Milano Digital Week 2023, fra cambi di paradigma e sviluppo dei limiti
Sette poli tematici, oltre 350 eventi, dove aziende, startup, università, istituzioni e cittadini si confrontano su lavoro, futuro della formazione, ambiente, salute, economia circolare, servizi al cittadino, progetti e idee per la città, nuove forme d’arte. Al centro di Milano Digital Week (5-9 ottobre 2023), esperienze e approcci alle tecnologie, sistema produttivo e accademico, intelligenza urbana
Con oltre un milione di persone e 2.500 appuntamenti tra eventi fisici e digitali generati nelle ultime cinque edizioni, si è chiusa il 9 ottobre Milano Digital Week 2023. Tema portante della sesta edizione, lo Sviluppo dei Limiti, con l’obiettivo di dare vita a un dialogo collettivo sul futuro di formazione, ambiente, IA, nuovi servizi al cittadino, salute, economia circolare e nuove forme d’arte.
A completare il programma di incontri, quattro lectio magistralis. Benjamin Labatut, saggista e scrittore cileno, pioniere dell'IA, con il suo ultimo libro “The Maniac” (Adelphi, 2023). Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A e docente al Politecnico di Milano sui nuovi orizzonti della mobilità urbana tra digitalizzazione, decarbonizzazione e prospettive della mobilità elettrica. L’economista Jacques Attalì, alla guida di Planet Finance, su economia della vita e nuove utopie. Donald Norman, esperto internazionale di scienze cognitive, design e sistemi di ingegneria cognitiva, sull’evoluzione dell’educazione e della didattica, in un confronto con Francesco Zurlo, Preside della Scuola di Design del Politecnico di Milano e Susanna Sancassani, direttrice del METID del Politecnico di Milano.
Nell'ambito di questi momenti di confronto sui temi dell’era digitale e dei cambiamenti di paradigma che ne conseguono, abbiamo chiesto a Marco Sabetta, Direttore Generale Salone del Mobile.Milano che, con Francesco Zurlo ed Enrica Danese, Responsabile Institutional Communications, Sustainability Projects & Sponsorship TIM, è intervenuto il 6 ottobre su L'arredo e la promessa circolare - il suo punto di vista
Sono termini entrati, ormai, nel linguaggio comune mentre in letteratura indicano i cinque pilastri fondamentali dell’economia circolare che, da concetto poco nitido qual era, in poco meno di un ventennio, è divenuta abilitatore fondamentale per lo sviluppo di un sistema economico, industriale e finanziario sostenibile in ogni sua parte. Quando penso all’Italia in relazione a queste cinque pratiche, mi rendo conto di come sia tra i Paesi più avanzati grazie a tradizioni virtuose secolari – come quelle del recupero di stracci, rottami, vetro e legno – e alla nostra straordinaria abilità nazionale di ribaltare limiti in opportunità. Così per Eurostat, oggi l’Italia è leader in Europa per tasso di riciclo e seconda per tasso di circolarità. Questa nostra capacità di progettare per allungare la vita dei prodotti, per il riuso e il riciclo, non solo porta efficienza al nostro sistema produttivo ma stimola e consente sinergie tra differenti filiere e nuove opportunità per la creatività italiana: nuovi processi, prodotti e competenze che generano linfa giovane e fertile per un Made in Italy sempre più green. Ma non ci sono solo luci. Sempre Eurostat, infatti, ci dice che esportiamo ancora troppi rifiuti. Per cogliere le sfide poste dal Pnrr e dagli obiettivi fissati a livello europeo serve puntare allora su strumenti anche e soprattutto digitali in grado di far compiere il definitivo salto di qualità all’industria nazionale del riciclo.
Sono proprio le innovazioni tecnologiche che rendono possibile la trasformazione di modelli di business “product-oriented” a modelli “service oriented” che, semplificando, rispondono alla domanda: “Perché vendere un macchinario industriale, un veicolo o un prodotto di qualunque genere quando è possibile vendere un servizio che permette di pagare per l’effettivo utilizzo di quell’oggetto?” I vantaggi sono immediati per chi fornisce il servizio e per chi lo noleggia. Chi vende si assicura la fidelizzazione del cliente, l’aumento della conoscenza e la predicibilità del business. Per chi acquista un servizio, invece che un bene/prodotto, i vantaggi principali sono economici, di gestione e manutenzione del bene e la sua personalizzazione. Come le tecnologie digitali giocano un ruolo abilitante in questa trasformazione? La tecnologia Internet of Things (IoT) connette prodotti, componenti e materiali a Internet in tempo reale, trasformando dispositivi tipicamente “passivi” in device in grado di interagire con l’ambiente circostante, eseguire azioni e comunicare con l’esterno. Questa tecnologia viene utilizzata anche per garantire la tracciabilità dei prodotti e agevolarne il recupero prima che diventino rifiuto. Spesso, poi, la raccolta di dati mediante IoT viene combinata con tecnologie Big Data & Advanced Analytics per trasformarli in informazioni utili per la condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali di cui è fatto quel determinato bene. La Realtà Aumentata viene sempre più utilizzata per virtualizzare e remotizzare i processi di assistenza tecnica e di manutenzione e la Blockchain sta prendendo sempre più piede per garantire la tracciabilità e assicurare la provenienza green dei materiali, specialmente nei settori fashion e luxury.
Tematiche come rigenerazione, riuso, circolarità, planet-centricity, risparmio energetico, attenzione alle persone e alle comunità sono sempre state al centro della mission del Salone del Mobile.Milano. Responsabilità ambientale, economica e sociale saranno prioritarie anche nell’edizione 2024, che si sta impegnando a organizzare tutte le attività e gli eventi in modo che abbiano un impatto quanto più possibile positivo sull’ecosistema sociale e ambientale. La prossima edizione vuole portare sul palcoscenico internazionale della Manifestazione nuovi modelli di business articolati lungo percorsi di sviluppo responsabile e inclusivo, come anche nuove idee imprenditoriali e soluzioni tecnologiche capaci di contribuire al benessere dell’uomo, alla tutela dell’ambiente, della casa e all’utilizzo più efficiente delle risorse, in linea con i Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite.
Direi a un buon punto. Nel senso che aziende, brand e designer, dopo diversi anni dalla presa di coscienza di quanto la questione ambientale sia di radicale urgenza, non solo l’hanno inserita come priorità nelle loro strategie a lungo termine e nei loro progetti, ma hanno, oggi, anche gli strumenti tecnologici e digitali, per rendere la produzione di design sostenibile. Certo, la strada è lunga e non si parla solo di materiali ma anche di processi. FederlegnoArredo ha intuito, più di quattro anni fa, che questo tema sarebbe diventato centrale, e, attraverso una survey interna ha scoperto che, in realtà, il settore dell’arredamento e del design la stava già affrontando, anche se in modo non sempre organizzato e sistematico. Ha capito che c'era bisogno di una regia che aiutasse a canalizzare gli sforzi per modificare il sistema produttivo. Si è creato un gruppo di lavoro sulla sostenibilità e, in collaborazione con Fondazione Symbola, è stato steso un Decalogo, dei principi guida, che si stanno traducendo in azioni concrete. Nella nostra Federazione c’è chi estrae le materie prime, chi le lavora, chi si occupa di semilavorati e chi realizza il prodotto finito: si ha la possibilità di lavorare su tutta la catena del valore, proprio come se fosse un fiume.