Tipstudio e De Castelli: affinità tra metallo e artigianato
L’emozione del prodotto? La si crea attraverso una ricerca sui materiali. Come in Monolìte e Sinestesia, dove si esaltano solidità e sensorialità dell’ottone, ispirandosi alle erosioni naturali
Uno scouting fra le collaborazioni più fresche individuate all’ultima edizione del Salone del Mobile.Milano. Tra i volti nuovi quelli di Imma Matera e Tommaso Lucarini. Insieme dal 2017 con TIPSTUDIO, tra Firenze e Pietrasanta, affrontano la ricerca materica con un processo dal tocco altamente poetico. Alla loro prima collaborazione con l‘azienda trevigiana De Castelli, da quattro generazioni attiva nella lavorazione dei metalli, amalgamando il saper fare artigianale ai processi industriali, TIPSTUDIO ha proposto due pezzi d’arredo in ottone spazzolato con finiture in contrasto, ruvida e irregolare quella delle parti interne, liscia e levigata quella delle esterne: Monolìte, un divisorio costituito da due lastre simmetriche concave che danno vita a un gioco architettonico verticale, e Sinestesia una consolle dalla forte valenza sensoriale e scultorea.
Abbiamo posto tre veloci domande a TIPSTUDIO e ad Albino Celato, CEO De Castelli.
Crediamo che oggi sia davvero essenziale dare un valore più profondo agli oggetti attraverso la narrazione, uno storytelling sia esso legato ad aspetti materiali, di processo, che immateriali in termini di esperienza ed empatia che si matura con il prodotto per ottenere oggetti dalla forte identità capaci di mantenere vivo il racconto.
La collaborazione con De Castelli è nata quasi in modo spontaneo, naturale, spinta da una curiosità da parte nostra di progettare e approfondire la materia da un altro punto di vista. C’è infatti un’affinità comune che ci lega, fondata sul metallo e la sua espressività.
Ci siamo confrontati sulle tecniche di lavorazione dei semilavorati, conciliando il nostro approccio più sperimentale sull’esperienza relativa alle fusioni con le loro capacità produttive ed artigianali.
Ogni progetto per noi è il risultato del processo che lo ha generato, la forma diventa solo l’output di una ricerca. Abbiamo una visione del progetto che dà spazio alla sperimentazione e apre nuovi mondi espressivi ed emozionali. C’è un continuo intreccio tra autoproduzione e serialità, sono estremamente correlati. L’autoproduzione rappresenta il terreno di sperimentazione per eccellenza, più libero in quanto spesso indipendente e più scollegato da logiche produttive e commerciali. I progetti che raggiungono le aziende sono poi l’evoluzione, la sintesi di processi, dettagli e ricerche iniziate in laboratorio.
Ad esempio in Monolìte e Sinestesia ritroviamo un gioco di ripetizione e riflessione, dal carattere più seriale se vogliamo, che si incontra con l’estrema capacità tecnica artigianale dell’azienda. Elementi uguali ma diversi che si ripetono in un delicato gioco spaziale di pieni e vuoti.
Prestiamo molta attenzione alla sfera sensoriale dei progetti attraverso contrasti superficiali. Qui la sperimentazione è stata nel ricercare una finitura superficiale che si avvicinasse ai comportamenti spontanei, imprevedibili delle fusioni. Le finiture superficiali dei prodotti sono ispirate ai sedimenti del metallo fuso come se fossero erosioni naturali. La mano percepisce il passaggio da liscio a eroso, si legge il movimento tridimensionale dell’erosione sulla lamiera, tratto distintivo di De Castelli.
È nell’antitesi che la materia si esalta, in cui il progetto si evolve e matura. Il nostro modo di approcciare al progetto è molto legato alle nostre due personalità opposte e complementari, in un caso più progettuale e concettuale nell’altro più materica e artistica. Siamo nati e cresciuti a contatto con laboratori di marmo, di metalli e ceramica ma allo stesso tempo abbiamo una formazione da progettisti. Pensiamo che questi due aspetti nel nostro caso ad un certo punto coincidono e vanno a definire un nuovo linguaggio, una nuova identità capace in alcuni casi di indagare logiche più artistiche, ma ricondotte poi all’interno di uno sguardo progettuale attento agli aspetti tecnici e produttivi.
Crediamo che il progetto crei il contesto all’interno del quale si instaura un dialogo costruttivo, un progetto coltivato a più mani, dove storia, materiale e tecniche di produzione coincidono, sia esso un prodotto dal carattere più industriale che artigianale.
La collaborazione con De Castelli è il riflesso di questa sinergia, di una cooperazione attenta sia ai valori artigianali che progettuali, capace di spingere la ricerca sulla materia ai limiti produttivi.
Tra De Castelli e TIPSTUDIO c’è senza ombra di dubbio un’affinità naturale. In entrambe le realtà vi è un forte interesse e passione nell’approfondire la materia, in particolare i metalli, con un approccio sartoriale, seppur differenziandoci sulle diverse tecniche di lavorazione utilizzate. In De Castelli prediligiamo la lastra in spessore, mentre il duo TIPSTUDIO è erede di un sapere legato alla fusione del metallo. Lo stesso concetto di heritage è una caratteristica fondante sia della nostra azienda, erede di quattro generazioni di maestri nella lavorazione dei metalli, sia di TIPSTUDIO i quali vantano alle spalle una delle più importanti fucine di Pietrasanta. L’artigianalità, inoltre, è in entrambi vista attraverso uno sguardo creativo e contemporaneo con l’obiettivo di dare vita a punti di vista e suggestioni inediti dove tecnica ed estetica dialogano sinergicamente e sono l’una rafforzativa dell’altra.
Monolìte e Sinestesia sono due delle novità presentate al Salone del Mobile 2023, frutto dell’intenso dialogo tra De Castelli e TIPSTUDIO. La proposta arrivataci da Imma e Tommaso raccoglie le suggestioni della ricerca Biomorphic che abbiamo presentato lo scorso anno che indagava in chiave contemporanea le tecniche di lavorazione dei battilamiera di fine ‘800. TIPSTUDIO ha raccolto con entusiasmo il brief di progetto presentando non uno, bensì due prodotti che esprimono compiutamente il valore scultoreo e l’approccio tecnico che abbiamo richiesto.
Continuare ad intrecciare il nostro percorso di ricerca con quello di Imma e Tommaso potrebbe a nostro avviso essere molto interessante perché permetterebbe ad entrambi di abbracciare punti di vista diversi pur mantenendo fermi i rispettivi valori e premesse. Dal nostro punto di vista esplorare il mondo della fusione - declinandolo e reinterpretandolo sulla lavorazione della lastra in spessore - potrebbe aprire mondi inesplorati frutto di cortocircuiti apparentemente opposti ma di fatto molto affini.