La potenza delle intuizioni. La parola a Daniele Lago
“Siamo un’azienda nella quale non si ingabbiano le procedure. Le intuizioni arrivano quando pare a loro... L'importante è avere le antenne”. Conversazione con Daniele Lago
Si nasce con certe attitudini, è un processo naturale, non una corsa alla leadership. Abbiamo aperto le porte all’esterno, alla cultura, all’innovazione, alla “non” famiglia. Ciò deriva dalla consapevolezza del fare quello che ci piace come esseri umani. Ho avuto la fortuna che le mie intuizioni abbiano funzionato. È stato un processo abbastanza armonioso.
Le aziende familiari sono un’arma a doppio taglio, se si intende la famiglia come mantenimento di valori è corretto, come potere assoluto in una squadra: no way per quanto mi riguarda. La riforma culturale di cui sono stato artefice consiste nel cambio di un paradigma nel quale la delega era vissuta male. Ora è prassi.
Pallavolista sì, ma anche nascere in una famiglia di 10 è già una squadra di famiglia. La leadership è questione di DNA - ce l’hai o non ce l’hai - e anche la capacità di mettere a frutto le potenzialità degli individui. Il paradosso è che a volte i limiti delle organizzazioni sono i leader. Quindi io sono il limite della LAGO. Cerco di esserlo il meno possibile, con la consapevolezza di essere capace in molti ambiti e meno in tanti altri. Questa consapevolezza ti porta a coordinare la squadra, che io definisco “Treno a più motrici”, e collaboratori forti su ambiti più trasversali permettendoti di crescere.
Sì, c'è stato. Ero in missione commerciale a Roma con un agente: qualcosa che se continuava così non aveva senso. In quell'occasione è nata una volontà di rottura perché era necessario un cambiamento. Una molla che ci ha spinti a riprogettare e ripensare il modello culturale dell’azienda.
La “rottura” è avvenuta circa 20 anni fa, in quegli anni è nato il prodotto core business 36e8 (2004) che ha influenzato il design del prodotto. Siamo diventati un po' più noi stessi costruendo la nostra personalità non solo sui prodotti ma sul modo di fare business. Abbiamo realizzato La LAGO Fabbrica e tanti progetti dalla volontà umanistica, con il desiderio di rendere più rispettoso il fare impresa. C’è ancora tanto da fare; le squadre, le aziende si costruiscono su contesti storici.
Continuo a sottolineare questo aspetto perché da quella circostanza è nato il documento intitolato “La grande idea”, che tracciava la visione del futuro e dell'impresa del 2000. Abbiamo abbracciato in maniera potentissima il design, il suo significato, e progettato alfabeti che si decomponevano a piacimento. Una riflessione sulla ripartenza - non proprio dalle basi, perché c'era già un'azienda che produceva e faceva utili - il tema era quello di acquisire personalità con qualcosa di rilevante. Abbiamo inanellato - per fortuna, se no mi avrebbero preso a pedate! - una serie di “successi” e innovato modelli aziendali e famigliari. Continuiamo a metterci in discussione. Ho sempre avuto la curiosità di avere frequentazioni secondo me rilevanti: è una modalità che mi sveglia.
Inizialmente non tanto, non mi ha ostacolato ma è stato difficile anche per la struttura decisionale che in quelle condizioni non poteva più funzionare. Ora siamo tre proprietari, altri gravitano in azienda e abbiamo fatto lo sforzo di separare azienda e famiglia.
Comprendere un contesto significa già avere un approccio progettuale.
Sono tanto orientato al futuro. Sono affezionato alle intuizioni potenti.
Ricordo l’idea del FIuttua (2004), che ha 18 anni, ero in ufficio, c'era ancora la vecchia fabbrica. Pur essendo giovincello capii che era potente (a 50 anni è maturità). Quando fai innovazione non sai se sarà compresa, se sei troppo avanti o troppo indietro. Quando le intuizioni arrivano le condividi, senti una gioia profonda e annusi un futuro potente.
Al rientro dal mio primo viaggio a New York tornai carico di vita: nacque il concept di Air che ha generato tavoli e librerie, attorno al tema della leggerezza. Siamo un’azienda nella quale non si ingabbiano le procedure. Le intuizioni arrivano quando pare a loro... L'importante è avere le antenne.
Stiamo lavorando su tantissimi fronti: avremo prodotti nuovi su tutte le tipologie di arredo.
Come tutti gli imprenditori sani: con ottimismo e capacità di trasformazione veloce. In questa epoca la velocità è un tema! Devi saper stare in silenzio quando serve (come all'inizio del lockdown), mentre qualche volta è meglio fermarsi in vigile attesa, però dopo serve velocità. Di fatto i social network e i fenomeni sociali spostano equilibri per presidiare i quali devi essere sul pezzo, per cui resta fondamentale avere prodotti eccellenti.
L’attenzione alla casa è stata per noi una “fortuna” portata dal Covid, ma di contro ha sballato aspetti legati ai prezzi e alle follie della supply chain generando una sorta di ansia collettiva.
Sì molto, credo che dovremmo anche porci altre sfide nel contemporaneo, non so se per me sarà fare design a vita. La vita è più grande di qualsiasi lavoro, ci poniamo sempre sfide che ci facciano sentire vivi.
Abbiamo infatti coniato il claim “Never Stop” che ha a che fare con questa dimensione. Le cose le fai o non le fai, non puoi galleggiare. O hai entusiasmo costante e potente, altimenti è meglio cambiare sfida e inventare altro.