5 punti di vista sulla sostenibilità: Interni, Il Sole 24 Ore, Metropolis e Stir World
Un’overview sulle ultime pubblicazioni che hanno parlato di sostenibilità, tra mostre di oggetti, città del futuro e imprese italiane
Del tema della sostenibilità ambientale si parla in tutto il mondo e in maniera davvero trasversale: “la mostra organizzata a Miami dalla sede locale del Consolato Generale d’Italia e curata da Luisa Bocchietto ha messo in luce le tematiche green in occasione dell’evento SustainabItaly - People, Planet, Prosperity, dedicato alla consapevolezza della bellezza e del know-how nel rispetto dell’ambiente e dell’economia circolare. Gli oggetti esposti sono tra i più rappresentativi del design italiano e rappresentano un perfetto connubio di bellezza, funzionalità e sostenibilità ambientale. La mostra porta a Miami prodotti innovativi, progettati e realizzati in armonia con i principi del risparmio energetico e del riuso dei materiali”…(continua sul numero di gennaio/febbraio di Interni)
Di sostenibilità è infatti importante pesare sia le scelte in termini ambientali e produttivi, sia sociali: “le imprese integrate nella catena del valore sono più propense alla transizione green e a garantire il benessere dei dipendenti. Nel loro Dna hanno un forte legame con il territorio di appartenenza e sono abituate a fare gioco di squadra. Due caratteristiche che le rendono più propense a compiere scelte in nome del rispetto dell’ambiente e del benessere dei dipendenti. Così, a conti fatti, le imprese integrate in una filiera sono anche quelle più sostenibili nello spirito dell’Agenda Onu 2030. […] La loro capacità di fare rete con il territorio e di collaborare lungo tutta la catena del valore, dalla creazione fino alla distribuzione, si rivela un importante fattore di competitività di cui anche le scelte sostenibili diventano parte integrante. A livello ambientale, spiega Patrizia Pinelli, «un elemento cruciale è la capacità di creare valore dagli scarti e dalla multifunzionalità di un prodotto a livello trasversale»”...(continua a leggere su Il Sole 24 Ore)
Ed è al Design Museum di Londra che, nella cornice della mostra Waste Age: What Can Design Do? si indaga il tema in maniera ancora più drastica: “la mostra spiega come l’umanità sia arrivata al punto in cui si trova ora, un’era in cui è normale che la corrente porti a riva cumuli di spazzatura pressata che ricordano l’aspetto delle rocce, attraverso i peggiori eccessi del secolo scorso (bicchieri e posate usa e getta, mozziconi di sigaretta e obsolescenza programmata) e i rivoluzionari progressi tecnologici (siringhe, tastiere, superfici lavabili, condutture sotterranee) che hanno reso la plastica un materiale pressoché indispensabile. La mostra presenta anche una serie di possibili soluzioni al problema, tra cui le opere di designer dal grande ingegno che hanno deciso di voltare le spalle all’idea di disegnare oggetti “carini” e affrontare i problemi che il loro settore ha contribuito a generare”...(continua a leggere su Metropolis)
Infine, 9 progetti selezionati da Stir World alla chiusura del 2021 diventano esempi perfetti di come “con colori brillanti, forme creative, soluzioni ripensate, una materialità più spiccata e materiali di riciclo o di riuso, i designer industriali e del prodotto in tutto il mondo si affacciano sempre più a un cambiamento che vuole essere in meglio. STIR raccoglie i prodotti che nel 2021 hanno saputo rappresentare al meglio l’emozione, l’innovazione e il design ergonomico, racchiudere misure sostenibili e soprattutto essere promotori della funzionalità e riflettere i bisogni e le tendenze a livello globale”...(continua a leggere su Stir World)
Foto verticale courtesy di Claudia Zalla, scopri qui il suo portfolio.