Lussuosi e sostenibili, ecco gli hotel di design più iconici (già attivi o in costruzione) dell’Arabia Saudita

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Shebara Resort, The Red Sea Project (arcipelago di Ummahat, di fronte al Red Sea International Airport)

Shebara Resort, The Red Sea Project (arcipelago di Ummahat, di fronte al Red Sea International Airport), di Killa Design e Studio Paolo Ferrari

Da economia concentrata principalmente sul petrolio a nuova destinazione per il turismo esperienziale, l’Arabia Saudita ne ha fatta di strada. A questo cambio di paradigma hanno contribuito diverse archistar internazionali, chiamate a progettare scenografici alberghi e resort sul mare o nei luoghi storici

C’era una volta un Paese quasi inaccessibile ai visitatori stranieri, che potevano ambire a un visto di ingresso solo per ragioni professionali o religiose, e dipendente dalle sue enormi riserve petrolifere. C’era una volta, prima del varo del piano Vision 2030 che prevede l’uscita graduale dall’era dell’“oro nero” e la diversificazione delle attività economiche, in particolare per quanto riguarda i servizi.  

Dal 2019, anno in cui è stata annunciata l’apertura dell’Arabia Saudita ai turisti stranieri, gli investimenti nel settore dell’ospitalità si sono moltiplicati, così come le strutture, spesso avveniristiche, firmate dai grandi nomi dell’architettura internazionale, e altrettanti sono i progetti d’autore in via di realizzazione. Le zone nevralgiche si trovano soprattutto nel nord-ovest del Paese, lungo le coste del Mar Rosso dove il faraonico Red Sea Project, una volta realizzato in toto, comprenderà 50 hotel e resort per un totale di 8mila camere e un migliaio di unità residenziali e dove sorgerà la parte “balneare” del mega-progetto di Neom, e intorno al sito storico patrimonio Unesco di AlUla.  

Dal punto di vista architettonico, i nuovi hotel e resort di lusso puntano tutto sulla connessione con l’ambiente che li circonda, sia dal punto di vista della gestione degli spazi e dell’equilibrio tra interno ed esterno che per quanto riguarda l’impatto ecologico, e mescolano le influenze occidentali con la riscoperta di pratiche ancestrali come la tessitura di coperture in corda o l’uso di mattoni in terra cruda.  

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Dar Tantora The House Hotel, AlUla 

Nei vicoli della città vecchia, il boutique hotel di 30 camere progettato dall’architetta egiziana Shahira Fahmi e in attività dal maggio 2024 nasce dal restauro – rispettoso, basato sull’uso di materiali e pigmenti naturali e supervisionato dalla Royal Commission for AlUla – di una serie di edifici storici costruiti intorno al 12esimo secolo con mattoni di terra cruda, pietre e fango. Gli interni, disegnati da Madrasat Addeera, la pionieristica scuola di design locale, si ispirano alla tradizione e incorporano pezzi di artigianato in ceramica e ferro battuto mentre i punti elettrici si limitano a una presa per stanza. La promessa fatta agli ospiti, infatti, è quella di un rifugio dal logorio della vita moderna e di un luogo dove poter, letteralmente, staccare la spina sperimentando ritmi più lenti.

Dar Tantora The House Hotel, AlUla

Dar Tantora The House Hotel, AlUla, di Shahira Fahmi

The Chedi Hegra, nei dintorni di AlUla (sito di Hegra) 

A nord di AlUla, l’antica città nabatea di Hegra è stata una fermata importante lungo la leggendaria ferrovia ottomana dell’Hijaz, costruita nei primi anni del Novecento per collegare Medina e Damasco, e dal 2008 è il primo sito patrimonio mondiale dell’umanità Unesco in Arabia Saudita. L’hotel con 35 camere progettato dallo studio milanese Giò Forma in collaborazione con Black Engineering sulle rovine della ferrovia fa del dialogo con il paesaggio roccioso e con la storia millenaria del luogo i suoi punti di forza. La struttura ospita diverse installazioni artistiche, a partire dalla Shadow Canopy, una scultura lunga 700 metri che collega i diversi edifici del complesso e insieme fornisce ombra. Un enorme e scenografico lampadario realizzato con tratti di binari dismessi e una locomotiva restaurata e integrata nella sala del ristorante, a sua volta ricavato all’interno dell’ex-stazione, ricordano il passato “ferroviario” di Hegra. 

The Chedi Hegra, nei dintorni di AlUla

The Chedi Hegra, nei dintorni di AlUla (sito di Hegra), di Giò Forma

Sharaan Hotel, nei dintorni di AlUla (riserva naturale di Shaaran) 

Il biomimetismo è il principio faro che ha guidato Jean Nouvel nella progettazione di questo nuovo resort in costruzione nella riserva naturale di Shaaran, nelle vicinanze di AlUla, dove vivono diverse specie in via di estinzione e dove in futuro dovrebbe prosperare anche il rarissimo leopardo arabo. Modellato all’interno di una delle imponenti formazioni di roccia frastagliata tipiche della zona, il complesso si propone di sfruttare l’“energia delle montagne” e la ventilazione naturale ispirandosi alle tecniche costruttive dei Nabatei. “Il sito di Shaaran è maestoso. Inviolato. Misterioso. È già un mondo di per sé”, constatava l’architetto francese di fama mondiale in un testo scritto nel 2018, prima di lanciarsi in questa avventura. “Come possiamo abitarlo preservando le sensazioni che offre? Andando più in profondità”.

Sharaan Hotel, nei dintorni di AlUla (riserva naturale di Shaaran)

Sharaan Hotel, nei dintorni di AlUla (riserva naturale di Shaaran), di Jean Nouvel, ph. Ateliers Jean 

Desert Rock Resort, The Red Sea Project (località di Umluj, a sud del Red Sea International Airport) 

Frutto dello sforzo congiunto del pluripremiato studio Oppenheim Architecture, dello Studio Paolo Ferrari e di Red Sea Global, anche il Desert Rock Resort inaugurato un anno fa sembra scolpito nella pietra. Le 54 ville e le dieci suite, infatti, non si limitano a essere in armonia con l’ambiente circostante ma paiono emergere direttamente da esso, scavate lungo il fianco della montagna, adagiate sul fondo della vallata o appoggiate su pinnacoli rocciosi. I confini tra interno ed esterno sono sfumati grazie all’uso di materiali naturali, in parte risultanti dagli scavi realizzati nelle prime fasi della costruzione dell’hotel e riciclati o riutilizzati, e all’integrazione di componenti in fusione di sabbia realizzati su misura. Anche i colori sono presi in prestito al deserto, poiché dominano le tonalità calde e terrose che vanno dal beige sabbia al marrone.  

Desert Rock Resort, The Red Sea Project

Desert Rock Resort, The Red Sea Project (località di Umluj, a sud del Red Sea International Airport), di Oppenheim Architecture e Studio Paolo Ferrari

Shebara Resort, The Red Sea Project (arcipelago di Ummahat, di fronte al Red Sea International Airport) 

Si nota il tocco dello studio fondato da Paolo Ferrari a Toronto anche nell’interior design dello Shebara Resort disegnato da Killa Design che sembra uscito dalla space age con le sue 73 ville-capsula in acciaio inossidabile riflettente posate sul Mar Rosso e affiancate le une alle altre come le perle di una collana. La struttura di 120 ettari si trova su un’isola incontaminata nel nord-ovest del Paese, nell’area interessata dal megaprogetto turistico The Red Sea Project ed è stato inserito dalla Guida Michelin nella shortlist dell’Architecture & Design Award, il premio assegnato agli hotel più spettacolari al mondo. Gli interni su misura, al tempo stesso futuristici e lussuosi, abbracciano la rotondità delle strutture architettoniche: ci sono divani dalle linee curve, letti con testiere avvolgenti, lavabi sospeso che seguono plasticamente le pareti e mobili bar scultorei che si aprono automaticamente rivelando rivestimenti in pelle rossa.  

Shebara Resort, The Red Sea Project

Shebara Resort, The Red Sea Project (arcipelago di Ummahat, di fronte al Red Sea International Airport), di Killa Design e Studio Paolo Ferrari

Six Senses Southern Dunes, The Red Sea Project (a nord di Umluj, spostato verso l’interno) 

Progettato da Foster + Partners con materiali che riducono l’assorbimento dei raggi solari e quindi la dipendenza dalla climatizzazione e con un sistema intelligente di ombreggiatura per proteggere gli ospiti dal clima spesso estremo della regione, il resort a cinque stelle della catena thailandese Six Senses si trova nel deserto, a 45 minuti dal mare, ed è stato il primo ad aprire tra gli alberghi del “Progetto Mar Rosso”. In mezzo alle dune, con le montagne dell’Hijaz all’orizzonte, spicca immediatamente quello che è il tratto distintivo principale del complesso, abile per il resto a mimetizzarsi nell’ambiente circostante: la copertura a forma di fiore, fatta di petali leggeri rivestiti con corde intrecciate. 

Six Senses Southern Dunes, The Red Sea Project

Six Senses Southern Dunes, The Red Sea Project (a nord di Umluj, spostato verso l’interno), di Foster + Partners

Nujuma Ritz-Carlton Reserve, The Red Sea Project (arcipelago di Ummahat) 

Sessantatré ville prefabbricate a forma di conchiglia, adagiate sulla laguna di Al Wajh a formare un anello (nella variante overwater) oppure sparpagliate sulla spiaggia, che in caso di necessità o comunque alla fine della loro vita potranno essere smontate senza arrecare danni al fragile ecosistema dell’isola sulla quale sorgono: è il cuore del Nujuma, progettato dallo studio di Sir Norman Foster e aperto al pubblico da una manciata di mesi. Il lusso va di pari passo con la sostenibilità, dal momento che le capsule sono realizzate con legno e corda e l’energia utile al funzionamento del resort arriva dal sole, mentre l’acqua potabile è prodotta sul posto attraverso un sistema basato sull’osmosi inversa. Tra le attività proposte ci sono l’esplorazione del cielo, con i telescopi messi a disposizione in ognuna delle ville, e della vita sottomarina, appoggiandosi alla “conservation house” che impiega biologi e divulgatori. 

Nujuma Ritz-Carlton Reserve, The Red Sea Project

Nujuma Ritz-Carlton Reserve, The Red Sea Project (arcipelago di Ummahat), di Foster + Partners, ph. Red Sea Global 

The St. Regis Red Sea Resort, The Red Sea Project (arcipelago di Ummahat) 

A brevissima distanza, il St. Regis Red Sea Resort porta la firma dell’archistar giapponese Kengo Kuma. Anche il suo studio ha optato per un approccio site-specific e rispettoso dell’ambiente naturale, in sintonia con i principi che guidano normalmente il suo lavoro: le ville disposte sulla terraferma seguono il profilo curvilineo delle dune e quasi si nascondono in esse, le unità abitative sospese sull’acqua hanno una forma organica a spirale ispirata agli organismi ospiti della barriera corallina. L’uso del cemento è ridotto al minimo, privilegiando invece i prefabbricati in legno di abete rosso, particolarmente resistente alla salsedine, e gli intonaci di argilla per enfatizzare la connessione tra gli edifici e la natura. I tetti sono rivestiti con scandole di cedro, destinate ad acquisire nel tempo una patina grigio-argento che ne farà delle presenze ancora più discrete rispetto al contesto. 

La città visionaria di Neom: i lavori in corso 

Presentato per la prima volta nell’ottobre del 2017, l’ambiziosissimo progetto di Neom dovrebbe rivoluzionare l’estremo nord-ovest dell’Arabia Saudita con la costruzione di una nuova megalopoli alimentata da energie rinnovabili. Se non trapela molto sul reale avanzamento dei lavori del gigantesco “muro” di grattacieli The Line che dovrebbe estendersi per chilometri verso l’interno e lo stadio sospeso a 350 metri dal suolo appena annunciato per i Mondiali del 2034 esiste per il momento solo sulla carta, sulla costa le cose sono già in movimento. È stata inaugurata ufficialmente, infatti, l’isola di Sindalah, sul lato orientale del golfo di Aqaba, grossomodo di fronte all’egiziana Sharm el-Sheikh. Il masterplan e la progettazione di una marina e di una lunga serie di edifici a vocazione soprattutto turistica sono stati affidati a uno studio fiorentino, Luca Dini Design & Architecture, attivo anche nella nautica di lusso, che sta lavorando sull’impiego di materiali inediti come la pelle spray per esterni. All’interno del mega-progetto di Neom sorgeranno altre strutture alberghiere di lusso, per esempio il resort di Elenan, un “giardino segreto” concepito come un’oasi, e il Treyam, con due costruzioni collegate da un ponte sopraelevato lungo 450 metri, entrambi firmati dallo studio newyorchese Mark Foster Gate Architects.

Isola di Sindalah

Isola di Sindalah, di Luca Dini Design & Architecture

19 novembre 2025
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