Neri&Hu
Protagonisti del design internazionale, rispondono a una visione del mondo che ingloba le varie discipline del design, per un nuovo paradigma nel campo dell’architettura.
Protagonisti del design internazionale, Lyndon Neri (Master in Architettura presso l’Università di Harvard e Laurea in Architettura presso l’Università della California, Berkeley) e Rossana Hu (Master in Architettura e Urbanistica presso l’Università di Princeton e Laurea in Architettura presso l’Università della California, Berkeley) formano una coppia di vita e di lavoro, quest’ultima dal 2004, con il Neri&Hu Design and Research Office, studio interdisciplinare con sede a Shanghai e uffici a Londra, specializzato in design, architettura, urbanistica e grafica – loro l’etichetta “Cloud", label design per l’acqua S. Pellegrino espressamente realizzata per il Salone del Mobile.Milano Shanghai 2018. Uno studio multiculturale in cui si parlano oltre 30 lingue, riflesso del loro credo di “progettisti dal pensiero critico”: rispondere a una visione del mondo che ingloba le varie discipline del design per un nuovo paradigma nel campo dell’architettura. Uno studio, quindi, con un DNA particolare, che lavora principalmente in Cina ma che è attivo anche nel resto del mondo, adottando una scala di progetto asiatico, ma con respiro internazionale che armonizza, in una visione inedita, Oriente e Occidente.
Pluripremiati per progetti di architettura e design d’interni – Designer dell’anno premio EDIDA e Interior Designer dell’Anno Iconic Awards nel 2017; Designer dell’Anno Maison&Object Asia 2015 e Designer dell’Anno Wallpaper* 2014, membri della Interior Design “Hall of Fame” nel 2013, per citare solo gli ultimi riconoscimenti – Neri&Hu hanno progettato per molti marchi importanti: da Agape ad Arflex, Artemide, Classicon, Concrete LCDA, Fritz Hansen, Gandia Blasco, JIA, Lema, Moooi, Nanimarquina, Offecct, Parachilna, Poltrona Frau, Porro, Stellar Works, Wallpaper* Handmade, Meritalia, BD Barcelona Design. L’attività ecclettica di Lyndon Neri e Rossana Hu li vede molto attivi anche nel campo dell’insegnamento, della ricerca, delle conferenze e fondatori di “Design Republic”, una moderna piattaforma di progettazione che include il “retail concept design”, mostre di design/culturali ed eventi di formazione.
Ultimamente la Cina è cambiata profondamente, e il cambiamento maggiore forse riguarda il modo di interpretare il valore del design moderno. I gusti del grande pubblico sono cambiati, e i mezzi di comunicazione globali e i social media sono la ragione numero uno di questo cambiamento.
In passato, ogni giorno, arrivavano un’ondata di energia globale e di varie influenze nel campo del design, e il tasso di assorbimento era estremamente alto. Il problema legato a questo fenomeno è che le persone non avevano un senso critico verso ciò che vedevano e usavano, quindi indipendente dalle qualità di buono/cattivo, appropriato/inappropriato, accettavano tutto.
Oggi è diverso. E questo dovrebbe essere solo l’inizio di una crescita costante dell’industria del design che, siamo sicuri, durerà molto a lungo.
Designer e architetti, spesso, si fanno prendere così appassionatamente dalla progettazione che vi si gettano in modo tanto rapido e intuitivo. Per noi è poco accettabile non passare molto tempo a pensare. Abbiamo bisogno di un po’ di tempo per riflettere su quello che disegnamo… potremmo essere più superficiali ma, nello stesso tempo, molto bravi a fare ciò che facciamo al punto da creare progetti molto belli e seducenti, oltre che molto convincenti, ma è abbastanza?
Abbiamo una responsabilità in tutto ciò che progettiamo. Dobbiamo chiederci qual è il significato alla base delle cose che facciamo. In questo caso, la ricerca diventa molto importante perché ci dice cose che ci aiutano a ripensare l’intero processo del design.
Crediamo nell’architettura e nel design come potente forza culturale. Gli aspetti funzionali ci interessano di meno, sebbene da professionisti questo sia il prerequisito -- il design deve funzionare a livelli molto realistici. Crediamo nel sottotesto rispetto all’ovvio e al poetico rispetto all’utilitaristico.
In termini di processi, per ogni progetto, partiamo sempre da un concetto e da un tentativo di ricerca che spazia in tutte le direzioni, cercando tracce e segni che diano ispirazione alla forma. Siamo ancora troppo giovani per avere un linguaggio distintivo, per cui ci esprimiamo in varie direzioni a seconda della specificità del progetto e del problema. Ovviamente, ci sono questioni che esploriamo costantemente come la sovrapposizione, la trasparenza, la texture, la composizione e la materialità. Dunque, in essenza alcuni di questi temi fanno sempre parte dei nostri progetti. Le questioni di cultura e filosofia estetica ci toccano profondamente e vogliamo anche che ciò che facciamo parli al quotidiano e al grande pubblico.
Una citazione di Saint-Exupery esprime alla perfezione sia la nostra filosofia di vita sia quella di design: non chiediamo di essere eterni, ma chiediamo che le cose non perdano il loro significato.
Trovare il giusto equilibrio e le corrette proporzioni per ogni singolo progetto. Non c’è una formula perfetta, quindi per ognuno il mix sarà differente.
La ricerca interdisciplinare fa parte del nostro processo di design. È profondamente intrecciata a ogni progetto fin dall’inizio. L’architettura rimane la base da cui sviluppiamo tutto, dunque per noi è la cosa più importante. Vediamo il design come una disciplina olistica, partendo dalla nozione rinascimentale del vedere il design come un approccio multidisciplinare. Ovviamente avendo una formazione da architetti gli edifici e l’architettura sono ancora al centro del nostro cuore.
Gli architetti dovrebbero cercare di trovare l’equilibrio tra le tante cose di cui si occupano, ed essere consapevoli delle responsabilità sociali legate a ciò che fanno. Devono pensare più a fondo alle implicazioni del costruire edifici e dello sviluppo delle città andando oltre la superficie. Il punto non è mai lo stile. Non è mai l’aspetto esteriore. Dovrebbe sempre essere il significato. Rompere la modalità tradizionale del vedere l’architettura come una pratica e pensare fuori dal coro.