Laurameroni e il Buddha Bar di New York
Inaugurato nel 2021, il “fratellino” newyorchese del celebre locale parigino è già tra i luoghi più amati della città. Tra gli ingredienti di questo successo ci sono il progetto di uno studio di design ucraino, che mette insieme rimandi all’Oriente, suggestioni industriali e opulenza materica, e il lavoro di un’azienda italiana
Il nuovo Buddha Bar di New York parla (anche) italiano. La leggendaria catena di bar e ristoranti lounge, nata a Parigi nel 1996 dall’incontro tra l’imprenditore Raymond Visan e il deejay Claude Challe e oggi presente nelle principali metropoli mondiali, ha aperto lo scorso anno un’antenna nel cuore di Tribeca progettata da YOD Design Lab.
Per sviluppare la loro idea, che consisteva nel rileggere lo spirito fusion del marchio in chiave futuristica mantenendo però una forte componente materica, l’architetto Vladimir Nepiyvoda e i suoi collaboratori hanno fatto appello a un’azienda brianzola, Laurameroni, specialista nel reinventare le superfici attraverso lavorazioni innovative.
Ricollegandosi alla storia del Buddha Bar, che fin dalle sue origini ha giocato sulla rievocazione di atmosfere orientaleggianti con il menù, l’interior design e la musica, lo studio ucraino ha scelto di mettere al centro del suo lavoro il tema della reincarnazione e lo ha sviluppato seguendo una palette quasi interamente basata sui toni scuri: i grigi, i marroni, i blu profondi. Alcuni dettagli originali dell’edificio, come le colonne di ghisa o le travi, sono stati conservati per ricordare la vocazione industriale che Tribeca ha avuto per tutta la prima metà del Novecento, prima di diventare un quartiere alla moda frequentato dal jet set.
“Abbiamo voluto portare una nuova visione a un marchio molto noto, mantenendo inalterato il suo DNA e inserendolo nel contesto generale di New York”, ha dichiarato Nepiyvoda, “Per farlo ci siamo dovuti immergere nell’atmosfera della città e lasciarci attraversare da lei”.
Il grande Buddha che accoglie i clienti all’ingresso si discosta dall’immagine stereotipata della divinità in metallo dorato: si tratta, infatti, di una scultura parametrica alta quattro metri e mezzo e pesante oltre tredici tonnellate creata a partire da circa mille listelli di vetro, che riflettono la luce in maniera particolare regalandole l’aspetto di un gigantesco ologramma. Gli imponenti lampadari metallici sospesi sui tavoli della sala principale disegnati da Kateryna Sokolova (anche lei ucraina, classe 1984) per il brand francese Forestier ricordano l’Oriente e al tempo stesso somigliano a droni o navicelle spaziali in attesa di poter atterrare.
Laurameroni ha partecipato al progetto fornendo tutte le boiserie ed elaborando diverse soluzioni e finiture speciali con cui rivestire gli arredi sartoriali creati dagli architetti.
“Per noi è stato un lavoro un po’ particolare, per diversi motivi”, racconta Matteo Maggioni, marketing ed export manager dell’azienda di Alzate Brianza. “Innanzi tutto, è stato complesso sul piano geografico: noi eravamo in Italia, lo studio di architettura in Ucraina e il ristorante negli Stati Uniti, quindi abbiamo dovuto gestire la triangolazione tra questi tre punti distanti tra loro, con fusi orari diversi. In secondo luogo, abbiamo utilizzato finiture che di solito si usano nel residenziale di alto livello – ottone, legni fossili, marmo, metalli trattati attraverso lavorazioni manuali lunghe e delicate… – e che vengono di rado impiegate in luoghi pubblici dove si può immaginare che l’utente sia meno scrupoloso. Il cliente ha voluto investire molto in questo aspetto, con materiali di pregio e moltissimi dettagli, per ottenere un risultato di grande impatto scenico”.
Il bancone del bar, per esempio, uno dei punti focali degli 850 metri quadri complessivi del locale, è stato decorato con bande metalliche in ottone brunito e attrezzato con poggia-gomiti in pelle realizzati su misura. Per accompagnarlo sono state inoltre ideate delle consolle alte bespoke con lo stesso rivestimento. Anche l’angolo sushi è stato arredato su misura, con uno scenografico bancone in marmo grigio Cardoso.
A far bella mostra di sé, impiegato in diversi ambienti, dalla hall ai bagni, è soprattutto il “metallo liquido”, una delle finiture più pregiate e più riconoscibili di Laurameroni. Una polvere finissima di metallo (bronzo, stagno, rame o oro a seconda delle esigenze e dell’effetto ricercato) viene addizionata di solventi e trasformata in un liquido, che a sua volta viene spruzzato su una superficie in legno preventivamente protetta. Questa fase è seguita da diversi step successivi di carteggiatura.
“All’inizio il metallo si presenta opaco, come un grezzo di fonderia, poi viene lucidato con carte sempre più fini fino ad arrivare all’ultimo passaggio, per il quale si usa una lucidatrice simile a quelle impiegate dai carrozzieri”, spiega ancora Maggioni. “È un processo artigianale con tempi di lavorazione lunghi e un costo elevato, che però permette di lavorare in maniera interessante sul contrasto tra zone più lucide e più opache creando un senso di profondità”.