Il museo M+, in dialogo con il paesaggio urbano di Hong Kong
M+ è il primo museo asiatico di cultura visiva contemporanea. Ha aperto nel West Kowloon Cultural District di Hong Kong.
Dialogare con il paesaggio ultra-denso di Hong Kong attraverso un gigantesco schermo a LED, che serve ad esporre a un vasto pubblico opere d’arte site-specific, invitando i cittadini a entrare in contatto con il museo. Parliamo di M+, una nuovissima istituzione culturale che, come suggerisce il nome stesso, vuole essere più di un semplice museo.
Per una realtà che mira a essere un riferimento per l’arte continentale e globale serve un’architettura iconica, come pochi architetti al mondo sanno realizzare. Lo studio svizzero Herzog & de Meuron – autore tra le altre cose della nuova sede della Tate a Londra, della Filarmonica di Amburgo, del Caixa Forum di Madrid, ecc. – è senza dubbio tra le eccellenze capaci di tradurre tale ambizione in forma. Il risultato della commissione è edificio maestoso, a forma di “T” capovolta. La struttura di 65.000 metri quadrati è situata sul lungomare di Victoria Harbour, diventando un nuovo riferimento per il paesaggio urbano di Hong Kong. Doryun Chong, Vicedirettore e Capo Curatore di M+, ha detto: “La costruzione di M+, dalle sue collezioni al museo stesso, è il culmine di quasi dieci anni di investimenti e lavoro per creare un museo che parla del nostro tempo. Esporremo narrazioni multidimensionali che comprendono diverse geografie e cronologie, da un punto di vista globale che ha origine ed è inquadrato dal contesto unico di Hong Kong. Semplicemente non c'è nessun altro museo al mondo come M+.”
Per l’inaugurazione, lo spazio espositivo ha presentato sei mostre interdisciplinari che hanno al centro una parte della collezione costruita a partire dal 2011: delle 8.000 opere acquisite negli ultimi anni ne troviamo esposte circa 1.500, distribuite in 33 spazi e gallerie situate principalmente nei primi tre piani dell’edificio. Un ruolo importante è stato dato all’architettura e al design: la mostra “Hong Kong: Here and Beyond” racconta la trasformazione della città e la sua cultura visiva dagli anni Sessanta a oggi; “Things, Spaces, Interactions” è invece un’esplorazione tematica e cronologica del design dagli anni Settanta a oggi, mettendo in evidenza perché la disciplina è rilevante per la nostra vita. In quest’ultima mostra troviamo oggetti iconici come il primo cuociriso elettrico utilizzato a Taiwan, e il primo walkman creato in Giappone. Nella collezione troviamo anche un sushi bar del 1988 disegnato da Shiro Kuramata, acquisito da M+ nel 2014 e ricostruito nel museo. Grande ottimismo lo esprime anche il Direttore di M+, Suhanya Raffel: "La nostra visione per il M+ è quella di costruire una comunità di apprendimento che incoraggi l’empatia, il rispetto, la diversità di prospettive e la creatività di tutti i visitatori.”
L’inaugurazione trionfale della nuova istituzione è però stata parzialmente rovinata da una questione che è stata riportata da una buona parte delle testate giornalistiche internazionali, secondo cui il museo sarebbe già in pericolo di censura da parte delle autorità cinesi. La giornalista Vivian Wang sul New York Times ha scritto: “M+ si è immaginato come un’istituzione di livello internazionale che potrebbe rendere la sua città natale un peso massimo culturale, ma queste ambizioni si stanno scontrando direttamente con una nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino per schiacciare il dissenso.”
M+ è un museo capace di ricordarci che Hong Kong è, ed è sempre stato, un luogo di incontri, scambi e di cross pollinazione culturali. Il suo prestigio potrebbe essere d’aiuto per la comunità locale e per un pubblico globale. Sperando che la sua presenza non sia vista come una minaccia.