La passione di Baxter per il cuoio. La parola a Paolo Bestetti
La storia di Baxter affonda le proprie radici nella secolare tradizione imprenditoriale sviluppatasi attorno al Lago di Como, storico distretto di produzione di mobili d’eccellenza. Fondata nel 1990 da Luigi e Paolo Bestetti, nasce dalla passione per un materiale ed è frutto della cultura manifatturiera. Conversazione con il CEO Paolo Bestetti
Mi riconosco nella democrazia pilotata. Esiste sicuramente un grande lavoro di squadra ma poi c’è sempre qualcuno che si prende la responsabilità. L’altra persona della famiglia che lavora all’interno dell’azienda è mio zio Luigi Bestetti che è il Presidente di Baxter.
Dalla nascita di Baxter, trentadue anni fa, ci sono stati più punti di svolta significativi. Sicuramente uno tra i più importanti per noi è stato il passaggio dall’essere un’azienda fortemente classica a essere un’azienda di design, passaggio durato tre anni. Trentadue anni fa, all’inizio della sua avventura, Baxter si presentava con imbottiti classici dal mood tipicamente inglese, ma con dettagli di un’eleganza studiata con attenzione che ha contribuito a distinguere la qualità e l’affidabilità del marchio. Ad oggi, la Baxter che si presenta al suo pubblico è il risultato di un insieme di competenze e capacità tecniche, progettuali e artistiche che hanno reso possibile trasformare il prodotto in un servizio completo di consulenza progettuale e personale.
Uno tra i prodotti a cui sono particolarmente legato è la poltrona Housse disegnata da Paola Navone. Questo progetto suggerisce una vera metamorfosi del cuoio che viene lavorato e interpretato come un tessuto e rifinito come un accessorio di moda, presentandosi come un materiale nuovo e versatile.
Stiamo lavorando alla seconda parte della nuova collezione Outdoor; i prodotti saranno della designer Paola Navone.
Per quanto riguarda le imprese familiari, personalmente ritengo che il concetto di famiglia sia più legato alla partecipazione delle persone che collaborano all’interno dell’azienda. È più il far sentire le persone partecipi di quello che stanno facendo e dei risultati ottenuti in termini di obiettivi. Questo per me è il concetto di famiglia in realtà. In particolare, non ritengo Baxter un’azienda familiare nel senso che non esiste una famiglia che gestisce in toto l’azienda. Per quanto riguarda invece il concetto di famiglia legato a un’azienda come passaggio generazionale è una cosa che non vedo come una logica conseguenza o un dato di fatto. È sicuramente un’opportunità, ma poi ognuno con le proprie competenze deve dimostrare e a volte, anzi, è più difficile rispetto a un esterno. Quello che penso infine, è che se il resto della famiglia a livello lavorativo è coinvolto comunque nello stesso campo, anche se non direttamente nell’azienda stessa, si creano delle connessioni e una ramificazione delle informazioni che portano al dialogo e allo scambio delle informazioni stesse.
Se da un lato vedo questo periodo come un momento di opportunità, dall’altro penso che non abbiamo ancora la percezione reale di quanto tutti i cambiamenti impatteranno a livello sociale. Quello che vedo è che non c’è una vera conoscenza ma una sorta di accettazione passiva di uno stato di fatto, che non sarebbe da tollerare in quanto è una situazione data da speculazioni finanziarie.
Posso dire che stiamo approntando dei piani entro l’anno, proprio per compensare questo impatto negativo che ci sarà a livello sociale, ma anche all’interno di quella che noi chiamiamo la famiglia Baxter.