In conversazione con Bill Durgin, autore della campagna di comunicazione del Salone 2025
L’artista e fotografo newyorkese ci racconta un progetto che non si limita a presentare il design come oggetto o funzione, ma ne esplora l’essenza più profonda: la sua relazione con l’essere umanomitola
Bill Durgin è un artista e fotografo conosciuto per la sua capacità di decostruire e reinterpretare il corpo umano. Di stanza a Brooklyn, New York, è l’autore della campagna di comunicazione “Thought for Humans.” del Salone del Mobile.Milano 2025 realizzata in sinergia con Dentsu Creative Italy.
Durgin costruisce i suoi scatti ispirandosi agli aspetti storici del fare fotografia, concentrandosi sul lavoro in studio. Ha conseguito il BFA presso la Tufts University e la School of the Museum of Fine Arts nel 1995 e il MFA presso il California College of the Arts nel 2000, lavorando con Larry Sultan, uno dei grandi maestri della fotografia contemporanea.
Il suo lavoro è stato esposto in gallerie di tutto il mondo, tra cui il Museum of Fine Arts di Boston, Guest Projects a Londra, SF Camerawork in California, Station independent projects a New York, Ego Gallery a Barcellona e Klompching Gallery a Brooklyn. Tra gli altri è stato pubblicato su riviste internazionali come Acne Paper, Wallpaper*, Surface, Paper, The New York Times e Art News.
Abbiamo incontrato Bill per conoscere meglio la sua fascinazione per il corpo umano e scoprire la sua visione creativa, le sue più grandi fonti di ispirazione, e per raccontare in anteprima i dettagli della campagna di comunicazione che ha realizzato per la 63ª edizione del Salone del Mobile.Milano, dove legno, metallo, tessuto e bioplastica si fondono con la pelle umana, mettendo in luce i valori di sostenibilità, armonia e connessione.
Ho sempre considerato la fotografia come un processo progettuale, in cui ogni aspetto viene attentamente controllato. Inizialmente, mi sono avvicinato a questa disciplina adottando una visione prevalentemente bidimensionale. Sono particolarmente affascinato dalla forma del corpo umano, che mi piace rappresentare in maniera scultorea. Per natura, sono un minimalista e prediligo inquadrature che includano solo gli elementi essenziali per trasmettere in modo più chiaro la mia visione.
Quando ho iniziato a esplorare il corpo nella sua totalità, lavoravo in uno studio molto sobrio. Mi sono appassionato sin da subito all’interazione tra le persone e l’ambiente circostante. In questo percorso, ho via via iniziato a costruire minuziosamente i miei set e a introdurre una serie di elementi architetturali, per esempio dei basamenti costruiti ad hoc, e a lavorare con modelli e modelle progettando le scene a partire dalle loro caratteristiche fisionomiche.
Durante il percorso di formazione di ogni fotografo, si arriva inevitabilmente a un bivio: orientarsi verso la fotografia documentaria, catturando il mondo che ci circonda, oppure scegliere di costruire un'immagine attraverso la propria fotocamera. Essendo un amante del controllo e un minimalista per natura, considero ogni scatto come una tela da plasmare. Mi piace partire da uno spazio vuoto e arricchirlo progressivamente, aggiungendo ogni dettaglio con equilibrio e cura, creando così un’immagine che racconta una storia unica.
Ho sempre nutrito una forte fascinazione per la luce naturale che filtra attraverso le finestre degli spazi architettonici. Questa luce, spesso, varia di intensità durante il giorno. Nel corso degli anni, ho perfezionato la mia tecnica ricreare una condizione che possa avvicinarsi il più possibile alla luce naturale, permettendomi di illuminare o ombreggiare lo spazio per mettere in risalto i dettagli del corpo e specifiche aree del frame.
È stata un’opportunità e un’esperienza meravigliosa. Ho sempre amato il suo lavoro, per me è stato il più importante insegnante, sono certo qualsiasi studente direbbe lo stesso. Ho anche avuto l'opportunità di lavorare con Larry come assistente per alcuni lavori commerciali, ed è stato molto divertente.
Oltre all'opera di Larry Sultan, le mie principali fonti di ispirazione provengono dalla fotografia e dalla scultura. Per esempio, l'uso del corpo e la gestione della luce nelle opere di Edward Weston sono stati fondamentali per la mia formazione. Trovo anche estremamente stimolante la capacità di Cindy Sherman di creare scene drammatiche quasi dal nulla. Inoltre, amo le sculture contemporanee di Rebecca Warren e quelle iconiche di Brâncuși.
Realizzare questo progetto è stato emozionante e stimolante. Ho lavorato in concerto con il team del Salone del Mobile e con Dentsu Creative Italy in fase di scouting per individuare i materiali e le forme che meglio rappresentassero l'idea della campagna, esplorando così la relazione intrinseca tra design e corpo umano. Abbiamo voluto rivelare la bellezza della materia e la sua capacità di fondersi con il corpo.
In prima battuta ci siamo concentrati su una serie di materiali che sintetizzassero il concetto di design. Successivamente abbiamo esplorato forme e geometrie, analizzando come potessero interagire armoniosamente con il corpo, con particolare attenzione ai dettagli. Alcuni di questi aspetti si legano alla mia passione e alla mia esperienza pluriennale nel mondo della danza, in particolare alla capacità dei ballerini di assumere pose elastiche e di valorizzare le parti del corpo nei loro movimenti fluidi. E naturalmente non è mancata una buona dose di improvvisazione. È stata fondamentale per stimolare la creatività sul set.
La sfida principale e il cuore della campagna sono stati raccontare l'interazione tra materia e corpo con uno sguardo delicato. Un viaggio emozionale in cui design e corpo si fondono, diventando un tutt'uno. Volevamo raccontare una visione del design che mira a migliorare la qualità delle nostre vite, esplorando la connessione tra corpo, materia e spazio.