Francesco Forcellini e Tonelli design: il gioco infinito degli specchi
Trovare nuove espressioni formali. È questa la ricerca del giovane designer che ha incontrato un brand iconico nella produzione di arredi e complementi in vetro. Risultato? Un terzo pezzo scultoreo
Un oggetto che affonda le sue radici in un lontanissimo passato. Ma che ancora oggi affascina nel replicare ed evidenziare la realtà. Funzionale, ma anche altamente decorativo. È lo specchio, anzi sono i tre specchi, che il trentacinquenne Francesco Forcellini ha disegnato per Tonelli design, azienda pesarese nata nel 1988 come produttrice di arredi e complementi in vetro e affermatasi sul mercato internazionale grazie alle innovazioni tecniche e di processo legate a questo materiale.
Dopo Central e Whirl, è arrivato Beryl, presentato al Salone del Mobile.Milano 2023. Il nome della (futura) collezione di specchi deriva dall’omonima pietra preziosa, che per la sua struttura sfaccettata ricorda i tipici tagli e gradini degli smeraldi e delle altre pietre preziose del gruppo dei berilli. Disponibile in 3 colori – clear, fumé e bronzo – e in 5 diverse dimensioni, Beryl è una gemma fuori scala nonché il primo pezzo scultoreo di una grande famiglia. Piani inclinati e linee curve, in un gioco di sovrapposizioni, unitamente alla specchiatura sulle cornici laterali, creano un oggetto essenziale e sofisticato, contraddistinto da un marcato segno visivo.
Abbiamo posto tre veloci domande a Francesco Forcellini e Michele Gasperini, responsabile di Tonelli design.
Michele Gasperini: Una buona parte del successo della Tonelli design, secondo me, va attribuita proprio alla sua nascita. Questo è accaduto alla fine degli anni ’80, in un momento storico economico particolarmente favorevole, in un territorio, quello pesarese, in forte sviluppo industriale… e, ovviamente, le persone, architetti e imprenditori, guidati da passione e determinazione, con la volontà di dimostrare quanto creatività e capacità artigianali potessero essere vincenti sul mercato internazionale. Dopo i primi autori che hanno dato vita alla Tonelli, come Isao Hosoe, De Pas D’Urbino Lomazzi, Marco Gaudenzi, Luigi Serafini, tanti altri designer si sono voluti confrontare con la nostra tecnologia di incollaggio del vetro. Karim Rashid, Denis Santachiara, i fratelli Adriano, hanno dato il loro contributo alla nostra crescita, alimentando continuamente quella passione che ci guida ancora oggi. Negli ultimi anni, anche designers giovani e giovanissimi, più o meno affermati nel panorama del design internazionale, hanno collaborato con noi e la soddisfazione più grande è trovare con loro nuovi linguaggi e interpretazioni del vetro, rendendolo sempre attuale e sorprendente.
MG: Il vetro si sta riscattando, dopo alcuni anni di apatia da parte dei consumatori, sia nel settore dell’arredo, che in quello dei prodotti per la casa in genere. La pandemia ha sicuramente alimentato in tutti noi una spiccata sensibilità ecologica verso l’ambiente e nel rispetto della nostra salute. In questo contesto, il miglior materiale naturale, che racchiude in sé importanti caratteristiche di riciclabilità e salubrità, è senza dubbio, il vetro! Anche di fronte ai nuovi materiali specialistici, con trattamenti e rivestimenti nanotecnologici, il vetro è il materiale per eccellenza in grado di assicurare una impronta ecologica pari a zero! In campo alimentare è già il miglior materiale in assoluto per la conservazione di bevande e cibo. Nel settore architettonico è già uno dei materiali a maggior impiego nell’edilizia moderna, sempre più utilizzato nel settore fotovoltaico, dando oggi la possibilità di realizzare finestre, tegole e coperture in grado di generare energia elettrica dal sole. Per quanto riguarda più da vicino la Tonelli, cioè l’ambito residenziale, la scelta di un arredo in vetro è guidata oggi, anche dall’aspetto di salubrità dello spazio in cui si vive e si trascorre la maggior parte del tempo. Un prodotto in vetro, che non ha emissioni di formaldeide e si può facilmente pulire e sterilizzare, garantisce un ambiente sano e puro.
MG: TNM più che uno stile è un percorso, fortemente voluto dall’azienda che, sotto la guida dell’architetto Massimo Castagna, sta portando il nostro brand a confrontarsi con un mercato in continua evoluzione. Il vetro è l’elemento di base, che accostato e abbinato a materiali altrettanto nobili, ci permette di creare arredi unici e senza tempo, caratteristiche che hanno sempre contraddistinto la produzione Tonelli design. Prodotti pensati per accompagnare a lungo chi li sceglie. Personalizzabili, per assecondare i gusti e i desideri di ognuno. Sicuri ed ecologici per prendersi cura della nostra salute e anche dell’ambiente. Tutti questi sono valori che riteniamo imprescindibili per un “Made in Italy” autentico e responsabile.
Francesco Forcellini: Si tratta di specchi di grandi dimensioni pensati per aree living e spazi importanti. Questa tipologia caratterizza molto gli spazi: sono specchi senza cornice, totalmente specchianti, ma formati da diversi piani inclinati che riflettono lo spazio che hanno attorno in maniera differente. Ognuno dei tre specchi interpreta questo concetto in modo diverso, ma fanno tutti parte di una ricerca comune, che si è sviluppata di anno in anno. Penso a questi oggetti come a sculture d’arredo: arricchiscono lo spazio come potrebbe fare un quadro, ma riflettendo con i loro piani inclinati ci forniscono punti di vista differenti. Central, il primo, si basa su una riflessione centrale parallela all’osservatore, e i due pannelli inclinati laterali creano un effetto di sospensione della parte centrale. Whirl, attraverso l’inclinazione dei quattro specchi esterni, crea un gioco prospettico che rende dinamica ed energica l’immagine sullo specchio centrale. In Beryl invece i piani inclinati laterali creano un gioco di prospettive sfalsate che si susseguono e al contempo danno una sensazione di solidità e tridimensionalità al prodotto. Il filo conduttore è la molteplicità dei punti di vista, ottenibile con lo specchio a piano inclinato. Penso che poter continuare a lavorare su un tema sia una pratica importante per portare avanti nel tempo delle ricerche specifiche, in questo caso una ricerca legata a temi spaziali e concettuali, oltre che puramente formali di tipologia e di materiale.
FF: Mi piace imparare cose nuove, cose che posso poi applicare in quello che faccio. Le tecnologie sono plasmabili, possono evolversi o prendere nuove direzioni, anche con piccoli accorgimenti. Quando vado in un distretto industriale provo sempre una certa emozione nel vedere i capannoni delle fabbriche, pensando che tutto quello che ci circonda di artificiale - i materiali e i prodotti - è stato creato da persone grazie a macchinari o utensili. Questo apre infinite possibilità, perché oltre alla conoscenza specifica delle varie tecnologie, ci sono variabili legate al metodo di lavoro, al modo in cui un macchinario potrebbe essere utilizzato diversamente, o a come una tecnica può essere modificata per ottenere un certo risultato. Oltre a questo, di fondamentale importanza è anche la parte immateriale: il nostro momento storico è molto legato alle tecnologie digitali, sia legate al controllo delle macchine utensili sia nell’assistere la creazione delle forme dei prodotti con programmi di modellazione o linguaggi di programmazione, fino alle più recenti frontiere dell’intelligenza artificiale e alla virtualizzazione dei prodotti. Questo però è accompagnato anche da una riscoperta del valore della materialità dei prodotti, la loro unicità e tangibilità. Penso che l’innovazione stia andando verso una tecnologia molto umanizzata, molto concreta. Credo che la digitalizzazione e virtualizzazione delle cose iniziata con il web 3.0 non ci stia allontanando dal mondo materiale, ma al contrario che stia creando un nuovo livello di lettura della realtà, che dà valore alla realtà fisica, la arricchisce e ci aiuta a generarla e comprenderla. Sono molto affascinato da queste interazioni, spesso non visibili, della realtà materiale con quella digitale.
FF: Le proprietà fisiche dei prodotti sono strettamente collegate a quelle concettuali. Sono una persona molto chiara e schietta, voglio che questo si veda anche nei miei prodotti. Cerco sempre di fare in modo che comunichino quello che devono comunicare senza bisogno di nessuna spiegazione. Penso sia molto più potente un oggetto che riesce a comunicare senza dover spendere nessuna parola per descriverlo. Questo fa leva sulla cultura di chi interagisce con l’oggetto: mi sforzo per quanto possibile di disegnare in modo ben comprensibile. Ovviamente non è sempre possibile comunicare in maniera immediata tutto ciò che un oggetto vuole rappresentare, penso però che almeno una prima parte di concetto debba arrivare in maniera immediata, poi una seconda parte può essere scoperta attraverso una rilettura o spiegazione. L ’aspetto fisico di un prodotto è quindi fondamentale per veicolare un concetto nel migliore e più coerente dei modi. La parte concettuale di un prodotto è invece molto importante perché’ trasmette significati, il valore degli oggetti di design non è tanto legato alla funzione, quanto al loro significato e alla reazione emotiva che ci provoca. Cerco sempre, con la massima onestà, di mettere nei miei prodotti i significati che mi sembrano i migliori possibili.