Storie Architettura ostile: problema o soluzione? Testo di Salvatore Peluso Aggiungi ai preferiti Gli spuntoni sono pensati per evitare l’accampamento degli homeless sotto il viadotto urbano (Guangzhou, Cina) - Ph. China Hush L’architettura ostile è una strategia di progettazione urbanistica mirata a impedire comportamenti ritenuti spiacevoli, inadeguati o pericolosi. Ma l’effetto collaterale è quello di compromettere la vitalità della vita urbana C’erano una volta gli ideali sociali dell’architettura: una disciplina il cui obiettivo è definire il contesto fisico in cui viviamo e che è può favorire lo stare insieme. Le discipline progettuali non solo possono garantire a tutte e tutti delle condizioni di vita dignitose, ma devono anche ambire a una bellezza accessibile e condivisa. Un esempio tra i più alti di come l’attenzione di architetti (e committenti) può rivolgersi a tutta la comunità – e non solo a pochi abbienti – sono le “panche di via”: elementi in muratura e pietra che fornivano delle sedute pubbliche, collocate ai piedi delle facciate, principali o secondarie, di palazzi storici. Sono dotati di questi arredi pubblici i principali palazzi rinascimentali di Firenze come Palazzo Medici-Riccardi e Palazzo Strozzi. Cos’è l’architettura ostile Fast forward agli anni 2000 e assistiamo alla diffusione di un’architettura le cui finalità sembrano essere opposte rispetto a quelle appena delineate, e il cui obiettivo è rendere inaccessibile, inospitale, ostile un determinato luogo pubblico. Il nome di questa tendenza architettonica è “architettura ostile”, “architettura difensiva”, o ancora “unpleasant design”. Si tratta di tutta una serie di escamotage architettonici – oggetti, arredi, accessori o dettagli – pensati per disincentivare alcuni comportamenti da parte della popolazione, e in particolare alcune categorie meno abbienti – specialmente gli homeless. Borchie e spuntoni, dissuasori e divisori, ma anche suoni e luci disturbanti: l’architettura ostile si insinua in ambienti costruiti esistenti e ne modifica la connotazione. L’arredo più diffuso “di unpleasent design” La tipologia d’arredo più diffuso di architettura ostile sono le panchine: ne troviamo con bracci metallici nel mezzo, dalle sedute inclinate o tondeggianti (non piane) o addirittura senza seduta, permettendo solo un precario appoggio agli utenti. Uno dei progetti di architettura ostile più noti e discussi è la Camden Bench, una panchina realizzata nel 2012 dall’azienda Factory Furniture e diffusamente utilizzata per arredare le strade di Londra. La sua forma e il modo in cui è pensata riassumano molti dei principi cardine dell’unpleasent design: le diverse inclinazioni dei piani di appoggio permettono di sedersi in vari modi, ma non permette di sdraiarsi perché piena di spigoli. Inoltre, la forma dei bordi è pensata per sfavorire lo scivolamento con gli skateboard, mentre una speciale vernice rende l’oggetto in cemento anti-graffiti. La Camden Bench - Ph. The wub, CC BY-SA 4.0 Bulloni installati sui gradini d'ingresso di un edificio per scoraggiare la seduta e il riposo - Ph. DC, CC BY-SA 3.0 Recinzione sotto le scale di un edificio pubblico a Stoccolma - Ph. Frankie Fouganthin, CC BY-SA 4.0 Panchine con tubi metallici in una stazione ferroviaria di Vienna - Ph. Herzi Pinki, CC BY-SA 4.0 Ostilità effimera L’architettura ostile può anche essere immateriale, sperimentando alcune tattiche effimere per scoraggiare lo stazionamento o il raggruppamento di persone in un luogo preciso. A Portland, in Oregon, si utilizza la musica: “con tutti i tagli ai finanziamenti che hanno colpito le orchestre durante la recente recessione, c’è ancora un aspetto della musica classica che le amministrazioni locali trovano prezioso: l’infallibile capacità della musica di disperdere gli adolescenti che frequentano gli spazi pubblici,” scrive il giornalista David Ng sul Los Angeles Times. A Cardiff, alcuni esercizi commerciali hanno invece sperimentato generatori di suoni ad alta frequenza – ronzii simili a quelli delle zanzare, da qui il nome Mosquito – per scoraggiare lo stazionamento degli spacciatori vicino al loro ingresso. Sempre nel Regno Unito, più precisamente a Mansfield, vicino Sheffield, alcuni quartieri residenziali sono stati dotati di sistemi di illuminazione rosa. “Le luci hanno lo scopo di creare un’atmosfera rilassante, ma evidenziano anche le macchie sulla pelle,” portando a “un calo dei comportamenti antisociali,” si legge su BBC News. Iniziative per città più inclusive In opposizione al fenomeno dell’architettura ostile negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative a favore di spazi pubblici più accoglienti. Una di queste è la piattaforma Hostile Design, un sito web nato “per fornire una piattaforma di sensibilizzazione sul design ostile, per dare la possibilità di segnalare e condannare chi ne è coinvolto e per creare un archivio vivente del design ostile in tutto il mondo. In definitiva, l'idea è che attraverso la consapevolezza possiamo dissolvere i pregiudizi, influenzare gli urbanisti e i consigli comunali e creare spazi pubblici più inclusivi e accoglienti per tutti.” Questo portale, insieme a tante azioni artistiche e progettuali ci invitano innanzitutto a guardare la città con occhi diversi, a porre attenzione e a vivere lo spazio pubblico e, soprattutto a mettere in discussione il modo in cui sono fatte le nostre città. 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