Flower Designer cercasi
I nuovi Floral Guru stanno trasformando il mondo dei fiori nel business più glamour, sociale ed eco del momento. Spopolano sui social media ma il loro punto di vista è, oggi, connesso all’arte
Aggiornato il 26 giugno 2023. A metà strada tra artisti, designer, scenografi, giardinieri e, oggi, anche social & digital marketer, la schiera dei nuovi floral guru utilizzano la natura come materia prima, spesso in modo sperimentale, per trasformare spazi o eventi nella propria (o in quella dei committenti) personalissima versione di eden. E se il punto di partenza sono sempre loro − i fiori −, le singole progettualità nascono da infiniti accostamenti di colore, consistenze, geometrie e movimenti. Gli stili più cool del momento? Una preferenza per lo stile naturale, poco artificioso, dove germogli, erbe e fioriture spontanee si confondono con il contesto e le composizioni appaiono leggere e armoniose, ma vale assolutamente anche il contrario. Giochi audaci, incursioni di elementi artificiali, design geometrico e grafico, mood teatrale conferiscono alle creazioni un sapore più concettuale e d’effetto. In entrambi i casi, sarà l’immaginazione e l’emotività di chi le ammira a completare il racconto e coglierne il messaggio.
E, allora, ecco otto flower designer sulla scena internazionale contemporanea i cui profili social val la pena ogni tanto sbirciare per un fare un carico di bellezza e idee in materia di natural decór.
Iniziamo da Ruby Barber e dal suo Mary Lennox (che prende il nome dalla protagonista de Il Giardino segreto di Frances Hodgson Burnett). Di origine australiana ma berlinese d’adozione, Ruby predilige lavorare con piante e fiori a km 0 e restare il più fedele possibile alla natura e al ciclo delle stagioni. Le sue composizioni sono raffinatissime nella loro imperfezione e vaporose nel loro minimalismo; dalle forme forti e istintive, valorizzano l’unica − spesso − essenza e la sola cromia − dalle mille sfumature − scelta di volta in volta. L’intento? Re-immaginare il ruolo di fiori, erbe, piante nel design e forgiare un nuovo linguaggio visivo, potente e positivo.
@ruby_marylennox
Azuma Makoto è un artista. Un grande artista. Che lavori con i fiori è solo accidentale. O forse no. In ogni caso, è il precursore di una nuova scultura botanica fuori e dentro i musei più importanti del mondo, in equilibrio tra design e sperimentazione. Tra i suoi gesti più eclatanti: il lancio di un bouquet nello spazio e il congelamento di un enorme composizione floreale tra i ghiacciai di Hokkaido, l’isola più a nord dell’arcipelago giapponese. La sua è una riflessione sulla bellezza e sul tempo. Il fiore, la metafora di questa effimerità. Co-fondatore di Jardins des Fleurs, boutique floreale haute couture a Minamiaoyama, le sue creazioni sono caleidoscopici mazzi iper-ricchi di essenze, spesso giocati su un’unica nuance.
@azumamakoto
Pittrice e scultrice, Sophie Parker è la direttrice creativa dello Studio Wife a Brooklyn, nato in risposta al pregiudizio americano che le donne debbano sposarsi giovani e occuparsi solo di faccende domestiche. Il suo lavoro vuole essere una dimostrazione della capacità di resilienza delle piccole imprese femminili. Sophie si descrive come una botanical designer perché questo termine le sembra ricco quanto un’intera giungla. Le sue opere sono tutt’altro che tradizionali, hanno un carattere eccentrico e stravagante. Il suo passato la porta, spesso, ad alterare il colore o la struttura delle piante e a collocarle in ambienti insoliti che richiamano immagini architettoniche o cinematografiche. Il suo obiettivo non è creare qualcosa di bello − i fiori sono già belli di per sé − ma andare alla ricerca di qualcosa di raro, feroce, divertente, o sensuale, qualcosa che lei stessa definisce “più naturale”.
@wifenyc
Di lui si dice che sia il “Banksy del floral design”: certamente Lewis Miller è l’inventore dei Flower Flash, spettacolari installazioni − spesso realizzate con fiori riciclati o avanzati dagli eventi che allestisce − che spuntano all’improvviso nei luoghi più strani di New York: cestini della spazzatura, cabine telefoniche, fermate della metro, facciate imbrattate. Di giorno floral designer di grido, di notte anonimo benefattore: gesti gioiosi, transitori e gentili ma potenti promemoria del fatto che, a guardar bene, è ancora possibile trovare la bellezza nel mondo. E regalare felicità. Le sue composizioni da regolare professionista? Glamour, sontuose, brillanti. L’approccio? Sartoriale e decorativo. L’effetto? Sempre effortless (leggasi naturale).
@lewismillerdesign
Claire Boreau non si considera un’artista. Un’artigiana, una fioraia, questo sì. Una ragazza con un lavoro “semplice”. Bellissimo, coloratissimo, poetico, emozionante ma “fatto con le mani”, così come lavoravano i suoi genitori e i suoi nonni (che erano macellai!), da cui ha ereditato l’amore per la letteratura e la poesia. Sarà per questo che ogni sua composizione sa di arte, lirica, teatro. Nue Paris è il suo laboratorio e atelier: qui realizza creazioni sempre spontanee perché non le disegna a priori ma si lascia guidare dai profumi e dall’intuito. Sensibilità sofisticata, contemporanea, a volte destrutturata, ama usare piante poco conosciute e immaginare mix improbabili.
@nue.paris