Una vita per il vetro. I cinquant'anni di FIAM

fiam, gae aulenti, vetro, salonemilano

Fiam Italia, poltrona Ghost, design Cini Boeri, specchio Caadre, design Philippe Starck

Se pensiamo a cosa significava il vetro 50 anni fa, oggi ne abbiamo realizzati di “tipi inimmaginabili”. Abbiamo cambiato il paradigma. Conversazione con Vittorio Livi, fondatore di FIAM 

Il vetro è calcio e silicio: è terra! Il più ecologico che esista, riciclabile all'infinito, può subire qualsiasi lavorazione. Un materiale di cui l'uomo avrà bisogno nel futuro. 

Vittorio Livi, designer e fondatore di FIAM Italia, parla con soddisfazione e passione degli obiettivi raggiunti nel corso della sua attività. Un’energia inesauribile e contagiosa: “siamo ancora in un'epoca primordiale, ho da fare almeno fino a 105 anni”. 

Per festeggiare i 50 anni avete scelto di rivisitare lo sgabello Onda.

Lo avevo realizzato come seduta per controllare la produzione. Un giornalista mi vide seduto sopra e mi disse che se si fosse spezzato mi sarei rovinato. E allora perché non salirci con un piede? Mi fotografò in quella posizione e la straordinaria immagine di un uomo in piedi su una lastra di vetro fu pubblicata da tutti. Era il 1968 e, visto l’interesse, realizzai la collezione. Disegnai i primi pezzi e costruii anche i forni. Nel ‘73 presentai la FIAM, prima azienda al mondo a fare elementi d'arredo in cristallo curvato.  Quella fu la scintilla: mi è sembrato giusto celebrare il 50º con questo oggetto simbolo. 

Come è iniziata la collaborazione con i designer?

Ero molto giovane, andai a Milano e l'allora presidente dell'ADI Angelo Cortesi mi introdusse nell’ambiente del design milanese. Abbiamo così cominciato a produrre delle collezioni con un certo peso estetico, non che le mie non lo avessero… ma in tutto questo c'è stata una rivoluzione tecnologica di un mestiere che non esisteva. Non ho mai imposto limiti tecnologici ai progettisti. Al di là di questo, la passione per l'arte mi ha fatto coltivare esperienze che nel tempo si sono dimostrate vincenti e invitare artisti come Arnaldo Pomodoro, Gianni Colombo, Bruno Munari, Walter Valentini e tanti altri, a realizzare opere. Abbiamo costruito il museo Villa Miralfiore dove custodiamo tutte le opere. Da quarant’anni, per le festività, invece del solito panettone o bottiglia, regalo un oggetto multiplo. E oggi la gente si trova dentro casa una collezione realizzata da questi “personaggi”.  Per creare le loro opere sempre inedite e sempre con cifre estetiche diverse, gli artisti hanno stimolato le nostre ricerche, i cui risultati sono entrati nella nostra linea d'arredo.  Ho dedicato la mia vita al vetro. 

È ancora attivo in azienda?

Tante volte mi dicono: perché non ti ritiri? Ma mi piace vivere. Ho un mio progetto di vita fino a 105 anni, non vedo l'ora ogni mattina di venire in azienda e mi dedico alla ricerca, che è l’attività che mi dà più stimoli. Con un lavoro appassionato si vive felici. Sono affiancato da tempo dai miei figli: Daniele nella figura di Ceo e Francesco come Export Area Manager che rappresentano il futuro dell’azienda. 

Qualche aneddoto legato alle sue collaborazioni con maestri quali Mari e Magistretti?

Mari reputava che io fossi un coraggioso perché non condivideva il mio sistema per scegliere i prodotti. Pensava che non mi avrebbe portato ad avere successo. 

Qual era questo sistema?

L’istinto: le cose mi devono piacere al di là della logica.  Mari ragionava in modo razionale: “se non fai qualcosa di razionale non puoi andare avanti”. Era un personaggio piuttosto difficile, molto diretto.  All'inizio ho sofferto molto. Il mondo è cambiato. Arrivare da Pesaro voleva dire venire dal profondo sud. Giovane, “meridionale”, con un mestiere che non esisteva, e un materiale sconosciuto. Dove pensavo di andare? 

Il suo rapporto con Magistretti.

Conoscere Magistretti è stata una favola. C’è un aneddoto che a ripensarci mi commuove ancora oggi. Si era innamorato quarant'anni prima delle opere di un artista siciliano, esposte nella Galleria Schwarz a Milano. Desiderava ritrovarlo e, conoscendo la mia passione per l'arte, me ne parlò. Capii che si trattava di Emilio Isgrò, che nel frattempo si era trasferito a Milano. Organizzai l’incontro e, quando, creando una certa suspense, portai Vico Magistretti nella casa laboratorio di Isgrò, si commossero entrambi. Due ragazzi che si ritrovavano dopo oltre 40 anni…   Un altro bel momento fu quando, qualche mese prima di scomparire, Magistretti mi invitò a casa sua per chiedermi di realizzare una lampada. Purtroppo però, gli eredi hanno deciso che ciò che non era in produzione prima della sua morte non lo avrebbero fatto produrre. Era una persona stupenda, con una cultura eccezionale, di rara sensibilità. Ho vissuto avventure con, fra gli altri, Starck, Arad, Libeskind, Fuksas e avuto la fortuna di attraversare questo periodo storico. Non che FIAM sia grande, ma hanno avuto la possibilità di creare oggetti che altrove non avrebbero potuto realizzare.  

vittorio livi, fiam italia, cini boeri, salonemilano

Vittorio Livi e Cini Boeri

fiam italia, villa mirafiore, pesaro

Villa Miralfiore, Pesaro

fiam italia, tavolo, salonemilano

Fiam Italia, tavolo Ragno, design Vittorio Livi, 1984

fiam italia, poltrona, cini boeri, salonemilano

Fiam Italia, poltrona Ghost, design Cini Boeri, 1987 

fiam italia, marcel wanders, salonemilano

Fiam Italia, Echo, design Marcel Wanders

fiam italia, marcel wanders, salonemilano

Fiam Italia, Cristaline, design Marcel Wanders

salonemilano, fiam italia

Fiam Italia, stand Salone.Milano 2023

Salone del mobile Salone del mobile
Un'altra designer che ha esaltato il vetro curvato è stata Cini Boeri con la Ghost.

Con Cini è stata un'avventura veramente straordinaria, aveva un'eleganza unica, un modello a cui ho voluto ispirarmi, una professionista alla quale ho voluto molto bene.  Mi portò una maquette della Ghost, dicendomi: “tanto, Vittorio, questo lavoro non lo puoi fare!” A me piacciono le sfide. Ho capito che per noi quel progetto non era solo fatturato, ma la spinta per dimostrare che la nostra azienda poteva andare oltre, che poteva avere un futuro. Dopo circa tre anni il primo prototipo. Ed è nata Ghost. Realizzando quel pezzo riuscimmo a far capire le possibilità tecnologiche del vetro. Quando nel 1987 presentammo la Ghost a Milano, fu la prima classificata al “Referendum Lettori”, per il prodotto più innovativo, bandito da Interni, ottenendo il 38% dei voti. L'unica cosa è che non si erano ricordati di darle il Compasso d'Oro… poi glielo hanno dato - alla Carriera - 35 anni dopo. 

Cosa non ha ancora fatto col vetro e con chi non ha ancora collaborato e vorrebbe?

Il vetro è un materiale così malleabile, è una cosa infinita: ti protegge dagli agenti atmosferici, si può lavorare a caldo, a freddo, si può colorare. Non ne esiste uno simile. Ho cercato di renderlo sempre più prezioso. Stiamo realizzando delle “pietre preziose” di vetro, proprio perché vogliamo farne capire il valore. Dobbiamo continuare a studiarlo. Sono una persona istintiva. Per esempio osservando il lavoro di Marcel Wanders, gli abbiamo chiesto se la sua cifra stilistica fosse adattabile al nostro materiale: sono nati Echo (selezionato nell’ADI Index 2024) e Cristaline.  

Come festeggiate i 50 anni?

Non in un giorno ma in un anno. Abbiamo cominciato con una serata charity a Villa Miralfiore, il cui ricavato con il supporto di Fondazione Mediolanum, è stato devoluto alla Fondazione di Andrea Bocelli per finanziare il nuovo intervento di ricostruzione post-sisma Centro Italia 2016 e riqualificazione urbana "ABF Hub educativo del quartiere Sforzacosta di Macerata". Una festa al mese in 12 città in giro per il mondo. Il prossimo anno concluderemo a Villa Miralfiore in occasione di Pesaro Capitale Europea della Cultura e vogliamo legare la nostra attività a un territorio che ci appartiene. 

30 ottobre 2023
Tags