Ferruccio Laviani e l’Italian Design a New York

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"Italian Design: from Classic to Contemporary", Salone del Mobile.Milano per Bloomingdale’s. Installazione site-specific a cura di Ferruccio Laviani - Ph. Davide Colombino

Dal 5 al 29 settembre, ai magazzini Bloomingdale’s della Grande Mela una mostra e un ciclo di talk insieme al Salone del Mobile.Milano, fra De Chirico, Mario Ceroli, Luca Ronconi e Achille Castiglioni

“È subito sera”. Mattina presto, dalle 7.30 l’architetto e designer Ferruccio Laviani è già in studio a seguire i tanti progetti - prodotti, case, ristoranti, collezioni e da ultimo l’installazione Italian Design: from Classic to Contemporary pensata insieme ai grandi magazzini Bloomingdale’s di New York dal 5 al 29 settembre. A fine giornata un’oretta di sport e, poi, di nuovo a casa. “Un ritmo serrato, altrimenti non si riesce veramente a seguire tutto”.  

Tutto il giorno a lavorare?

Non la trovo una cosa così strana: è la mia professione, come tale devo rispondere ai clienti, devo cercare di stare nei tempi e dare a loro quello che si aspettano. 

Cosa ci dobbiamo aspettare dall’installazione Italian Design: from Classic to Contemporary?

Dopo una presentazione nel 2019 a Tokyo, in un grande magazzino simile a Bloomingdales, mi hanno interpellato per capire la possibilità di replicare un progetto simile negli Stati Uniti con il Salone del Mobile. I tempi erano ridotti, ma ci stiamo riuscendo. All’inizio un piccolo sopralluogo, poi, dopo aver visto gli spazi ci siamo scambiati un po' di idee, sia con i responsabili di Bloomingdale's sia con il Salone del Mobile e con la Presidente Maria Porro.

Come lo avete pensato?

Abbiamo scelto un progetto abbastanza scenografico che fosse abbastanza facile da far comprendere a tutti, anche a chi non necessariamente parla o tratta di design. Volevamo raccontare il design italiano e, di conseguenza il Salone del Mobile. 

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"Italian Design: from Classic to Contemporary", Salone del Mobile.Milano per Bloomingdale’s. Allestimento vetrina - Ph. Davide Colombino 

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"Italian Design: from Classic to Contemporary", Salone del Mobile.Milano per Bloomingdale’s. Allestimento vetrina - Ph. Davide Colombino 

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"Italian Design: from Classic to Contemporary", Salone del Mobile.Milano per Bloomingdale’s. Installazione site-specific a cura di Ferruccio Laviani - Ph. Davide Colombino

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"Italian Design: from Classic to Contemporary", Salone del Mobile.Milano per Bloomingdale’s. Installazione site-specific a cura di Ferruccio Laviani - Ph. Davide Colombino

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"Italian Design: from Classic to Contemporary", Salone del Mobile.Milano per Bloomingdale’s. Installazione site-specific a cura di Ferruccio Laviani - Ph. Davide Colombino

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"Italian Design: from Classic to Contemporary", Salone del Mobile.Milano per Bloomingdale’s. Installazione site-specific a cura di Ferruccio Laviani - Ph. Davide Colombino

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"Italian Design: from Classic to Contemporary", Salone del Mobile.Milano per Bloomingdale’s. Installazione site-specific a cura di Ferruccio Laviani - Ph. Davide Colombino

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Ferruccio Laviani, architetto e designer - Ph. Studio Laviani

Salone del mobile Salone del mobile
Dalla metafisica al teatro, dalla pittura alle illustrazioni di Yellow Submarine di George Dunning con i disegni Heinz Edelmann. Tra le proposte, ne avete scelta una. Ce la racconta?

È quella un po' più teatrale, una specie di tributo alle note piazze di De Chirico che quasi tutti conoscono e riconducono subito a quello che rappresenta l’Italia. C'è un'idea di scenografia alla Luca Ronconi, o anche all'Achille Castiglioni con la mostra Le Vie d’Acqua: da Milano al Mare, c'è un'idea di arte povera, riferita all’artista Mario Ceroli, Abbiamo utilizzato materiali naturali come il legno che è anche un po' il DNA di gran parte dei costruttori di mobili italiani e, in parte, degli associati al Salone del Mobile.

Nell’esposizione Italian Design: from Classic to Contemporary i monumenti delle piazze diventano gli oggetti stessi del design.

Abbiamo realizzato una piccola cernita di prodotti più o meno riconoscibili di quella che è la produzione italiana del settore, alcuni storici, altri contemporanei. Parallelamente non volevo nemmeno che questa esposizione di legno, teatrale, fosse troppo legata al passato. Ho sviluppato dall'altra parte un'immagine grafica che fosse un po' più contemporanea, radicale. Qualcosa non completamente slegato dal resto dell'allestimento e che serve per veicolare questo evento sia dal punto di vista dei video che della comunicazione.

Oltre a questa esposizione che mette insieme diversi mondi, ci sarà anche un ciclo di talk, a New York, per raccontare com'è appunto il design italiano contemporaneo. È un insieme di mondi?

Credo che questa contaminazione o se vogliamo anche miticizzazione dei vari generi esista da sempre. Oggi forse lo amplifichiamo di più perché a volte ci serve come argomento per spiegare le cose. Chiunque, anche nel passato, attinge da qualcos'altro per esprimersi al meglio. Questa è un'esposizione che facciamo in un altro luogo, dove comunque i riferimenti culturali sono diversi. Ho giocato anche un po' alla briscola delle cose che gli altri conoscono. Fare una cosa estremamente sofisticata rischiava di non ottenere quello che invece in realtà deve essere, cioè una sensibilizzazione nei confronti sia del Salone del Mobile che della produzione italiana. 

È rimasto impressionato dall’Orlando furioso portato in scena da Luca Ronconi nel 1975 e lo riporta, anni dopo, in questa esposizione che parla del Made in Italy.

Noi siamo frutto di quello che vediamo, che abbiamo imparato e che continuiamo ad accumulare. Ho sempre basato il mio lavoro sulle cose interessanti che ho visto, che mi hanno influenzato. Nessuno inventa niente dal niente. In questi giorni c'è la bellissima mostra di Gae Aulenti in Triennale dove si vede la connessione, che oggi manca un po', fra arte, design, teatro. È un problema di cultura, un tempo c'era tutta una serie di incroci, di discipline diverse che si influenzavano. Senza nostalgie, ogni tanto fa bene ricordare quanto di buono abbiamo e quanto sarebbe bello ritornasse. 

Un omaggio alla piazza italiana, o alla simbologia che rappresenta - socialità, resistenza, protesta. Sta tornando la voglia di unirsi?

Il problema è che manca il perché unirsi. È una questione di educazione e di riferimenti culturali, ovvero il fulcro su cui si basa tutto, anche la protesta di classe o di piazza, le manifestazioni, intese anche nel senso artistico. Dove sono nato io, in provincia di Cremona, sotto i portici ci si trovava per giocare a carte, o per bere un bianco, o per parlare di quelli che passavano in strada. La piazza fa parte della cultura latina, la rappresentazione di De Chirico, oltre al metafisico e all'onirico, è certamente qualche cosa che comunque fa parte del nostro DNA e, forse, è quello che ci viene più facile rappresentare.

Tornare a New York, 50 anni dopo la mitologica mostra al MoMA di New York “Italy: The New Domestic Landscape” del 1972?

Quella mostra raccontava l'Italia radicale, una trasformazione non solamente della cultura italiana ma anche dell'azienda del mobile e del design cioè del Made in Italy. Da allora il design si è evoluto, a volte rispecchiando la cultura dalla quale era calato. Dagli Anni Ottanta con Memphis allo pseudo minimalismo dell'inizio degli Anni Duemila. Poi c’è stato un ritorno di riccioli e fronzoli e per poi un ripulirsi dal punto di vista estetico.  Abbiamo avuto anche la fortuna che la tecnologia si è evoluta e ci ha dato la possibilità di avere, oltre che progetti con finiture diverse, anche la percezione di un prodotto fatto con un materiale diverso. Ovviamente ha influito un mercato che prima magari non c’era, una distribuzione diversa di aziende che una volta guardavano solamente all'interno dei propri confini e che oggi sono quasi più riconosciuti all'estero che in Italia.

Ha cominciato ad andare a New York nell'84 quando avevo 23 anni, oggi i grandi negozi monomarca di aziende italiane campeggiano a Manhattan e non solo.

Oggi è tutto cambiato, anche per questo è interessante fare una mostra in un luogo frequentato dai newyorchesi. Le nuove aziende di oggi hanno un grande merito: trasmettere non solamente il prodotto ma un'idea di azienda con una filosofia propria, un gusto, uno stile personale riconoscibile. Anche questo cerchiamo di fare, nel nostro piccolo, con questa mostra.

Laviani ha scelto 23 brand che rappresentano il valore della produzione d’arredo Made in Italy: Artemide, Edra, Flexform, Flou, Foscarini, Frigerio, Gallotti&Radice, Gessi, Kartell, Lema, Living Divani, Minotti, Molteni&C, Oluce, Porro, Riva 1920, Scavolini, Sigma L2, Tacchini, Technogym, Turri, Villari, Visionnaire.

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Kartell, MASTERS, design by Philippe Starck - Ph. Davide Colombino

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Porro, FERRO, design by Piero Lissoni - Ph. Davide Colombino

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Tacchini, COSTELA, design by Martin Eisler - Ph. Davide Colombino

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Gallotti&Radice, CLOUD INFINITY, design by Massimo Castagna - Ph. Davide Colombino

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Edra, VERMELHA, design by Fernando and Humberto Campana - Ph. Davide Colombino

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Technogym, UNICA, design by Technogym - Ph. Davide Colombino

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Living Divani, FROG, design by Piero Lissoni - Ph. Davide Colombino

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Flou, NATHALIE, design by Vico Magistretti - Ph. Davide Colombino

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Minotti, SUPERMOON, design by Giampiero Tagliaferri - Ph. Davide Colombino

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Lema, ALTON, design by David Lopez Quincoces - Ph. Davide Colombino

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Flexform, GUSCIO, design by Antonio Citterio - Ph. Davide Colombino

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Molteni&C, D.154.2, design by Gio Ponti - Ph. Davide Colombino

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Turri, ROMA, design by Monica Armani - Ph. Davide Colombino

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Riva 1920, MOLLETTA, design by Baldessari & Baldessari - Ph. Davide Colombino

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Visionnaire, SHIBARI, design by Studiopepe - Ph. Davide Colombino

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Sigma L2, FLOUR, design by Simone Granchi - Ph. Davide Colombino

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Scavolini, MISFIT, design by Diesel Living - Ph. Davide Colombino

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Frigerio, AMANDA BERGÈRE, design by Umberto Asnago - Ph. Davide Colombino

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Villari, LEONARDO, design by Leone Villari - Ph. Davide Colombino

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Artemide, CALLIMACO, design by Ettore Sottsass - Ph. Davide Colombino

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Gessi, PERLE, design by Gessi Design Studio - Ph. Davide Colombino

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Oluce, ATOLLO 235, design by Vico Magistretti - Ph. Davide Colombino

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Foscarini, ORBITAL, design by Ferruccio Laviani - Ph. Davide Colombino

Salone del mobile Salone del mobile

Il programma di talk “Conversations about Italian Design”

Curato da Annalisa Rosso, Editorial Director & Cultural Events Advisor del Salone, il programma di talk “Conversations about Italian Design” vede la partecipazione di figure di spicco nel panorama nazionale e internazionale dell’abitare. Un’occasione per riflettere sul senso e sul futuro del progetto e della produzione Made in Italy e la selezione di arredi in mostra: tre incontri che illustrano la creatività italiana e la stretta relazione tra design, industria e Salone del Mobile.Milano. La rassegna è accompagnata dai partner ufficiali Cà del Bosco, S.Bernardo e illycaffè.  

Mercoledì 4 settembre ore 18:00
Maria Porro, Kelley Carter, Marva Griffin Wilshire e Ferruccio Laviani in conversazione con Felix Burrichter

Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano 
Kelley Carter, Bloomingdale’s Fashion Director 
Marva Griffin Wilshire, Curatrice e Fondatrice del SaloneSatellite 
Ferruccio Laviani, architetto e designer 
Moderatore: Felix Burrichter, Editorial & Creative Director of PIN-UP

L’incontro riflette sul valore del Salone del Mobile.Milano e del suo heritage, fino a delinearne l’influenza internazionale e l’evoluzione grazie anche al contributo delle nuove generazioni di progettisti promosse da Marva Griffin Wilshire attraverso SaloneSatellite. Si esplora, poi, il ruolo cruciale dell’industria italiana sul mercato internazionale del design e si svela il senso della scenografia di Ferruccio Laviani, che trasformerà il sesto piano di Bloomingdale’s in un’esperienza unica in cui andranno in scena valori e storie delle aziende italiane, le fabbriche “dove nascono i sogni che si possono ancora toccare”.

Mercoledì 11 settembre ore 18:00
Eleni Petaloti e Qiyao Li in conversazione con Ingrid Abramovitch

Eleni Petaloti, Co-founder, Objects of Common Interest
Qiyao Li, Associate Principal at Skidmore, Owings & Merrill
Moderatore: Ingrid Abramovitch, Executive Editor di ELLE DÉCOR 

Il talk presenta il design italiano come modello per l’industria internazionale, esamina il ruolo cruciale delle aziende italiane a livello globale e riflette sulle “next perspectives” del settore. Non mancherà un commento preciso e intenso sull’intervento installativo di Ferruccio Laviani, che si ispira alla piazza italiana, paradigma di quella capacità tutta mediterranea di allargare lo sguardo e mettere in connessione mondi ed esperienze diverse.

Mercoledì 18 settembre ore 18:00
Francesco Simeti e Stefano Giussani in conversazione con Wendy Goodman 

Francesco Simeti, artista 
Stefano Giussani, Partner & COO Lissoni Architecture New York 
Moderatrice: Wendy Goodman, redattrice di design della rivista NEW YORK.

La conversazione esplora la relazione tra contemporaneità e cultura classica italiana e si interroga su quali caratteristiche rendano noto e iconico in tutto il mondo il design italiano. Si riflette poi sull’evoluzione dell’abitare, considerando spazi privati e pubblici, con riferimenti alla scena newyorkese. Infine, un commento sul set realizzato da Ferruccio Laviani, richiamando l’arte di de Chirico e il teatro di Luca Ronconi, uno dei maggiori registi italiani del Novecento.