Davide Oppizzi: “I miei progetti devono trasmettere una vibrazione”
Un incontro digitale con il designer svizzero. L’interesse per i temi dell’ambiente e della biodiversità e l’osservazione della natura per ascoltarne bisogni e comportamenti
Davide Oppizzi si collega dalla periferia di Ginevra dove ha fondato l'agenzia DCUBE design espaces lumière SA, specializzata nella creazione e nello sviluppo di progetti di alta qualità legati all'illuminazione, al greentech e all'architettura. Nel suo studio ha creato un universo magico dove svolge costante ricerca sui temi della luce e della natura. Nascono infatti in questo luogo, immerso nel verde, gli ultimi lavori per Artemide e Fiam presentati a Milano la scorsa Design Week di settembre.
A Ginevra sono immerso in un paesaggio naturalistico. Ed è proprio qui che ho sviluppato il mio lavoro per Needoo. C’è una riserva naturale vicino allo studio e ho anche tanti alberi di fronte casa. Ho sempre vissuto in campagna e mi piace definirmi un contemplativo. Ho infatti imparato molto dalla natura che mi circondava. Ad esempio, a otto anni con i miei vicini di casa ci davamo appuntamento alle tre del mattino nel centro del paese per andare nella foresta e osservare gli animali di notte. Ma poi c’è un momento nella vita in cui questo legame forte con la natura svanisce. È successo quando ho vissuto a New York, a Berlino e in altre città. Questo ultimo progetto invece mi ha permesso di riconnettermi con la mia infanzia.
Needoo adopera le ultime tecnologie di Artemide, ma abbiamo anche realizzato un nido in legno cemento stampato per accogliere la biodiversità. Ed è questa fusione che mi piace molto. Si tratta di un sistema outdoor pensato per illuminare con una luce minima e in modo intelligente, ed è destinato ad ospitare i volatili, piccoli mammiferi come scoiattoli e altre specie. L’intento è quello di creare una condivisione armonica degli spazi tra gli esseri umani e gli animali, e un’illuminazione ottimale. Nel mondo della luce è molto importante sapere gestire le innovazioni. In studio come puoi vedere abbiamo tutti i componenti disposti in giro, come in un’esposizione museale. Ci piace lavorare come in un laboratorio e sperimentare nuovi scenari.
Ha un dna che si lega alla mia infanzia. Mio papà era un chimico e si occupava anche di elettronica. A otto anni avevo fabbricato da solo un allarme a infrarossi per impedire a mia sorella di entrare nella mia camera. L’elettronica era quasi un ecosistema naturale e ciò ha nutrito il mio interesse per questa materia. Ma non mi interessa ottenere effetti sorprendenti. Cerco sempre di comprendere cosa necessita veramente l’essere umano. Mentre sono in connessione totale con il mondo animale dimentico la luce e il design. In questo modo è nato Needoo, anzi mi piace parlare di visione. L’intento era creare un’armonia tra un oggetto che dà luce e la natura. Così è arrivato l’incontro con il palo dell’albero che può accogliere diverse specie, per dare una mano agli animali e non fargli perdere il loro posto nel mondo. Un atto di generosità che non esiste nell’atteggiamento dei predatori di metri quadri come gli architetti.
Ci sono tanti ingredienti che hanno contribuito a farmi diventare quello che sono oggi. Ti racconto un episodio. A dodici anni avevo creato una troupe di teatro con alcuni amici con cui mi occupavo di scenografia. Pensavamo a concept pazzeschi dove già allora lavoravo con la luce. In realtà dovevo diventare un fisioterapista, ma il teatro mi ha dato una pulsione creativa per la luce. Così dopo il diploma, mi sono iscritto alla scuola di Arti Decorative. L’esperienza della fisioterapia mi ha aiutato a tradurre il mondo biologico in quello del design.
Una bellissima storia. Dopo la scuola d’arte ho lavorato all’opera di Ginevra, dove c’era un artista favoloso, un maestro di pittura di teatro. Mentre dipingevamo prendeva sempre vecchi libri e riempiva le pagine di pittura bianca. Per molto tempo mi sono chiesto cosa ne faceva. Un giorno mi ha invitato a casa sua per una cena. Gli chiesi di andare alla toilette, ma per errore aprii un’altra porta. Così mi ritrovai in un salotto con un’enorme biblioteca. Lui si accorse di ciò, ma dopo decise di farmi entrare nel suo universo segreto. Iniziai a sfogliare i suoi libri ed erano pieni di schizzi di persone. Scoprii che nei tragitti con il bus disegnava i volti della gente di Ginevra. E in quel luogo sentivi che c’era una forte vibrazione. Era la sua rappresentazione segreta, il suo mondo intimo che voleva offrire solo a chi aveva la capacità di assorbirlo. Penso che questo rappresenti il senso del valore, che assume significato solo quando è rispettato. Per me, quindi, deve esserci una vibrazione in quello che realizzo.
Abbiamo tanti progetti in parallelo ma anche una sperimentazione sulla tecnologia solare. Per il prossimo anno sto già preparando quattro nuove collezioni per diversi brand. Al centro c’è sempre la natura. Gli oggetti che concepisco arrivano da una mia riflessione, che non necessariamente corrisponde ad una tendenza.