Davide Oldani e le novità del 2022, fra cucina, design e tanto cuore
Una nuova collezione di complementi per la tavola, WOO'Ɑ, in collaborazione con Milesi e il Polo Formativo LegnoArredo di Camnago, un progetto per Aran Cucine, una lampada per Artemide, un candelabro con le cave Hernaux e scarpe più comode per il servizio. Lo chef due stelle Michelin (più quella verde per la Gastronomia e Sostenibilità) racconta tutte le novità del nuovo anno
A volte vieni avvicinato per motivazioni effimere, altre si rivelano più profonde. Durante la pandemia mi ha contatto Milesi e sembrava non avesse nulla a che fare con il nostro settore. Invece con il distanziamento e l’utilizzo delle mascherine è venuta fuori la questione dell’igienizzare i tavoli, che avevo comunque già affrontato. Ho scoperto un mondo che è molto in sintonia con il modo di essere sostenibile sia mio che dei ragazzi del D’O. Ho accettato subito pur non sapendo il risultato finale e nonostante la preoccupazione di realizzare pezzi unici. Invece Marco Buttafava, Italy Wood Coatings Director di Milesi, ha avuto ragione perché oggi, dopo un anno e mezzo, il problema dell’igienizzazione dei tavoli in legno l’ho risolto in maniera definitiva. Quando poi abbiamo tenuto la conferenza stampa al Polo Formativo Assolegno ho scoperto un universo parallelo al mio con cui si può andare a braccetto e che non conoscevo.
Artigianato puro con la tecnologia e la mentalità giovane: on top ci sono Luigi Mettica, direttore della filiera formativa del polo LegnoArredo e i docenti Francesco Chinellato e Ruben Sagone, con cui ho affrontato la cosa.
Mi sono innamorato ed è nata l’idea di disegnare alcuni pezzi che già volevo creare ma che non sapevo dove far realizzare.
Di solito avevo a che fare con un artigiano con cui però avevo problemi di tempistiche, orari e mole di lavoro. Un approccio vecchio e non serio che spesso si crea, mentre con i ragazzi c’è stato un innamoramento reciproco.
Detta una cosa, fatta. Detta una cosa, fatta. E così via. Abbiamo creato 6 o 7 mobili, il tutto va avanti con le stagioni, poi vorrei creare nuovi tavoli sempre pezzi unici che siano identificativi del D’O.
C’è molta serietà, strette di mano e molto guardarsi negli occhi. Ognuno porta quello che può, io la mia conoscenza della tavola e loro, insieme al designer Attila Veress, quella del progetto: da qui è nato il set up della tavola.
Esatto! Non possiamo più mangiare su tavoli da 72/74 centimetri come 40 anni fa, ma dobbiamo mangiare almeno su 80. Lo pretende anche il bon ton: star dritti a tavola, non incurvati - che tra l’altro erano cose che mi sentivo ripetere da mio padre. Tutto questo è uscito nella mia cucina pop.
In realtà non mi sono guardato in giro e non ho preso ispirazione. La mia progettazione nasce dall’osservazione. La comodità avviene prima che uno mangi. Se ti servo oro nel piatto, ma tu lo mangi seduto scomodo qualcosa non funziona. Il mio mondo è accogliere le persone, farle stare bene in ogni senso. Tutto parte da quando arrivi, il sorriso che fai, poi da quando ti siedi e solo dopo arriva quello che mangi.
Il cuore.
Loro sono giovani falegnami, io sono cuoco. Non è necessario conoscere il cibo ma l’utilità delle cose che disegnano, così per me non era necessario conoscere il design ma la comodità con cui le persone si siedono a tavola.
Credo che il miglior consiglio sia quello di provare a essere dei professionisti nel miglior modo possibile. Per questo credo debbano conoscere i legni, la tecnologia, ma anche la manualità.
E questo succede anche quando si lavora con il marmo: abbiamo disegnato con Paolo Carli e Attila Veress un candelabro in marmo che da una parte sposa la tecnologia che taglia a sagoma il materiale e dell’altra la finitura dell’artigiano che mette il punto su quella che è la manualità del prodotto
Conta da sempre. Sembra che la necessità sia diversa ma lo è solo apparentemente, perché è la stessa che avevo 40 anni fa quando mi sedevo a tavola con mia madre che cucinava utilizzando i prodotti di stagione per nutrire la famiglia seduta educatamente a tavola.
Oggi è uguale: cerchiamo la qualità con l’economia circolare, la sostenibilità e vogliamo stare comodi. Alla base c’è l’educazione, è così che diventiamo innovativi.
È una delle cinque vocali del cuoco: obbedienza alle regole, alle stagioni, ai maestri di un tempo. E poi bisogna ricordarsi, parafrasando Virginia Woolf che tutto parte dall’alimentazione: non puoi amare, pensare, e lavorare e progettare bene - aggiungo io - se non hai mangiato bene.
Oltre a proseguire con i prodotti per la tavola insieme al Polo formativo, stiamo disegnando delle scarpe per avere una camminata più morbida durante il servizio. Poi vorrei aprire nuovi concetti: il laboratorio e il ristorante sulla piazza. Poi una cucina pensata e disegnata da Davide Oldani con la collaborazione di Attila Verres per Aran Cucine e la lampada Bontà per Artemide. Insomma, un 2022 pieno di ogni cosa.