Billiani, un’azienda italiana che esce dal coro
“Non sono i capitali la priorità ma le menti che si possono impegnare al nostro fianco con energie rinnovate e passioni che il mondo dell’arredo offre come pochi” ci racconta Luigi Billiani, CEO dell'omonima azienda
Negli anni 80 la Fratelli Billiani, storica azienda familiare produttrice di sedie in legno con sede nel famoso triangolo della Sedia, gestita da mio padre e i miei zii, non era riuscita a compiere un passaggio generazionale a coloro che avrebbero potuto continuare l'attività.
Nel 1986 io e mio fratello decidiamo di ripartire, forti del know-how familiare, preferendo utilizzare l’indotto che allora contava nel solo Distretto della Sedia oltre 1000 aziende specializzate. Abbiamo così cavalcato con successo e con una struttura snella, il decadente mercato popolato principalmente da importatori tedeschi e statunitensi che commissionavano modelli custom made, con un preciso riferimento a prezzi calcolati ed economici.
Abbiamo attraversato gli anni '90, attenti a non essere inghiottiti da una crisi strutturale che ha dimezzato le attività produttive di un sempre meno florido settore.
Nel 1998 con l’arrivo di Veronik Romanutti, mia compagna e poi moglie, abbiamo iniziato il nuovo Secolo con la volontà di sviluppare prodotti a marchio Billiani e affermarlo nei vari mercati preferendo il settore del contract. Abbiamo portato il brand ai primi posti del distretto facendolo conoscere a livello nazionale e internazionale. Veronik ha impostato un'organizzazione aziendale fondata sull'efficienza del servizio al cliente e a una serietà da sempre patrimonio della famiglia. Il secondo decennio si è chiuso con ottime performance di ricavi e margini.
È probabile che questo insieme di risultati positivi abbia attirato l’attenzione di troppi inseguitori locali e di altri mercati. Ci siamo trovati con prodotti troppo omologati. Abbiamo così deciso di cercare un cambiamento stilistico per poterci affermare, dimostrare che anche la passione per la nostra sedia era immutata.
La partenza è stata nel 2001 con il modello Foglia, una seduta innovativa ideata dall'architetto Marco Ferreri che utilizzava impiallacciature di legno flessibile. La visibilità è stata notevole ma non eravamo ancora maturi in termini di conoscenza di un mercato che ci poteva accogliere. È passato così il primo decennio in cui con Veronik abbiamo tenacemente perseguito piccoli obiettivi con una conduzione familiare.
Personalmente ho seguito la scelta dei modelli sviluppando nel 2010 una prima idea dell'architetto Emilio Nanni. È nata Doll, che si è dimostrata subito un best seller al Salone del Mobile.Milano. Con l’architetto Nanni, abbiamo sviluppato quest'idea utilizzando tecniche di curvatura inusuali, agganci strutturali sufficientemente robusti per una seduta in legno dallo stile scandinavo molto elegante. Negli anni successivi abbiamo sviluppato un'interessante collezione di sedute in legno che ci identificavano come azienda specializzata di questo prodotto.
Nanni ha progettato per noi altre sedute che ci hanno permesso di salire, maturare e consolidare un mercato contract che ci premiava a livello mondiale. Abbiamo continuato a utilizzare un indotto locale, italiano, che nel frattempo si era attrezzato con nuove tecnologie produttive. Questo ci ha permesso una grande flessibilità: nel 2011 abbiamo così festeggiato il secolo di presenza dei Billiani nel panorama produttivo friulano.
Abbiamo iniziato così nel 2019 la collaborazione con Cristina Celestino il cui stile è totalmente diverso dal percorso fatto da tutte quelle aziende che affollano il mercato della seduta e del mobile in genere. Cristina è una tenace professionista, culturalmente attenta e preparata. Ecco perché, pensiamo che con lei possiamo offrire dei prodotti esclusivi. Qualche cosa di unico, raccontare una storia di passione e tradizione. Con lei e con altri designer si stanno aggiungendo sedute e tavoli molto decorati.
Non a caso, da un input di Veronik, Cristina ha ideato un tessuto: Timent, Tagliamento in un Friulano parlato nella sponda pordenonese che è alle origini della Celestino. È un’incredibile creazione che riprende il greto di questo fiume unico. La collaborazione con la storica tessitura Bergamasca Torrilana, alimenta un connubio fatto di tradizione, artigianalità, sostenibilità e creatività.
In questa quinta Stagione, continuiamo il percorso intrapreso con Cristina Celestino con la quale sta nascendo una collezione di sedute lounge dalle dimensioni importanti. Inoltre sarà pronta una versione lounge della Fleuron disegnata da Constance Guisset.
Abbiamo poi in cantiere, con un designer milanese, un progetto di sedia unica la cui elaborazione è complicata e ci sta impegnando moltissimo. Manteniamo un alone di mistero per avere la certezza che, se elaborata correttamente, avremo un altro importante tassello di distinzione.
Onestamente, ora è l’azienda che dovrà avere le capacità di riposizionarsi sui mercati. Le difficoltà che abbiamo affrontato in questo inizio del secondo decennio, sono state epocali, non prevedibili, destabilizzanti. Unite al cambio di rotta stilistica, ci vedono ora con performance inferiori alle passate. In aggiunta il sistema produttivo locale è allo sbando, mancano le maestranze specializzate e non. Le risorse economiche dei molti artigiani si sono ridotte.
Abbiamo ripreso a visitare paesi esteri che hanno ottime offerte da produttori internazionali che testimoniano che il sistema Italia ha seri problemi di competitività. Quindi la strada è tracciata e non ci resta altro che far capire al mercato che c’è una azienda friulana, un'azienda italiana che esce dal coro, cercando sempre e comunque di garantire standard commerciali importanti per il mercato globalizzato. Con queste prerogative guardiamo con attenzione alle aggregazioni che possono premiare tanta abnegazione e serietà.
Sappiamo che non sono i capitali la priorità ma le menti che si possono impegnare al nostro fianco con energie rinnovate e passioni che il mondo dell’arredo offre come pochi. La laboriosità friulana appartenuta ai nostri genitori deve essere il solco in cui seminare.