Letter From: Park Associati
Con lo studio di architettura milanese Park Associati prende il via una nuova rubrica che dà voce ai più importanti e prestigiosi studi di architettura internazionali.
Park Associati fonda la propria cultura progettuale su tre valori che rappresentano il nostro modo di fare progetto: ascolto, intuizione e sperimentazione.
Attraverso un coinvolgimento attivo di tutti gli attori partecipi del progetto e una comprensione unica dei loro obiettivi, trasformiamo idee astratte in architetture tangibili. Tramite l’ascolto costruiamo un sistema di valori orizzontale che ha l’obiettivo di mettere l’essere umano al centro del progetto. I nostri lavori in ambito residenziale, commerciale, di paesaggio e di progetto urbano, testimoniamo la nostra capacità di combinare estetica, funzionalità e responsabilità ambientale. Da architetture iconiche a spazi intimi, ogni realizzazione riflette attenzione meticolosa ai dettagli e profonda comprensione dell'ambiente circostante.
L’intuizione porta qualità all’intervento progettuale: si accosta al processo analitico e sintetizza la complessità con soluzioni originali e di valore. La visione che il nostro mestiere richiede ci pone innanzi sfide affascinanti legate alla ricerca di soluzioni puntuali e senza tempo, in grado di rispondere ai temi dell’oggi restando aperte a quelli del domani.
Il fare ricerca tipologica, formale e di linguaggio è alla base del nostro pensiero da sempre. In una realtà caratterizzata da dinamiche sempre più complesse, abbiamo scelto la trasversalità e la sperimentazione come strumenti per evolvere il nostro lavoro: oggi Park Associati è uno studio full-BIM, aperto alla contaminazione con il design computazionale e in grado di dare risposte coerenti con le nuove frontiere della progettazione, elaborando ambienti ibridi dove il benessere abitativo e l’esigenza di socialità si fondano con requisiti di efficienza e flessibilità.
Rigenerazione urbana
Nelle grandi città il tema centrale dell’architettura contemporanea è la rigenerazione urbana, il riuso e la riqualificazione di edifici obsoleti, nonché la riattivazione dei vuoti urbani, tramite interventi di recupero a livello di infrastrutture e servizi che limitano il consumo di territorio e guardano alla sostenibilità ambientale. Rigenerare significa consentire alla comunità di riappropriarsi e rivivere gli spazi in disuso, con evidenti miglioramenti a livello sociale, economico e ambientale. Un edificio o un brano del tessuto costruito che vengano ripensati e reimmessi sul mercato rappresentano un’operazione di grande responsabilità perché presuppongono un drastico abbattimento dell’impatto ambientale.
La rigenerazione urbana e il retrofitting di edifici storici sono tematiche con le quali ci siamo più volte confrontati. A Milano, ci siamo occupati del restyling de La Serenissima e di Gioiaotto (un edificio di Zanuso), degli interventi conservativi in Piazza Cordusio e in via Brisa (un edificio di Piero Portaluppi), fino alla completa riprogettazione degli Headquarters di Engie e de IlSole24Ore. Questi ultimi sono progetti di hard retrofitting, in cui gli edifici esistenti sono stati portati alla loro essenza strutturale e riprogettati, con lo scopo di renderli funzionali alle esigenze attuali e adeguarli agli standard contemporanei di efficienza energetica.
In alcune città, e Milano è una di queste, le aree industriali dismesse costituiscono un’occasione straordinaria per sperimentare forme insediative e modi di costruire maggiormente sostenibili. L’intensificazione del recupero di vuoti urbani, oltre a favorire la realizzazione di morfologie urbane più a misura d‘uomo e più sostenibili da un punto di vista ambientale, è da considerarsi un‘opportunità per promuovere processi di riqualificazione sociale.
Nel progetto di recupero che si è concluso lo scorso anno per la Digital Factory di Luxottica, ad esempio, grazie a un intervento di riconfigurazione, il complesso costruito dalla General Electric in Via Tortona a Milano negli anni Venti del ‘900, è diventato un luogo dove storia, cambiamento e creatività trovano il terreno ideale di dialogo.
Il recupero dell’intero complesso ha avuto l'ambizione di dare una nuova identità ad un edificio fortemente caratterizzato dalla vecchia impronta produttiva e ha contribuito a rivitalizzare l’intero distretto industriale, da tempo consolidatosi come area di grande interesse del tessuto urbano e sociale. Il progetto ha visto l’intero complesso trasformarsi da fabbrica produttiva a fabbrica creativa.
Beyond Sustainability
Sono passati tre decenni dalla prima definizione ufficiale di sostenibilità: “uno sviluppo nel quale il miglioramento della vita umana venga realizzato all’interno della capacità di carico dell’ecosistema che la supporta” (UNEP – 1991). Negli anni, il concetto ha assunto un ruolo di primaria importanza in ambiti trasversali e fondamentali per la permanenza dell’essere umano sul pianeta.
Oggi, il termine “sostenibilità” è in crisi: un contenitore di concetti che sono inseriti in tutte le agende internazionali ma che faticano ad entrare in risonanza con il significato originario sopra citato. Sviluppo e crescita, infatti, non sono due termini sovrapponibili, nonostante vengano spesso usati in maniera interscambiabile. La crisi climatica non è una crisi ambientale: è la fine di una tecnologia antiquata (i combustibili fossili) e di un modello lineare di sviluppo (take-make-use-disposal). Ridurre le emissioni di carbonio o adottare tecnologie “green” non è più sufficiente: è necessario, invece, abbracciare una prospettiva più ampia che metta a sistema il funzionamento della società umana, l’inevitabile proliferazione degli ambienti antropizzati e la salvaguardia di ciò che resta della biosfera.
Dirigersi verso una nuova responsabilità ambientale in architettura richiede azioni immediate ed un approccio olistico in grado di mettere a sistema le interazioni, le interferenze, gli effetti e le retroazioni tra gli ambiti economici, politici e culturali, cui anche l’architettura fa riferimento. Progettare e costruire secondo le recenti normative non basta: è necessario integrare con coraggio strategie di mitigazione dei gas serra e sistemi di adattamento ad una nuova normalità. Sotto quest’ottica ogni progetto rappresenta un’opportunità per immaginare un mondo dove l’equilibrio tra vita umana e biosfera venga ristabilito: solo attraverso il desiderio di innovazione e la ricerca dell’eccellenza gli architetti possono contribuire a rendere la società umana “future-proof”.
New Perspectives
Il ruolo dell’architetto deve - e dovrà sempre più - abbracciare competenze ampie e trasversali, ed avvalersi della collaborazione di professionisti operanti in ambiti molteplici ma aventi una visione globale comune e condivisa. Ci si dovrà occupare di tematiche sociali, scientifiche e ambientali, servirà uno sguardo ad ampio raggio che sappia guardare oltre i confini che delineano il singolo progetto, che si tratti di un edificio o di un’intera città. Non solo gli edifici ma le città che li ospitano, infatti, andranno riprogettate per gestire le sfide globali, i cambiamenti climatici e le trasformazioni sociali già in corso.
Nello spirito di quel che è stato l’architetto rinascimentale ma organizzato come una squadra, la professione dell’architetto dovrà avvalersi di un team di professionisti che sappia coordinare la complessità dei progetti con il supporto di sofisticate innovazioni tecnologiche che saranno, inevitabilmente, una risorsa fondamentale per una gestione efficiente del numero enorme delle informazioni che circoleranno. La ricerca è alla base dell’evoluzione del ruolo dell’architetto: ricerca di nuovi metodi, nuove tecnologie, nuove risorse, nuove funzioni, nuovi materiali. Il gruppo di ricerca dello studio, Park Plus, concentra la propria attività proprio in questa direzione: il suo scopo è affiancare i team di progetto per implementarne il pensiero strategico e l’attitudine all’innovazione. La recente attività di Plus ha acceso l’attenzione su alcuni temi come l’urban mining (il riutilizzo di materiale da demolizione all’interno di nuove costruzioni) e i dry gardens (tipologia di utilizzo del giardino mediterraneo come strumento di progettazione del paesaggio a basso consumo idrico), che hanno trovato applicazione in due progetti importantissimi per lo studio: la demolizione e ricostruzione dell’Hotel Michelangelo in zona Stazione Centrale (progetto M.IC) e la realizzazione di Palazzo Sistema, la nuova sede della Regione Lombardia, entrambi a Milano.