Il design per il cambiamento, in conversazione con Djurdja Garcevic
La designer emergente è la vincitrice del terzo premio del SaloneSatellite Award di quest’anno, grazie a Meenghe, un progetto che rispecchia appieno il suo metodo
Al SaloneSatellite 2022, tra i talenti esposti dalla piattaforma Young Balkan Designers, c’era anche Djurdja Garcevic, progettista serba impegnata nella ricerca di un product design sostenibile, in tutti i suoi aspetti.
Un esempio del suo approccio è Meenghe, che ha fatto vincere alla designer il terzo posto al SaloneSatellite Award 2022 perché “progetto trasversale che pensa all’allungamento del ciclo di vita del prodotto interpretando con impatto amichevole il materiale… facilita in particolare la lettura dell’arredo urbano con un progetto sostenibile, anche godibile esteticamente” come dichiara la giuria.
Innanzitutto direi che mi affascina l’aspetto del design ecologico, che però non interpreto come insieme di soluzioni eco-friendly, ma come un design evoluto, capace di tenere in considerazione la natura nella progettazione dei prodotti. Lo intendo come la volontà di sfruttare le mie competenze e le mie conoscenze per risolvere i problemi che esistono già. Siamo letteralmente sommersi dai prodotti, vecchi e nuovi, perciò ritengo che sia necessario ripulire il pianeta da questo accumulo.
Sono consapevole che la cosa migliore sarebbe riuscire a far cambiare l'idea che abbiamo riguardo al prodotto, ma questo è l’aspetto più complesso. In ogni caso, la mia ambizione e la mia missione è proprio quella di fare in modo che, grazie alle mie idee e alle soluzioni che propongo, le persone comincino a pensare in maniera differente.
Tutti i progetti seguono un corso individuale, ciascuno con i propri lati positivi e negativi. Un progetto di successo è fatto di scelte azzeccate rispetto al target, all’ergonomia, alla psicologia, alla produzione, ai materiali, all’idea, e infine all’aspetto estetico. I materiali hanno un ruolo fondamentale nel design industriale; quando vedo che a un prodotto manca uno di questi elementi, ecco dove entro in gioco, e a volte il problema è proprio il materiale.
Ho letto un libro sul design in cui si dice che al giorno d’oggi progettare un prodotto non basta, bisogna essere in grado di progettarne la fine. Credo che questo dovrebbe essere il motto che ispira la progettazione di nuovi prodotti oggi. D’altro canto, ritengo anche che sia venuto il momento di allontanarci da questa era del design. L’umanità progetta e produce a ritmi vertiginosi dall’epoca della rivoluzione industriale. Un tempo, non c’erano prodotti, ma da quando i macchinari industriali sono entrati in funzione hanno iniziato a produrne a ciclo continuo. In passato tutto ciò era comprensibile, ma ora non ha più senso.
Dobbiamo cercare di individuare le falle nel sistema, nell’uso e nel comportamento e partire da lì per creare il nostro brief di progetto, piuttosto che pensare a come vendere la prossima generazione di un prodotto uguale alla versione precedente.
Meenghe è una famiglia di prodotti per l’arredo urbano fatti di trucioli di pneumatici usati. Da un lato, le città continuano a crescere e c’è bisogno di sempre più arredi per renderle più confortevoli ed ergonomiche; dall’altro, siamo sommersi dagli pneumatici fuori uso, e la situazione continuerà a peggiorare finché continueremo a utilizzare le auto. Il mio obiettivo era di rimettere sulla strada gli pneumatici usati, eliminando al contempo i rifiuti tossici che danneggiano il nostro pianeta. Un modo di risolvere due problemi con una soluzione.
Questo progetto è stato l’oggetto della mia tesi di laurea magistrale presso la Facoltà di Arti Applicate di Belgrado, in cui ho avuto l’immensa fortuna di essere seguita dallo straordinario Nikola Knezevic, ed è stato selezionato dalla piattaforma Young Balkan Designers per partecipare all’edizione di quest’anno del SaloneSatellite, al Salone del Mobile di Milano.
Ho avuto l’opportunità di riempirmi gli occhi con un’immensa varietà di prodotti, sono rimasta a bocca aperta. È stato bellissimo vedere su quali progetti si lavora nel resto del mondo… Devo dire che alcuni prodotti e tecnologie mi hanno davvero lasciata senza parole.
L’esperienza del SaloneSatellite è stata davvero molto intensa. Sono partita con l’idea e la voglia di vedere tutti i progetti, di parlare con tutti gli espositori e di imparare tutto, ambizione decisamente esagerata. In ogni caso, è stato meraviglioso avere l’occasione di trovarmi insieme a tutte le altre straordinarie giovani menti coinvolte in questo evento.
Per abitudine lavoro sempre a vari progetti in parallelo. Attualmente ho appena inaugurato una mostra a Belgrado e sto lavorando a una serie di progetti in ambito industrial design in collaborazione con altri, e mi sto occupando di un progetto che si basa sull’uso di un materiale inutilizzabile… ma al momento non dico altro!
Quando si partecipa una volta a un evento così, è difficile non tornarci… senza dubbio farò tutto il possibile per tornare l’anno prossimo.