Caleidoscopio Bitossi
Cento anni di storia in settemila pezzi: una selezione di modelli e forme in gesso, strumenti da lavoro, fotografie e documenti cartacei tra cui quaderni dei tornai, bozzetti, corrispondenze. La Fondazione Vittoriano Bitossi apre a tutti l’archivio museo in uno spazio di oltre 1500 metri quadri, a Montelupo Fiorentino, nella struttura originaria. A cento anni dalla nascita della storia azienda, un’intervista corale alla curatrice Porzia Bergamasco, a Luca Cipelletti che ha seguito il progetto architettonico e museografico e alla curatrice dell’archivio industriale Marina Vignozzi Paszkowski.
PB: Dovevamo trovare una forma ibrida tra il museo e l’archivio per rendere fruibile e disponibile un corpus di pezzi già catalogati e archiviati dalla curatrice Marina Vignozzi Paszkowski che avevano bisogno di essere messi in un ordine espositivo. I pezzi erano chiusi al pubblico in diverse stanze, il primo passo era trovare la modalità di esposizione per raccontare la storia di Bitossi.
PB: Bisognava creare una mappa visiva morfologica che evidenziasse la continuità e la differenza tra tutti questi prodotti, compreso il materiale cartaceo di disegni, bozzetti, cataloghi e ordini. L’idea era quella di raccontare la varietà prodotta da Bitossi ed evidenziare come fosse il risultato di nuove sperimentazioni sulla materia, ma anche sulle tecniche e sui colori incredibili, dalla genialità di Aldo Londi, alle forme di Sottsass e di Memphis, ai designer di oggi. In questa cronologia è stato importante rilevare come e quando anche il design contemporaneo è entrato nella storia del manufatto della ceramica. Al centro c’è l’oggetto, con la sua storia, la sua arte, la sua anima. Desta stupore: come si fa a non innamorarsene?
MVP: La fondazione come scopo principale la ricerca storico scientifica per l’arte ceramica e l’industria chimica. Suo primario interesse è lo studio, la conservazione dei fondi dell’Archivio Industriale Bitossi. Offre assistenza, consulenza e collaborazione a studiosi, ricercatori, collezionisti e artisti. Inoltre partecipa a iniziative culturali promosse da enti, istituzioni pubbliche e private internazionali. La storia raccontata da centinaia di manufatti e progetti è fonte di stimoli suggerimenti per continuare a essere innovativi, per continuare la ricerca di forme e colori moderni. Prerogativa che da sempre ha contraddistinto la produzione.
MVP: Direi che l’archivio è per lo più composto da pezzi storici, che non fanno più parte della produzione, ma del repertorio “storico” dell’azienda. Per la precisione il 70% è composto da pezzi unici relativi al periodo 1945-80. Tra questi figurano pezzi straordinari come le figure di animali realizzate da Aldo Londi, vasi Basi lampade e collezioni come Capogrossi, Mondrian, Milano moderna e l’icona a Rimini. Un elenco davvero molto lungo.
LC: L’allestimento ha visto la musealizzazione di un archivio ceramico inteso come una “sorgente”. Il nostro obiettivo, infatti, è stato sia mettere l’intero patrimonio dell’azienda Bitossi a completa disposizione del pubblico per una libertà di fruizione, sia renderlo una fonte di ispirazione per professionisti e creativi. Ciò è stato possibile grazie alla duplice disposizione allestitiva studiata per le ceramiche e per i documenti cartacei. Abbiamo predisposto più di 7000 pezzi su scaffalature in abete, una reinterpretazione di quelle utilizzate in ambito produttivo; mentre centralmente sono stati creati momenti installativi unici dedicati a gruppi specifici di ceramiche. Perimetralmente trova disposizione l’archivio del disegno che illustra schizzi, disegni, fotografie legate alla storia e alle tecniche realizzative delle ceramiche.
LC: Abbiamo scelto di raccontare la storia evolutiva di BitossiCeramiche non attraverso la progettazione di un classico museo aziendale, ma tramite la creazione di un archivio-museo, ritenendo che fosse più efficace e stimolante esporre l’intera produzione ceramica affidando il racconto alla collezione stessa. Per questo motivo, l’allestimento museografico si stratifica sulla memoria storica dell’architettura industriale in cui venivano prodotte le ceramiche grazie a un restauro meticoloso fatto sulle preesistenze. Nell’idea di progetto, infatti, la contemporaneità convive con la nostalgia di cui i luoghi si appropriano, ponendo anche le basi per uno sguardo rivolto al futuro. Per questo motivo, il percorso museale si conclude lasciando uno spazio libero, dedicato alle prossime collaborazioni di Bitossi Ceramiche.