi allo Shoreditch Technical Institute. Nel 1907 realizza il suo primo pezzo, un contenitore per musica con intarsi in madreperla, ritrovato poi negli anni e ora “custodito” in azienda. Tra gli anni Dieci e Venti del secolo scorso, Lucian R. Ercolani lavora in quella che poi diventerà la Parker Knoll Company oltre a collaborare anche con Gommes, poi G-Plan. A 32 anni fonda la sua impresa che, da subito, si contraddistingue per la qualità dei prodotti.
Nel 1944 riceve la commissione di centomila sedie Windsor (n.d.r. modello caratterizzato da gambe e schienale innestati nella seduta) da parte del Board of Trade Utility Furniture, la commissione istituita dal Governo inglese nel 1942 per regolare la produzione di mobili a uso civile, ottimizzando l’utilizzo di materiali di qualità dedicati invece alle operazioni belliche, che gli conferiscono per la prima volta la possibilità di sperimentare una produzione di massa. Ispirato in prima battuta dallo stile classico inglese, scopre poi un nuovo mondo durante un viaggio in America, quello della semplicità ed essenzialità dei mobili Shaker. Ed è amore a prima vista! E su questo rigore impronterà, negli anni successivi, la produzione a suo nome.
Vero cultore del valore dell’artigianalità di alto livello e, parallelamente, della forza delle persone appassionate e dedicate al proprio lavoro, il “Vecchio Uomo”, così veniva chiamato affettuosamente Lucian Ercolani, ha sempre importato questi tratti nel suo lavoro, caratterizzando la produzione e la nomea dell’azienda – da sempre di proprietà di famiglia – nell’arco di questo secolo di attività. Per molti anni i mobili che si producevano portavano la sua firma e, in particolare, la serie degli arredi Windsor è rimasta per oltre mezzo secolo uno dei best seller.
Nel 2002, in sinergia con la fashion designer Margaret Howell, alcuni dei suoi iconici progetti sono stati rieditati andando a comporre la collezione Originals, insignita nel 2010 del Design Guild Mark da parte della Worshipful Company of Furniture Makers, l’associazione di categoria di cui lo stesso Ercolani fu uno dei promotori e fondatori nel 1951. Arredi che hanno segnato una decisa svolta dalle linee pesanti e dalle superfici decorate dell’anteguerra in favore di tratti puliti e superfici lineari, anticipatori dell’estetica contemporanea. Come la Windsor Chair, rievocazione della tipica sedia inglese frutto di secoli di sapienza artigianale, il Loveseat, composto da due sedie accoppiate, la Butterfly e la Stacking Chair, quest’ultima utilizzata in 120 esemplari di vari colori da Martino Gamper nel grandioso arco di sedie, nella migliore tradizione britannica, realizzato nel cortile del Victoria&Albert Museum in occasione del London Design Festival del 2009. Oppure il tavolo Plank o la seduta Evergreen, caratterizzata dalla struttura in frassino e dallo schienale curvato a vapore, tutti e due in produzione ininterrotta dagli anni Cinquanta, così come lo Studio Couch, rieditato nel 2009, ovvero un divano-letto dedicato agli ospiti, dove fare una pausa “breve” – avrebbe detto il nostro Munari.
Il catalogo prodotti di Ercol propone arredi realizzati con legni di frassino, olmo, faggio, quercia e noce, rigorosamente selezionati e in conformità con il regolamento del Legno dell’Unione Europea. Legni di altissima qualità che durano nel tempo. L’ambiente gioca infatti un ruolo fondamentale nella politica aziendale che ha volutamente sostenuto una prassi ecologista nel pensare a oggetti, in particolare quelli con struttura a vista, che possono essere ri-rivestiti con nuovi tessuti. Un servizio clientela attivo dal 1979 – ReCover – ben evidenziato sul sito dell’azienda stessa.
Dopo il primo regalo di compleanno, l’azienda se ne è fatta immediatamente un altro, più piccolo ma di grande significato: un nuovo logo che rivisita quello originario, contraddistinto da un leone accucciato e di profilo, con l’aggiunta delle due date che esplicitano il centenario sotto il felino, tradizionale simbolo di forza e saggezza. Logo che è stato e verrà apposto su tutti i pezzi realizzati in questo 2020 e, ovviamente, sull’icona-simbolo di questa ricorrenza, l’Anniversary Piece, la riedizione del celebre contenitore 467 Windsor. Quest’ultimo pezzo, disegnato dallo stesso Ercolani, fu lanciato sul mercato nel 1962, come parte della collezione che ha definito la produzione dell’azienda dal dopoguerra, particolarmente apprezzata dal pubblico. Un pezzo, come la stessa collezione, che trascende da ogni stile. Un vero e proprio evergreen.
Ercol è un’azienda che ha continuamente investito su se stessa e che nel 2002 ha trasferito i suoi 16mila metri quadrati da High Wycombe a Princes Risborough, sempre nel Buckinghamshire, nel cuore del distretto del mobile inglese – quello di Chiltern – facendo progettare un edificio da Horden Cherry Lee, un’architettura vincitrice di numerosi premi di architettura e sostenibilità ambientale. Ampie finestre massimizzano l’uso di luce naturale; sensori di movimento controllano l’illuminazione negli uffici, riducendo così il consumo energetico; l’insonorizzazione evita, invece, che i rumori disturbino l’esterno. La fabbrica e gli uffici, inoltre, sono riscaldati con un sistema a biomassa, attivato dagli scarti del legno e dalla segatura. Attenzione all’ambiente e altrettanta attenzione al capitale umano: molti dei 650 impiegati che hanno lavorato negli anni in azienda, vi hanno trascorso una vita intera. “Senza fedeltà nessuna impresa può aver successo”, aveva fatto scrivere Lucian Ercolani sulla targa commemorativa nel 1951 che celebrava i primi 33 impiegati che avevano raggiunto i 21 anni di lavoro. E sul sito invece è postata una Dichiarazione sulla moderna schiavitù (Modern Slavery Statement)
La neonata L. Ercolani affianca, come già evidenziato, alla collezione classica degli arredi disegnati da Lucian Ercolani stesso le nuove collezioni di designer e architetti internazionali che continuano l’eredità del pezzo “ben fatto”. La scuderia vede, tra gli altri, lo svedese Jonas Wagell con la collezione di divani Grade, il norvegese Lars Beller Fjetland con la serie di tavolini Io, la giapponese Tomoko Azumi con la Flow Chair, il britannico Matthew Hilton con la scrivania Treviso, l’islandese Hlynur V. Atlason con la collezione di sedute Von e lo studio danese Norm Architects, con i contenitori Canvas e le sedute Reprise, in uno spirito danese anni Cinquanta.
Quella raccontata è una lunga storia, quella di un’azienda pienamente inglese ma fondata da un italiano che quando arrivò bambino a Londra incontrò grandi difficoltà con la nuova lingua, tanto che i suoi genitori lo tolsero dalla scuola della Salvation Army per farlo lavorare come “messanger boy”, uno di quei ragazzini che recapitavano messaggi. E fu proprio in quel girovagare da un posto all’altro della città che vide il manifesto “che fu galeotto”, quello che pubblicizzava il corso di progettazioni di mobili del Shoreditch Technical Institute. E da lì, fu solo una grande bella avventura.