Durante l’ultimo Salone del Mobile, un talk ha esplorato come il tessile indiano, da lungo tempo etichettato in Occidente come semplice artigianato dal sud del mondo, stia guadagnando riconoscimento come vera e propria forma d’arte. Anche grazie al collectible design
Incontri ravvicinati con il cibo firmato. A sorpresa, da artisti e architetti.

Cheese Head, Courtesy Nikolai Haas
Il pranzo è servito! E l’arte è nel piatto. Due cookbook, uno caleidoscopico e l’altro pacato, rivelano i segreti di artisti famosi e le passioni in cucina dell’architetto John Pawson.
Anni fa lo aveva presentato il pluripremiato Olafur Eliasson: un ricettario di 100 piatti vegetariani, quelli che negli anni erano stati serviti a pranzo ai dipendenti del suo studio. Un amore per il good food che nel 2018 vede l’artista islandese-danese inaugurare un ristorante pop-up a Reykjavík insieme alla sorella, la chef Victoria Eliasdóttir, dove accanto a ricette popolari si affiancano, immancabilmente, installazioni d'arte. Come una calamita, cibo e arte si attraggono da sempre. Dal Manifesto della cucina futurista al menu che László Moholy-Nagy aveva concepito per la cena in onore di Gropius in partenza per Harvard fino a Les dîners de Gala, il ricettario surrealista firmato e illustrato da Salvador Dalì, nel quale l’artista rivela i segreti delle sontuose cene imbandite con la moglie-musa Gala, e al ricettario concettuale Le Corbuffet: Edible Art and Design Classics (Prestel, 2019) dell’artista, fotografa e scrittrice canadese Esther Choi, che si ispira ad artisti vari dedicando loro piatti particolari: dalla Frida Kale-o Salad in onore di Frida Kahlo alla Rem Brûlée ispirata a Rem Koolhaas.
70 artisti e 100 ricette è invece il prezioso contenuto di The Kitchen Studio: Culinary Creations by Artists, che mette ai fornelli la creatività internazionale: da Ghada Amer a Jimmie Durham, da Philippe Parreno a Carsten Höller, da Dorothy Iannone a Zina Saro-Wiwa e, ancora, a Olafur Eliasson. Ricette vere o immaginarie, semplici o complicate, serie o divertenti. Anche spiazzanti, come quella delle due ciliegie. La creatività non ha limiti di ingredienti, dosi e composizioni. Un libro fuori dai canoni anche per il suo carattere editoriale, come annota nell’introduzione Massimo Bottura, creatore dell’Osteria Francescana, tre stelle Michelin. Quando gli arrivò la bozza restò semplicemente spiazzato: “Non gustavo nulla. […]. Il cibo non sembrava quello dei libri di cucina […]. Il formato delle ricette cambia in continuazione. Ci sono strani diagrammi, collage e poesie. […] Alcune immagini sembrano prese in prestito da libri scientifici, il lettering è eccentrico e alcune calligrafie sono quasi illeggibili”. Poi la rivelazione. Il senso e lo spirito della creazione. Le ricette diventano quello che sembrano: autoritratti, piccole finestre per sbirciare negli studi degli artisti. Un libro di cucina o un libro d’arte, quindi? Questo è il dilemma per lo chef pluristellato che lo risolve “leggendolo come un libro d’arte e poi iniziando a cucinare partendo da lì”.
Accanto al gotha artistico anche gli architetti subiscono il fascino discreto del cibo. Nel 2000 John Pawson è co-auture di Living and Eating, insieme alla food writer Annie Bell, ambientato nella sua casa londinese di Notting Hill. Con un’estetica minimalista e ricette facili e gustose, questa bibbia culinaria è andata velocemente fuori stampa e sul mercato dell’usato ha raggiunto la cifra di mille sterline. Sollecitato dai fan a scrivere un altro best seller, dopo anni Pawson ha ceduto cimentandosi in un ricettario ispirato alla campagna e al ciclo delle stagioni. Ambientato questa volta nella sua dimora nell’Oxfordshire, un complesso di abitazioni rurali del Seicento, scoperto per puro caso durante una corsa ciclistica di beneficenza e acquistato l’anno seguente, Home Farm Cooking è scritto a quattro mani con la moglie Catherine, designer e decoratrice d’interni, e confezionato insieme ad Alison Morris, da anni presenza fissa nei suoi progetti editoriali. Questo ricettario è l’ultimo step di un cambio di vita dei coniugi Pawson che hanno fatto di Home Farm la vera casa di famiglia, tra figli che vanno e vengono e amici ospiti nei fine settimana. Il ritrovarsi intorno a un tavolo con piatti a km zero segna la dimensione quotidiana e umana di questi due creativi. Le ricette sono organizzate per stagione, create dalla stessa Catherine o regalatele da chef, suggeritele da amici o ispirate da ricettari di vario genere, poi cucinate e portate a tavola e lì fotografate, dando la sensazione al lettore di essere uno dei commensali ospiti in quel momento. Tavole rigorosamente apparecchiate con piatti e stoviglie su disegno del padrone di casa.
Ogni capitolo introduce lentamente il lettore nella stagione a cui è dedicato con un’immagine evocativa e uno scritto che descrive il luogo, la terra e le sensazioni che ne derivano in quel preciso momento dell’anno. E a sua volta, ogni ricetta, è presentata con indicazioni sul valore nutritivo degli ingredienti o sulla loro storia o con annotazioni varie. C’è solo l’imbarazzo della scelta perché le ricette sono tante, 100, e tutte appetitose. Pagine rivelatorie anche della vita dei coniugi Pawson, del loro lento avvicinamento a quella proprietà e alla sua trasformazione e della presa di contatto con la vita rurale. “Cucinare è un atto d’amore e di condivisione” sottolinea Catherine. E un atto altamente liberatorio e fantasioso. Perché anche la cucina è un’arte o un’architettura.
Title: The Kitchen Studio: Culinary Creations by Artists
Autori: Phaidon Editors
Introduzione di Massimo Bottura
Casa editrice: Phaidon
Anno di pubblicazione: 2021
Pagine: 288 pages
Lingua: inglese
Titolo: Home Farm Cooking
Autori: Catherine e John Pawson
Casa editrice: Phaidon
Anno di pubblicazione: 2021
Pagine: 272
Lingua: inglese