In Arabia Saudita si insegna la creatività come scelta strategica
Tra i Paesi del Medio Oriente che stanno immaginando un’economia post-petrolio, l’Arabia Saudita si distingue per i grandi investimenti nella cultura. Il festival Tanween 2022, che si è tenuto a Dammam tra il 25 ottobre e il 13 novembre, ne è un chiaro esempio
Terra di pellegrinaggi e antiche civiltà, di deserti, di montagne di arenaria e viste mozzafiato, l’Arabia Saudita è attraversata oggi da profondi cambiamenti sociali. Grattacieli e centri commerciali nascono accanto alle rovine dei primi insediamenti e un grande fermento culturale percorre tutta la Penisola dalla capitale Riyadh, dove è in corso in questi giorni un importante festival delle luci con installazioni di artisti internazionali, fino a Dammam, la più importante città della costa orientale.
Fino agli anni ’80, Dammam era un sonnolento villaggio di pescatori in affaccio sul Golfo Persico e circondato dal deserto, proprio di fronte al Bahrein, a cui è collegato attraverso un ponte. Poi, quando ad Al-Dhahran, la cittadina vicina, fu scoperto il petrolio, l’area si sviluppò velocemente diventando il centro dell'industria del petrolio e del gas in Arabia Saudita, controllata da Saudi Aramco, l’azienda con la più alta capitalizzazione al mondo.
Negli ultimi anni, il Governo saudita si è mobilitato per immaginare l’economia nell’era post-petrolio guidata dal piano strategico Vision 2030, studiato per ridurre la dipendenza dell'Arabia Saudita dal petrolio, diversificare l'economia e sviluppare i settori dei servizi pubblici come la sanità, l'istruzione, le infrastrutture, la cultura, le attività ricreative e il turismo.
In questo quadro, si colloca il festival Tanween 2022, che si è tenuto tra il 25 ottobre e il 13 novembre 2022. Giunto alla quinta edizione, Tanween si svolge al King Abdulaziz Center for World Culture (Ithra) di Dammam, un’architettura notevole completata nel 2018 dallo studio norvegese Snøhetta, 100.000 metri quadri per promuovere l'arte e la cultura nazionale, mediorientale e mondiale, con mostre, eventi, spettacoli, workshop ed esperienze di diversa natura. L’edificio è sensazionale: tubi di acciaio inossidabile modellati e piegati singolarmente ne costituiscono la pelle esterna, mentre, all’interno, un teatro, un cinema, un auditorium e diverse sale espositive si articolano attorno a un grande vuoto centrale che consente la salita ai piani superiori dove è ospitata una grandiosa biblioteca. Anche la posizione di Ithra è importante a livello simbolico: l’edificio è stato costruito proprio nel luogo dove fu scoperto il primo pozzo petrolifero del Regno.
Quest’anno, il tema del festival Tanween è Collaboration. Se i temi delle passate edizioni sono stati Disruption, Play, The New Next, subito dopo la pandemia, e Tools, oggi, con il titolo Collaboration, si vuole esplorare un aspetto del processo creativo, concentrandosi sul modo in cui le industrie culturali continuano a innovare e a guidare l'economia, evidenziando il valore della collaborazione.
Con lo slogan "Collaborare per creare", Tanween 2022 riconosce la necessità di una sinergia tra culture, con la natura, con la tecnologia e per la società. Nell'arco delle tre settimane in cui si svolge il festival, si è parlato di Business of Creativity, esplorando nuovi modi di collaborazione creativa, tra cui il crossover di marchi innovativi e il modo in cui la collaborazione con la natura può limitare l’impatto sul clima; di Graphics & Communication analizzando come nella comunicazione e nel branding si può collaborare per raggiungere culture e pubblici diversi; mentre durante l’ultima sessione del festival – tra l’11 e il 13 novembre – si è parlato di Architecture, esplorando come la collaborazione con l'ambiente, la società e la cultura possa contribuire a migliorare l'architettura.
Studenti, creativi e professionisti sono il pubblico di questo festival, richiamato all’interno degli spazi messi a disposizione da Ithra per imparare e creare connessioni grazie alle storie raccontate e agli strumenti condivisi dagli esperti, dalle aziende e dalle industrie culturali e creative invitate. In particolare, la seconda sessione di Tanween, intitolata, appunto, Graphics & Communication, ha sviluppato il tema della creatività e della collaborazione nel settore della grafica e della comunicazione. Tra i relatori principali, ci sono stati Joe Foster, imprenditore inglese fondatore di Reebok, che ha raccontato come è stato possibile per lui trasformare un’impresa familiare in un marchio globale; Carlos Mare, graffitista artista americano degli anni ’70 e ’80 che ha spiegato come nel suo lavoro sia stata fondamentale la contaminazione con l’hip-hop, la multiculturalià e la tecnologia; Nasser Alshemimry e il duo Golden Ratio, artisti multimediali sauditi che hanno trovato nella collaborazione il proprio equilibrio creativo; e Reeps One (alias Harry Yeff), musicista, compositore e new media artist inglese, pioniere del vocalismo sperimentale che, unendo performance vocali e tecnologiche, ha ispirato la platea con uno spettacolo audiovisivo.
Un programma di relatori importante, voluto dal designer inglese Robert Frith, dal 2009 direttore creativo e curatore di Tanween.
“Abbiamo iniziato con la frase Stop collaborate and listen”, racconta Frith, “che rappresenta un’analogia interessante con il processo creativo. Abbiamo cercato di esplorare le ragioni che stanno dietro alla creatività, suggerendo di fare un passo indietro e di guardarsi intorno. Collaborare significa scegliere con chi lavorare e ascoltare significa portare il proprio messaggio a un pubblico, vedere come risponde, ottenere un feedback e quindi tornare indietro di nuovo per ripetere il processo.”
Insegnare la creatività non è semplice. Noi, in Italia, lo diamo per scontato. Abbiamo avuto Maria Montessori, che ha fatto della libertà di espressione il fulcro dell’offerta didattica su cui si basa attualmente il sistema scolastico italiano, e, facendo di necessità virtù, viviamo di un sistema manufatturiero e produttivo che poggia sulla creatività del singolo. Per l’Arabia Saudita, che ha goduto negli ultimi decenni della ricchezza del proprio sottosuolo, immaginare un'economia post-petrolio basata sulla creatività è una sfida importante che va di pari passo con l’affermazione dei diritti della persona.