Inequalities, 24ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano

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Shapes of Inequalities, Federica Fragapane - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio

Dalla geopolitica urbana alla biopolitica dei corpi, la 24ª Triennale – inaugurata, tra gli altri, dal Premio Nobel per l'economia Michael Spence e aperta al pubblico fino al 9 novembre – denuncia le disuguaglianze strutturali che segnano le vite contemporanee, offrendo spunti di riflessione e soluzioni attraverso il contributo di artisti, architetti, designer e studiosi di fama internazionale

L’ineguaglianza non è un’eccezione: è una regola e una condizione che si ripete, si trasforma, si radica. Vive nelle città, nei corpi, nei linguaggi, nei confini. Alcune diseguaglianze fanno rumore, altre sussurrano. Alcune le raccontiamo, altre le passiamo sotto silenzio (o peggio, le ignoriamo). Alcune si possono (e devono) cambiare, altre resistono. "Nascere poveri è oggi una condizione irreversibile per milioni e milioni di abitanti del pianeta" afferma Stefano Boeri, senza troppi giri di parole. E allora, la 24ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano, “Inequalities”, è l’evento culturale più urgente e necessario di oggi perché nasce proprio per raccontarle e metterle in scena. Perché solo ciò che si rende visibile può essere riconosciuto e messo in discussione. “Inequalities” vuole essere un invito a rompere il silenzio. Non tanto perché denuncia ciò che già sappiamo, ma perché ci costringe a vederlo, a sentirlo, a farne parte. Dopo Broken Nature (2019) e Unknown Unknowns (2022), la Triennale chiude la trilogia indagando la più umana, e al tempo stesso disumana, delle questioni: quella delle disuguaglianze radicate nel nostro vivere quotidiano, nei nostri corpi, nei nostri territori. Occorre allora ascoltare. Occorre restare. E attraversare la mostra quasi fosse una ferita. Da sanare.

Inequalities è allora un dispositivo critico, un organismo polisemico di 7.500 mq che parla con la voce di 341 autori da 73 paesi, coordinati da 28 tra curatori e curatrici in 8 mostre. A cui si affiancano anche i 5 atenei milanesi, più di 20 istituzioni internazionali e la Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico. È un atlante umano, urbano, biologico e geopolitico. È un viaggio che parte dal cemento delle metropoli per arrivare fino ai microbiomi dei nostri corpi. Due, infatti, le direttrici tematiche: la geopolitica delle disuguaglianze, che analizza lo spazio urbano e le sue asimmetrie, e la biopolitica, che si concentra sui corpi, le aspettative di vita, la salute, la mobilità e la rappresentanza.

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471 Days - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio

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Towards a More Equal Future, curated by the Norman Foster Foundation - Ph. Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio

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Towards a More Equal Future, curated by the Norman Foster Foundation - Ph. Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio

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Radio Ballads, curated by Serpentine London - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio 

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Milano. Pradoxes and Opportunities - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio 

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Clay Corpus, curated by Theaster Gates - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio 

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Cities, curated by Nina Bassoli - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio 

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Cities, curated by Nina Bassoli - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio 

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Cities, curated by Nina Bassoli - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio 

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China Pavilion - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio 

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A Journey Into Biodiversity. Eight Forays on Planet Earth Pievani - Ph. Alessandro Saletta e Agnese Bedini - DSL Studio

La città come luogo del conflitto e della possibilità

Nel cuore dell’esposizione Cities, curata da Nina Bassoli, si avverte la tensione costante tra ferita e possibile guarigione. L’urbe come campo di battaglia, ma anche come laboratorio del possibile. Qui le città del mondo parlano con voce propria: Tel Aviv raccontata attraverso The Book of Amos di Amos Gitai è un grido che risuona in ebraico e arabo, mentre le strade reali diventano scena e metafora del conflitto. Londra denuncia l’incendio della Grenfell Tower – fallimento totale del sistema e simbolo di un fallimento collettivo: l’economia che uccide, la politica che dimentica, la città che abbandona. L’Atlante del mondo che cambia di Maurizio Molinari riscrive le geografie della povertà e del potere; mentre Milano. Paradossi e opportunità, progetto a cura di Seble Woldeghiorghis, Damiano Gullì e Jermay Michael Gabriel, direttore Black History Months Milano, smaschera le tensioni interne alla metropoli più celebrata d’Italia, rivelando disuguaglianze che i riflettori spesso ignorano.

Ma non mancano i segni di resistenza. L'Angola porta in mostra Made in Angola, un design nato nei Musseques, dove i materiali poveri diventano veicoli di emancipazione e bellezza. Il padiglione della Guinea-Bissau tesse a mano il futuro con il Panu de Pinti, un arazzo di speranza collettiva. A Beirut, E dal mio cuore soffio baci al mare e alle case, padiglione vincitore del Bee Award, è un sussurro di memoria che diventa ricostruzione. Il contributo della Norman Foster Foundation, Verso un futuro più equo, propone un’architettura ormai necessaria: case modulari per rifugiati, masterplan per la rinascita di Kharkiv, prototipi per comunità sostenibili. Le città, che occupano solo il 3% della superficie terrestre ma generano il 75% delle emissioni globali, sono chiamate a diventare soggetti attivi nel superamento delle disuguaglianze. Lì si giocherà la battaglia del futuro. Anche Lo spazio delle disuguaglianze del Politecnico di Milano tenta la via della proposta: housing sociale, mobilità sostenibile, accesso equo ai dati e alle risorse. Il design deve essere etica in atto.

Corpi, cure e simbiosi: mappe intime della disuguaglianza

Il primo piano della Triennale è più intimo. Si entra in punta di piedi in un universo fatto di resistenza invisibile. In We the Bacteria. Appunti per un’architettura biotica, il nostro corpo è raccontato come territorio condiviso, fragile, fertile. L’installazione invita a riconsiderare la nostra identità non come entità chiusa, ma come organismo ospite, attraversato da una moltitudine invisibile. Ogni visualizzazione è un racconto stratificato di alleanze e squilibri, di microgeografie che svelano come la perdita di biodiversità microbica sia una forma silenziosa e letale di disuguaglianza. In questo contesto, Due facce della stessa moneta, è una narrazione visiva che ci restituisce alla nostra condizione originaria di simbiosi: con i batteri, con il pianeta, con l’altro. Un viaggio nella biodiversità. Otto stazioni sul pianeta Terra è un'esplorazione scientifica e poetica delle forme di vita che popolano il nostro pianeta: ecosistemi fragili, specie a rischio, connessioni tra climi e culture. La biodiversità come fondamento di ogni equilibrio: ecologico, sociale, esistenziale. La Repubblica della Longevità. In Health Equality We Trust apre una riflessione urgente sulla salute come diritto e come discriminazione. Curata da Marco Sammicheli e Nic Palmarini, la mostra espone i paradossi e le promesse dell'era della longevità: dati globali, esperienze individuali, pratiche culturali e dispositivi tecnologici raccontano un mondo che invecchia in modo diseguale, e che solo attraverso politiche inclusive potrà affrontare le sfide del futuro. Radio Ballads ci invita ad ascoltare le voci di chi cura, di chi accoglie, di chi ogni giorno ricuce gli strappi del vivere. Come un canto a più voci, restituisce dignità a chi raramente ha spazio nei media e nelle istituzioni. La cura diventa linguaggio politico. La fragilità, una forma di resistenza. In Portraits of Inequalities, antichi ritratti dei benefattori della Ca’ Granda si alternano all’immagine di un povero effigiato da Giacomo Ceruti. Uno sguardo che chiede conto. Che interroga il privilegio. Che rompe il quadro.

I vincitori dei Bee Awards 

Tra i momenti più intensi dell’inaugurazione, i Bee Awards sono stati molto più che una cerimonia celebrativa. La giuria, composta da Paola Antonelli (Presidente), curatrice al MoMA, Ifeoluwa Adedeji, scrittrice e giornalista, e Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano, ha premiato opere che incarnano il cuore di Inequalities. Il premio per il miglior progetto originale è andato proprio a Due facce della stessa moneta: un atto di riconoscimento del nostro essere interdipendenti – umani, batteri, habitat. La menzione speciale è andata a Grenfell. Fallimento totale del sistema, che ha il coraggio di chiamare le cose col loro nome: omissione, negligenza, morte evitabile. Tra le partecipazioni internazionali, il padiglione libanese E dal mio cuore soffio baci al mare e alle case ha vinto per la capacità di trasformare la memoria in architettura emotiva e resistente. La menzione d’onore è andata, invece, al padiglione di Porto Rico con Había una vez y dos son tres “feminisitios”, un’esplorazione dolorosa e provocatoria dei luoghi della violenza sistemica di genere. 

Una mostra (che resta addosso), un atto politico  

Inequalities è una Triennale difficile ma necessaria. Una manifestazione che sfida i visitatori a uscire dalle rassicuranti geometrie dell’inclusività di facciata per confrontarsi con le fratture reali del nostro tempo. È una Triennale che non si accontenta di mostrare, ma che interpella. Chiede ascolto. Chiede di fare i conti con la nostra parte di responsabilità. Non c'è neutralità nello stare al mondo, sembra dirci ogni stanza, ogni mappa, ogni voce. Stefano Boeri ha scritto che non si tratta di dividere il mondo in due. Ma di riconoscere le miriadi di differenze che lo attraversano. E trovare in esse non un motivo di conflitto, ma la chiave di una nuova convivenza. Un messaggio radicalmente politico. In un’epoca che premia l’apparenza, Milano sceglie la divergenza, il dubbio, la complessità. E per questo, ancora una volta, insegna. 

13 maggio 2025
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