C’è un “nuovo” acciaio verde, e si chiama bambù
Il suo impiego in architettura è ancora episodico, ma il potenziale potrebbe rivelarsi vertiginoso. Tre casi studio tra India e Cina ci spiegano perché l’edilizia in bambù è una preziosa opportunità per l’architettura sostenibile
La vista, a perdita d’occhio, è quella del paesaggio agricolo del Bengala Occidentale, stato orientale del subcontinente indiano. Vagando tra i campi, le palme e i frutteti di guaiave, lo sguardo dalla terrazza della Macha House indugia a 360 gradi sulla pianura verdeggiante, placandosi nella sua contemplazione. Concepito da Abin Design Studio, questo retreat per piccole fughe dalla vicina Calcutta riflette in tutto e per tutto il desiderio di un’esperienza privilegiata a contatto con la natura. Che si completa in maniera olistica anche nella scelta dei materiali: la Macha House è stata infatti realizzata in bambù, graminacea dalle molteplici potenzialità costruttive che vanta non solo un armonico rapporto con il paesaggio naturale, ma anche una grande e spesso sottovalutata capacità di assecondare le esigenze dell’architettura sostenibile.
Costruito su colonne in acciaio, il padiglione da 171 mq si distingue per la pianta ovale della sua piattaforma elevata. Al riparo dagli animali selvaggi e dal pericolo scaturito dalle piene, le terrazze sopraelevate circondano e avvolgono due camere da letto. Il bambù, materiale locale per eccellenza, plasma con morbidezza la scocca del padiglione, dalle volte, ai parapetti, ai rivestimenti delle travi in legno che sorreggono la struttura, dando prova della sua innata flessibilità attraverso le sue morfologie eterogenee.
Leggero, resistente ed ecocompatibile, il bambù ha tutte le qualità per soppiantare i materiali da costruzione più diffusi quali il cemento, l’acciaio e il legno, funzionando tanto come materiale strutturale – la sua resistenza alla trazione è simile a quella dell’acciaio - che come rivestimento. Pianta originaria dell’Asia dalla crescita rapidissima, ad alto assorbimento di CO2, particolarmente indicata per un utilizzo in zone sismiche in virtù della sua flessibilità, è oggi oggetto di un numero crescente di sperimentazioni che, attingendo tanto da tecniche tradizionali che all’utilizzo combinato di materiali hi-tech, cercano di metterne a punto le potenzialità costruttive così da espandere il campo delle sue possibili applicazioni.
Due principali scuole architettoniche si sono confrontate con la costruzione di edifici in bambù: in Colombia l’utilizzo del bambù – ce lo insegna Simon Velez, vero e proprio pioniere dell’utilizzo dell’acciaio vegetale in America Latina – ricorre a giunti e materiali combinati per effettuare il fissaggio tra i giunchi, mentre in Asia la tradizione è più purista e privilegia sempre e solo la legatura – un esempio tra tutti, l’opera di Shigeru Ban - senza indebolire la struttura della canna con forature.
Tra i grandi sperimentatori nell’utilizzo del bambù c’è anche Mauricio Cardenas Laverde, colombiano naturalizzato in Italia, dove risiede, e attivo a livello internazionale soprattutto in Cina, dove ha avuto modo di sperimentare numerosi progetti architettonici su grande scala. Delle proprietà di questa “pianta d’acciaio” Cardenas è anche un grandissimo divulgatore: compensatore naturale di CO2, il bambù – ci ricorda Cardenas - offre un'alternativa realmente spendibile all’utilizzo esclusivo dei super inquinanti acciaio e cemento, permettendo di ripensare lo spazio urbano in maniera sostenibile, in linea con i Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
La sua Energy Efficient Bamboo House, realizzata in Cina nel 2017, è un esempio eccellente per illustrare la sua tecnica del Boo Tech, che utilizza giunti a secco in acciaio per “legare” tra di loro le canne di bambù. A differenza dell’approccio di Simon Velez, che usa il cemento come filler, la tecnica di Cardenas lascia la canna integra e rende possibile la sostituzione di singole canne in caso di bisogno.
La casa, che è stata costruita in occasione della prima Biennale internazionale di Architettura in Bambù, si distingue per un disegno modulare che facilita l’assemblaggio delle canne anche da maestranze non specializzate. Come il nome stesso suggerisce, i principi di efficienza energetica vengono integrati nella progettazione dell’architettura grazie a tecnologie e soluzioni di efficienza e approvvigionamento energetico che contribuiscono ad abbassare in maniera significativa l’impronta carbone dell’edificio.
Un caso studio di interesse ci arriva dallo studio VTN Architects, di stanza a Hanoi e attivo tra gli altri nella progettazione di padiglioni ed architetture anche di grandi dimensioni costruite in bambù. Il Bamboo Structure Pavillion, del 2020, è stato realizzato all’interno di un parco nell’antica città di Nantou, in China, oggi inglobata nel tentacolare tessuto urbano di Shenzhen.
Per questo edificio contemplativo, VTN Architects sceglie il bambù per sottolineare, ancora una volta, la continuità con la natura circostante. Costituito da una serie di telai modulari che ne semplificano la progettazione strutturale, l'edificio è realizzato interamente in bambù, con l’unica eccezione del tetto di paglia. La pianta sinuosa, che richiama il moto di un’onda, fa eco agli snodi delle volte e agli avvolgenti intrecci impersonati dalle canne. Un'ulteriore prova tangibile, se ancora ce ne fosse bisogno, della sua innata flessibilità, e del contributo determinante che questa pianta può dare nella diffusione di un’architettura a prova di greenwashing.