Sostenibile, emozionale e smart. L’hotel di domani è già realtà
La crisi climatica e l’evoluzione dei gusti dei consumatori inducono a ripensare i format dell’hospitality. Un cambiamento in atto in alcuni progetti, che anticipano le nuove tendenze.
In uno studio sul viaggiatore di domani, realizzato con la società di trend forecasting The Future Laboratory, il brand di marketing alberghiero Design Hotels delinea un nuovo profilo: il “Promadic Traveler”, una sorta di turista responsabile, un nomade progressista che ha a cuore le sorti del pianeta. Questo viaggiatore, translocale e pangenerazionale, è, a detta dello studio, a conoscenza delle grandi questioni globali (cambiamento climatico, trasformazione demografica, overtourism, uguaglianza di genere ed etnia tra le altre) ed è consapevole dell’impatto che marchi e spostamenti hanno sugli ecosistemi ambientali e sociali. Di conseguenza, ai valori e ai desideri di questa tipologia emergente di esploratori dovranno guardare le innovazioni dell’hôtellerie, con servizi, approcci e concetti volti a coinvolgerla.
Sostenibilità: la sfida del futuro
Con il 2030 fissato dall’ONU come anno entro cui ridurre drasticamente gli effetti del cambiamento climatico, la sostenibilità è destinata a imporsi quale motore principale dello sviluppo. Nei prossimi anni le aziende saranno chiamate a collaborare, mostrando il proprio impegno a favore dell’ambiente. Un sondaggio condotto da Booking.com sui consumatori della Generazione Z in 29 mercati globali rivela, infatti, che per il 77% di loro l’impatto che il viaggiare ha sulle destinazioni è un fattore importante quando si decide dove andare, mentre l’81% dichiara di voler stare nel verde o in alloggi ecocompatibili. Accanto a hotel lontani dai circuiti abituali del turismo di massa, vedremo sorgere quindi ecoresort di fascia alta – dove la nozione di fascia alta è definita anzitutto dall’esperienza offerta – in cui natura e architettura si fondono armoniosamente. Un esempio? Svart di Snøhetta, primo hotel al mondo a produrre più energia di quanta ne consumi, che aprirà nel 2022 nel Circolo polare artico della Norvegia. Progettata per attrarre viaggiatori alla ricerca di una natura incontaminata ed estrema, la struttura, che si ispira all’architettura tradizionale norvegese, è dotata anche di una fattoria, un centro educativo e un laboratorio di design. Come dice il cofondatore di Trippin, Sam Blenkinsopp, “queste esperienze hanno la capacità di eccitare l’anima in un modo che la tecnologia non può fare”.
Verso un turismo esperienziale
A Bali, in Indonesia, lo studio di architettura OMA ha realizzato Potato Head Studios, un resort che, invece dell’esclusività, propone ai suoi visitatori l’interazione con i locali. Sorretto da pilotis, l’edificio ha una pianta libera che ospita attività ricreative, festival ed eventi culturali. Richiama i tipici cortili indonesiani, ma è fatto con materiali riciclati, a dimostrazione che il design può essere veicolo di cambiamento. Il bisogno di esperienze autentiche (e autoctone) guiderà le scelte del viaggiatore di domani, non più consumatore di risorse ma produttore di valori e cultura. Come gli ambiti della sua vita si confondono e sfumano, così gli spazi di cui è alla ricerca, strutture fluide dove tecnologia e human touch si adattano reciprocamente.
Più semplificazione e qualità umana
Secondo la società di consulenza McKinsey & Company, circa il 15% della forza lavoro globale (400 milioni di persone) potrebbe venire rimpiazzata dall’automazione entro il 2030. Va detto però che, oltre a essere costosa, la tecnologia diventa rapidamente obsoleta. In un mondo di check-in automatizzati e servizi in camera con pulsanti a sfioramento, l’intelligenza emotiva e il tocco umano continueranno perciò a rappresentare il servizio premium. In un simile contesto il design non sarà solo gradevole: gli spazi verranno progettati per migliorare il benessere e la qualità del soggiorno. Va in questa direzione il rinnovamento dell’hotel Gansevoort Meatpacking NYC. Accanto a Mirror, lo specchio interattivo per il fitness on demand, ogni camera mette a disposizione degli ospiti un Google Nest Hub con cui riprodurre musica, ordinare asciugamani puliti, fare il check-out e molto altro. Il design su misura (e acquistabile), le opere di artisti noti ed emergenti che si alternano, indicano che visitare l’hotel non è un’esperienza da fare una volta soltanto.
Nuovi scenari per le aree comuni
Nel progetto The Hotel of Tomorrow, finalizzato a introdurre e testare le innovazioni del settore, il think tank The Gettys Group Companies avanza una proposta: convertire le aree comuni in ambienti ariosi che integrano e simulano, anche digitalmente, la vegetazione. Con benefici molteplici, che vanno dal piacere estetico all’aumento della produttività. A questo approccio biofilico guarda oggi il Rosewood São Paulo (con il coinvolgimento di Jean Nouvel e Philippe Starck), ma anche il NoMad London, che si è affidato allo studio Roman and Williams per trasformare un edificio del XIX secolo in un hotel dallo spirito romantico e bohémien. “Le persone oggi vogliono qualcosa di più intimo, di non artefatto”, dice Laura Nolte del gruppo alberghiero EHPC. “Sarà interessante vedere chi adotterà per primo questo stile”.