“10 viaggi nell’architettura Italiana” a Palazzo Altemps
Il punto di vista di Matteo Balduzzi, uno dei curatori della mostra, ed Elisa Pasqual (Studio Folder)
La splendida cornice di Palazzo Altemps, nel cuore di Roma, ospita un coinvolgente mix tra foto, architettura e design. Un’installazione interattiva fuori dagli schemi che grazie al lavoro di 10 fotografi +1 trasporta il visitatore in un viaggio che attraversa tutta l’Italia. Dopo la prima tappa presso la sede di Triennale Milano, la mostra “10 viaggi nell’architettura Italiana”, si sposta ora presso il Museo Nazionale Romano dal 24 giugno fino al 4 settembre 2022.
L’esposizione, a cura di Matteo Balduzzi, Alessandra Cerroti e Luciano Antonino Scuderi, è organizzata dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea, Triennale Milano, e raccoglie una selezione di 108 immagini realizzate dai giovani fotografi: Roberto Boccaccino, Marina Caneve, Davide Cossu, Louis De Belle, Luca Girardini e Marco Zorzanello, Paolo Lindozzi, Allegra Martin, Simone Mizzotti, Flavia Rossi, Alberto Sinigaglia.
Circa 3.000 fotografie prodotte per documentare oltre 250 architetture italiane, dai capolavori riconosciuti agli edifici meno noti.
Come ci racconta uno dei curatori, Matteo Balduzzi: “L’ idea della mostra nasce dalla piattaforma Atlante dell’Architettura Contemporanea realizzata nel 2018, un progetto che mira a far conoscere la preziosità del patrimonio architettonico italiano. La particolarità di questa esposizione è quella di essere stata pensata come un’installazione e non come una tradizionale mostra fotografica, ma è stata creata con lo scopo di far dialogare le immagini col territorio italiano in modo fisico. Abbiamo costruito così insieme allo Studio Folder un allestimento che definirei coraggioso, e che dapprima abbiamo proposto in Triennale a Milano e poi abbiamo presentato a Palazzo Altemps”.
Un allestimento scenico ed evocativo che trasforma l’area espositiva del cortile del Museo Nazionale Romano in uno spazio cartografico. Attraverso l’utilizzo di 400 moduli stampati si delinea così una struttura astratta dell’Italia dove l’architettura ed i paesaggi vengono esposti tramite una serie di accostamenti in cui i singoli sguardi degli autori si fondono in un paesaggio collettivo. Un pavimento industriale a moduli su cui è stampata un’intera carta d’Italia e sopra il quale le opere “galleggiano” sostenute da sottili strutture, diventa così un archivio tridimensionale.
A tale proposito come spiega Elisa Pasqual dello Studio Folder: “L’allestimento nasce proprio per rafforzare l’idea stessa della mostra, ed abbiamo reso esplicito non solo il viaggio che i fotografi hanno fatto in Italia, ma anche l’esperienza del visitatore, il quale può letteralmente percorrere tutta la penisola calpestando l’esposizione stessa. La particolarità dell’allestimento è ben messa in luce dalla sede, in modo tale che il visitatore possa percorrere l’Italia non solo dal basso ma anche guardarla dall’altro, grazie alle balconate che circondano il cortile del Palazzo. Riguardo i materiali usati, sono stati interamente recuperati dall’allestimento precedente in Triennale, dunque non c’è stato alcun spreco”.
Un progetto espositivo, quello della mostra, che nasce anche dalla collaborazione tra le istituzioni. Grazie infatti al dialogo tra ambiti disciplinari ed artistici diversi, un premio speciale è stato conferito proprio all’allestimento, che è risultato vincitore agli European Design Awards 2022 nella categoria “Exhibition Design”. Un lavoro espositivo dove la coralità dei fotografi viene ulteriormente rafforzata dal volume “10 viaggi nell’architettura italiana” (Silvana Editore 2021) pubblicato in occasione della prima tappa della mostra. Un vero diario di bordo sul rapporto tra i luoghi e lo spazio riguardo la pratica della fotografia.
La mostra rappresenta dunque un diverso modo di raccontare il territorio italiano alla scoperta di nuovi itinerari e nuove storie, un luogo dove, come ricorda il curatore Matteo Balduzzi, ogni autore deve riportare da un lato l’architettura in modo corretto, ma allo stesso tempo grazie ai margini di libertà riesce a mostrare anche la propria anima.