Un design consapevole e attento. La parola a Atelier Ferraro
Lo studio produce arredi di carattere che si adattano e rispondono alle esigenze dei giorni d’oggi, come la poltrona +1,5°, che ha vinto una delle due menzioni speciali del SaloneSatellite Award 2022
Osservando la produzione di Atelier Ferraro, studio di furniture design fondato da Emanuele Ferraro con sede a Monaco di Baviera, è evidente la ricerca dell’essenzialità, non solo nelle forme ma anche nelle lavorazioni. Il risultato sono una serie di arredi contemporanei e originali.
Uno dei suoi progetti infatti, la seduta +1,5°, è stata premiata dalla giuria del SaloneSatellite Award 2022 perchè “un progetto contemporaneo che risponde alle esigenze degli spazi più piccoli per via della sua flessibilità costruttiva che esprime il buon design”.
Essendo cresciuto con eroi come Gio Ponti e Franco Albini, ho sempre sentito il design come una naturale continuazione dell’architettura. La famosa affermazione di Ernesto Rogers sulla vocazione a progettare tutto “dal cucchiaio alla città” per me ha sempre avuto il suono della verità. Per via delle loro minori dimensioni, gli oggetti di design consentono un processo creativo con meno compromessi e più libertà artistica.
Vedo ogni processo produttivo come un’indagine. Come si potrebbe ridurre l’input energetico per la produzione, la spedizione e l’utilizzo finale? Come potremmo contenere l’uso delle materie prime? Siamo arrivati a un punto in cui, semplicemente, non possiamo più permetterci di indulgere in processi produttivi ad alta intensità energetica: ogni passo deve essere progettato attentamente.
Gli esseri umani hanno sentito il bisogno della bellezza, l’hanno creata e se ne sono circondati fin dai tempi della preistoria. Il nostro rapporto con l’estetica è profondamente radicato e non dovrebbe mai essere negato: fare arte è una delle cose migliori della specie umana. Ma disegnare un oggetto semplicemente perché è bello comincia a sembrare sempre meno legittimo nei tempi in cui viviamo, circondati da una serie di crisi in continua espansione, dal cambiamento climatico alla guerra e a una pandemia globale. In definitiva, penso che il compito del designer nei prossimi decenni sia quello di modificare i comportamenti di consumo attraverso i prodotti di design che mettiamo sul mercato.
In questi giorni si parla molto di invertire l’effetto serra e rallentare il surriscaldamento globale, con sistemi come il filtraggio del Co2 dall’atmosfera, piantare alberi e sviluppare carburanti “puliti” per i jet, e trovo tutto questo stimolante e lodevole. Ma il punto centrale, secondo me, è una verità che può essere difficile da affrontare: non solo dobbiamo consumare in modo diverso, ma dobbiamo anche consumare MENO. Per me questo significa integrare nei miei progetti il concetto di adattabilità e quello di riuso e riduzione dei materiali. La poltrona “+1,5°” si trasforma da poltrona a sedia o a sedia per bambini, tavolino, divano o chaise longue. Un design per diverse fasi della vita, per i nostri bambini, i nostri anziani e noi stessi. La struttura di base è realizzata in legno di provenienza regionale, mentre la seduta, lo schienale e i braccioli sono ottenuti da mobilio di scarto riciclato.
Entrare in contatto con un numero così enorme di altri giovani creativi, professionisti del settore e giornalisti mi è stato di grande ispirazione e mi ha molto arricchito. Il Salone è sempre stato un luogo di incontro delle menti molto speciale, e vedere come sia i consumatori che i professionisti siano aperti e interessati alle idee di design alternative per un futuro più sostenibile mi ha dato un profondo senso di speranza che siamo veramente sulla strada giusta.
In questo momento sto lavorando ad adattare l’approccio della serie “1,5°” ai mobili imbottiti. è un concetto versatile che può essere applicato a molte tipologie di mobili.
Sì, assolutamente! è stata veramente un’esperienza unificante e ispiratrice, e attendo con ansia il prossimo anno!