Laura Casañas Maya: l’ornamento non è più un delitto
Gli intrecci di Laura Casañas Maya sono una storia di riscatto umano, intimo e colto
C’è qualcosa di ingenuo e al tempo stesso imprevedibile, nel lavoro certosino di Laura Casañas Maya, tutto concentrato sul ritmo lento delle mani: mani che abilmente sfilano, intrecciano e annodano kilometri di minuscole scotte sintetiche e naturali. A colpire, non è tanto il colore vivo delle preziose fasciature che tatua a contrasto lungo i tubolari di ferro, ma la storia che regge lo storytelling.
“Ho iniziato a interessarmi di drappeggi, frange e cordonerie dopo aver letto ‘Ornamento e delitto’, il libro scritto da Adolf Loos nel 1908”, racconta. “Se da una parte mi sembrava impossibile che il progetto tessile potesse essere considerato un crimine, dall’altra mi affascinava il risvolto femminista”. L’architetto austriaco, autore dello storico trattato, spiegava infatti che tanto la decorazione era da considerarsi un ‘vezzo e segno di una mancata preparazione culturale’, tanto l’uomo ‘che vuol dare disposizioni a una donna’ su come usarlo e indossarlo, ‘dimostra con questo che egli la considera come una schiava del sesso’. L’ammonimento era chiaro: per l’uno, perché avrebbe fatto meglio a occuparsi del proprio abbigliamento, per l’altra, perché avrebbe saputo cavarsela benissimo da sola. Va da sè dunque, che il padre dell’architettura moderna, a un tipo di architettura ‘ricca’ preferiva la sobrietà dei volumi semplici: ‘l’evoluzione della civiltà è sinonimo dell’abolizione dell’ornamento nell’oggetto d’uso’. Quanto all’emancipazione femminile, c’è ancora molta strada da fare.
Affascinata dalla digressione intellettuale, la designer, un diploma alla Rhode Island School of Design di Providence (US) e uno studio a Miami, pur riconoscendo al minimalismo una sua eleganza, non voleva cedere al mainstream. Così inizia ad avvicinarsi all’ornamento per comunicare la sua idea di design. “Il design per me è il processo attraverso il quale rendo tangibile la mia immaginazione: è l'opportunità di imparare, evolvere e sfidare i miei limiti”, confessa intrecciando Loos alla sua storia personale. “Sono colombiana, un’expat nata a Cali, emigrata a otto anni negli Stati Uniti. La mia famiglia di origine è come molte altre sudamericane: padre e madre che lavorano, una nonna ceramista e tante vacanze estive trascorse in laboratorio ad ascoltare i suoi racconti”, che la avvicinano all’artigianato. “Nessuno le aveva insegnato il mestiere, ma la sua passione è risuonata in me, tanto da amare profondamente quello che faceva. Da lei ho imparato a prendermi cura del dettaglio”, punto di partenza anche del suo processo creativo.
“Anche per me, plasmare la materia è il modo di entrare in connessione con il mondo. Ho lavorato anche con la stampa 3D e la fresatura CNC in passato, ma riesco a sentire che il pezzo prende vita solo quando il processo rallenta ed entra in contatto con il corpo. Con la tessitura il dialogo è diverso: in questo caso non è più questione di tempo, ma di ritmo: le tecniche sono più ripetitive e il processo è più meditativo. Intessere mi aiuta a riflettere e immaginare nuove sperimentazioni”, la creatività corre dunque sul filo.
“Conosco quasi tutti i nodi marinari”, utilissimi nel design, “anche se storicamente a questo tipo di decorazione non è riconosciuta alcuna funzione pratica. Ma il mio obiettivo è sfidare la struttura gerarchica dal progetto, sovvertirla per reinventare nuove estetiche”, negli arredi come negli interni. “Per la serie Passementerie, che esporrò alla Greenhouse della Stockholm Furniture Fair, sto utilizzando acciaio e rivestimenti in cordini sintetici e naturali”, mentre per la luce il discorso si fa più complesso. La collezione di lampade Refraction, un sandwich di materiale acrilico, tessuto e pellicola adesiva, è frutto di una riflessione sulla rifrazione: “L’effetto che produco con le mie lampade ricorda quello restituito dall'acqua del fiume: scorrendo, l’immagine del fondo rimane nascosta dalle increspature. Una distorsione che io trasformo in impalpabile decoro di luci e ombre”. Ancora un esempio di decoro, “in questo caso impalpabile”, chiude Laura. Come la sua storia, un mondo di ingenui e imprevedibili intrecci.