“Discovered”, i designer del futuro
Al Design Museum di Londra venti talenti emergenti riflettono sull’evoluzione dell’abitare durante la pandemia ed esplorano un materiale sostenibile, il legno di latifoglia
Possono gli oggetti combattere l’isolamento? Come si può favorire il senso del tatto in un mondo sempre più virtuale? È a queste domande che risponde la mostra Discovered presentata da AHEC, American Hardwood Export Council, insieme a Wallpaper, in collaborazione con il Design Museum, e che sarà aperta al pubblico fino al 10 ottobre. Un progetto che ha l’intento di promuovere la nuova generazione di designer e che ha coinvolto 20 talenti, provenienti da 16 paesi: dall’Europa, dall’Africa, dall’Asia fino all’Australia. Il risultato è una serie di oggetti che scaturiscano da riflessioni personali sulla crisi pandemica e sperimentano le infinite possibilità del legno e le sue diverse applicazioni.
«In questo momento la nuova generazione di designer ha bisogno di supporto più che mai, quindi siamo onorati di collaborare con AHEC per il lancio di questa esposizione. Un’occasione unica per garantire che i progettisti di domani abbiano la visibilità che meritano», racconta Sarah Douglas, editor in chief of Wallpaper.
I progettisti hanno lavorato al fianco di maestri del design e dei partner di produzione globale di AHEC per sviluppare un nuovo oggetto realizzato a partire dalla scelta di quattro legni di latifoglia sostenibili: quercia rossa americana, ciliegio, acero duro e tenero americani.
Per tutta la durata del progetto i talenti selezionati sono stati supportati e guidati dall’editor in chief di Wallpaper Sarah Douglas e dal direttore europeo di AHEC David Venables, oltre che da un gruppo internazionale di designer tra cui Tomoko Azumi, Maria Jeglinska-Adamczewska, Nathan Yong e Adam Markowitz.
«Abbiamo voluto dare un’opportunità a questa giovane generazione. Il brief era molto preciso e riguardava i temi della riflessione, del tatto e della forza, esprimendo sia gli aspetti funzionali ma anche quelli emotivi di un oggetto. Così, sono emerse idee come l'identità e l'eredità culturale, la famiglia e il rituale sociale, il bisogno di adattamento indotto dalla pandemia e il comfort intrinseco legato al tatto», spiega Tim Marlow, direttore Design Museum di Londra.
Svela anche grande entusiasmo David Venables, direttore Europeo di AHEC. «Discovered è un momento molto importante per noi, perché per la prima volta abbiamo unito le forze con altre sedi di AHEC nel mondo in un progetto creativo. E ci ha permesso di offrire ai designer un'esperienza di apprendimento preziosa sullo sviluppo di prodotti con il legno di latifoglia sostenibile».
Nonostante le grandi sfide personali e professionali che i progettisti hanno dovuto affrontare, c’è una grande passione che traspare nei loro occhi.
«Ho riflettuto sull'importanza degli oggetti come estensione di noi stessi: da un lato si creano molti confini, dall'altro i confini scompaiono, privato e pubblico sono mescolati insieme», ci dice l'italiana Alessandra Fumagalli Romario. Nasce quindi il mobile Studiolo 2.0, ispirandosi agli spazi ai piccoli studioli presenti nei dipinti rinascimentali e ai gabinetti delle curiosità, e dove gli oggetti possono essere nascosti o esposti.
C'è poi Isabelle Baudraz, svizzera, che per combattere la sensazione di isolamento ha ricreato connessioni sensoriali ed emotive. La collezione Presenses comprende un mobile sospeso, un oggetto in equilibrio su scrivania e un'installazione a parete che stimola la connessione tattile durante le giornate in isolamento. «Sono stata colpita dal colore del ciliegio e dalla consistenza delle sue venature. Mi piaceva anche il fatto che si sarebbe trasformato diventando più scuro col passar del tempo», ci riferisce Isabelle.
Sofferma lo sguardo sugli spazi domestici Mimi Shodeinde, di Londra. «Nel progettare ho trovato riferimenti in ciò che è familiare e confortevole. E poi nella ricerca di libertà, di connessione, di stabilità e di forza», commenta Mimi. Partendo da questa osservazione e da importanti riferimenti culturali come la scultrice britannica Barbara Hepworth, l'architettura modernista di Lina Bo Bardi, l'aerodinamica del volo, ha ricreato la scrivania Howard le cui forme leggere si intrecciano con la rigorosa consistenza e il peso dell'acero duro.
Lo svedese Sizar Alexis ha invece immaginato la casa come un luogo di protezione della famiglia e del figlio nato durante l'emergenza sanitaria. «Sono stato suggestionato dalla similitudine tra la mia infanzia e quella di mio figlio. Così, ho preso ispirazione dalle forme monolitiche e dalla solidità», dice Sizar. Lahmu è infatti una panca, un armadietto contenitore, dai volumi massicci, che prende origine dall'architettura dei bunker.
Juan Carlos Franco & Juan Santiago Sierra, colombiani, hanno espresso la propria creatività nella panchina Riverside, uno spazio multifunzionale, che si adatta a diverse esigenze grazie all'aggiunta di accessori come vassoi, divisori e contenitori racchiusi in una fessura centrale. «Ci ritroviamo a cercare spazi all'interno del nostro spazio. E nella vita moderna l'adattabilità è diventato un fattore chiave per la progettazione», concludono i due progettisti.
Gli approcci dei designer al progetto sono stati vari. Ma questo percorso si è rivelato un'opportunità per evidenziare diverse esperienze e testimoniare come i blocchi abbiano avuto un impatto sulle pratiche culturali locali.