Cosa abbiamo imparato a Next Now, quando il Design aiuta le aziende
Al convegno del Circolo del Design di Torino, aziende e ricercatori insieme per dimostrare come il Design per l’innovazione sociale possa attivare e orientare processi di cambiamento in azienda. Strumenti per vincere la sfida socio-ambientale
Sperimentare strumenti innovativi, garantire il benessere dei lavoratori, lavorare in modo da creare e misurare un buon impatto sociale e aumentare il proprio profitto: queste sembrano essere le chiavi per l’impresa di domani (per chi è in ritardo) secondo i risultati del convegno Next Now, che si è svolto il 27 e 28 ottobre al Circolo del Design di Torino.
“I parametri tradizionali entro i quali le imprese hanno operato fino ad oggi stanno cambiando alla ricerca di una necessaria risposta alle sfide che il mondo ci sta presentando, dal caos climatico alla pandemia, dalle pressioni demografiche alle disuguaglianze socio-economiche”. Così il Circolo del Design introduce la due giorni di convegno dedicato al Design per l’innovazione sociale nella cultura d’impresa, organizzato con l’obiettivo di imparare, grazie al confronto tra aziende virtuose, ricercatori e designer, a progettare innovazione sociale per creare un vero impatto sociale, oltre che il dovuto profitto.
Dodici aziende, 25 speaker e 5 workshop sui temi di questa edizione (capacità, ambiente, diversità, lavoratori e prossimità) sono gli ingredienti di Next Now, dove il design è inteso nella sua etimologia reale e ampia: progettazione. Nello specifico, progettazione di una società migliore ispirata ai temi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Un tema che avvicina sempre più aziende nel concreto, perché unendo i principi di bene comune, welfare aziendale e profitto, trovano una nuova ragion d’essere e nuova competitività sul mercato.
Al centro degli interventi dei ricercatori dei Dipartimenti di Design dei Politecnici di Milano e Torino e degli imprenditori illuminati che hanno partecipato a Next Now, una certezza: l’innovazione sociale può attivare, sostenere e orientare processi di cambiamento nelle imprese. È in questo senso che il Design, e quindi la riprogettazione del proprio modello di business, aiuta a rispondere alle attuali sfide socio-ambientali.
Seguendo gli insegnamenti di Bruno Munari, i ricercatori e i docenti del Polimi Desis Lab, con cui abbiamo precedentemente parlato del progetto Off Campus, e del Politecnico di Torino hanno accompagnato gli utenti attraverso i vari step di costruzione dell’impresa sociale, intesa nel senso lato e innovativo del termine: insegnando quindi come trasformare l’impresa improntata sui vecchi principi del profitto in una impresa innovativa per davvero. In grado quindi di innescare quel circolo virtuoso, e non più vizioso, di benefici per l’impresa, i suoi lavoratori e il suo territorio.
Al Circolo del Design di Torino il futuro è adesso, Next Now, e il design non è più da intendere solo come il design di prodotto, quindi relativo alla composizione, forma e utilizzo di una sedia o di un tavolo, ma diventa il design di servizi, quindi relativo piuttosto a ciò che avviene, a livello umano e relazionale, tra quella sedia e quel tavolo.
Se fino a pochi anni fa l’idea di fondare un’impresa etica era più vicina alla favola di nostalgici sessantottini, in questo periodo storico si è agli esordi di una nuova mentalità, che non può più prescindere dalla felicità delle persone. E anche il mondo delle PMI e dell’industria inizia ad affacciarsi al mondo della sostenibilità non solo con pompose dichiarazioni e codici etici sui propri siti aziendali ma con attività concrete in grado di migliorare il benessere dei lavoratori e del tessuto sociale che orbita attorno all’azienda: dalla chiusura degli uffici alle 17 al caffè gratuito, fino al servizio di lavanderia per gli operai e alle politiche attive di inclusione. Dall’ottimizzazione delle filiere alla produzione che già nelle fasi iniziali si preoccupa del fine vita dei propri prodotti, il paradigma dell’impresa sociale contemporanea sembra essere sempre lo stesso: attenzione al territorio, ai materiali, alle persone, in ottica circolare.
Il che ci riporta ai principi di metodologia Bruno Munari, dai quali i ricercatori hanno preso spunto per individuare i fattori chiave per il cambiamento: individuare il problema, scomporlo in problemi più piccoli, raccogliere i dati, analizzarli, trovare soluzioni creative, riconoscere materiali e strumenti disponibili e sperimentare. Questo modello di progettazione è utile oggi nella creazione di imprese sociali, capaci, rispetto al passato, di posizionarsi nell’area grigia che si trova tra le imprese Make Money (basate solo sulla logica del profitto) e quelle Make Sense (basate solo sulla logica della comunità). Nel mezzo, centinaia di soluzioni virtuose, come nel caso delle aziende che hanno partecipato a Next Now: Commonground, Scam, Fantin, Ferrero Legno, Atelier Riforma, Plastiz, Biova Project, ABB Building Solutions, Exar Solutions, Loccioni, Reynaldi e Ca’ Mariuccia.
Next Now fa parte di un programma di attività e iniziative in cui Camera di commercio di Torino e Circolo del Design sono impegnati in maniera continuativa, e volto al riconoscimento e alla facilitazione dell’utilizzo del design come strumento di generazione di valore e innovazione per il tessuto imprenditoriale del territorio. L'obiettivo, attraverso Torino Social Impact, è anche supportare le imprese nel considerare il design utile a valutare l'impatto sociale generato. Pronti a innovare davvero?