Natale 2024: dieci libri di architettura e design da regalare

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Kenzo Tange, Sede del gruppo Fujisankei Communication, Tokyo - Ph. Shutterstock

Biografie di grandi architetti e designer, coffee book fotografici d’impatto, cataloghi di mostre, saggi che riflettono sul ruolo del progettista nella società: ecco i nostri consigli per le feste in arrivo.

Non ancora del tutto smaterializzato o soppiantato dai gadget tecnologici, il libro è ancora uno dei regali più gettonati per le festività natalizie. Rispetto ad altri tipi di dono, poi, ha il pregio di dire tanto non soltanto sul destinatario ma anche sulla personalità di chi lo ha scelto. Abbiamo selezionato una decina di uscite recenti (o comunque dell’ultimo anno-anno e mezzo) che piaceranno agli appassionati di architettura e design e a chi frequenta a vario titolo il mondo del progetto. Una piccola guida completa per scegliere i regali di Natale 2024.

 

“Il design analogico” di Deyan Sudjic, Edizioni Atlante: per i nostalgici

 

Radio, giradischi, registratori portatili e non, macchine fotografiche, videocamere, televisori, telefoni, macchine da scrivere, termometri, orologi…quanti oggetti analogici una volta di uso comune o comunissimo hanno abbandonato le nostre case, rimpiazzati dalle loro versioni digitali oppure trasformati in servizi in streaming. La nostalgia e il gusto per il “fatto bene” sono i motori di questo libro illustrato curato dall’ex direttore del London Design Museum che ne repertoria ben 250, tutti estinti o in via di estinzione. Dentro ci troviamo alcune pietre miliari della storia del design, dalla Radio in cristallo di Franco Albini (1938), le cui parti meccaniche sono alloggiate tra due lastre di vetro temperato, al telefono Grillo progettato da Marco Zanuso e Richard Sapper per SIT-Siemens (1965).

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Il design analogico, Deyan Sudjic Ed. Atlante 

“Olivetti. Storie da una collezione” a cura di Alessandro Santero e Sergio Polano, Ronzani Editore: per gli Olivettiani e gli amanti della grafica d’autore

 

Nei suoi novant’anni di storia la Olivetti non si è fatta notare solo per i suoi prodotti ma anche per una comunicazione originale e fortemente identitaria, con manifesti e altri materiali grafici (dépliant, libretti di istruzioni, carte intestate, opuscoli…) firmati da creativi di fama come Bruno Munari, Albe Steiner, Max Huber, Costantino Nivola e tanti altri. Questo volume, selezionato nell’ADI Design Index 2024 e quindi candidato alla prossima edizione del Compasso d’Oro, raccoglie per la prima volta gli esempi più significativi con oltre 500 immagini e una “bonus track”: due saggi dello storico dell’architettura Sergio Polano, scomparso nel 2022. Un tuffo nell’estetica – e nella filosofia, perché le due cose viaggiano spesso di pari passo – della celebratissima azienda di Ivrea che farà la gioia di addetti ai lavori e appassionati di graphic design.

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Olivetti Storie da una collezione, Allessandro Santero, Ed.Ronzani Editore

“Big book of architecture” a cura di Giovanni Leoni, ed. 24 ORE Cultura: per gli architetti e gli studenti di architettura

 

Il grande libro dell’architettura curato dallo storico Giovanni Leoni parte da un’ambizione: condensare in poco meno di 400 pagine, alla maniera di un’enciclopedia illustrata, un secolo di storia della disciplina. Per fare questo, sceglie di concentrarsi su 20 figure di fama mondiale e di dividerle in quattro gruppi: i “Maestri” (Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe, Le Corbusier, Alvar Aalto), tutti nati nell’Ottocento e ormai ampiamente storicizzati, con la loro forte individualità e la loro fiducia nel potere trasformativo del gesto architettonico; i nati nel primo trentennio del Novecento (da Louis Kahn a Kenzō Tange e Aldo Rossi), che si confrontano da giovani o giovanissimi con un evento sgretola certezze come la Seconda Guerra Mondiale e vi reagiscono in maniera personale; i professionisti colti come Norman Foster, Renzo Piano e Tadao Ando, in bilico tra pratica e teoria; e, infine, i “Nati dopo la guerra” (Rem Koolhaas, Zaha Hadid, Eduardo Soto de Moura, David Chipperfield e Kengo Kuma) portati a giocare il gioco dell’archistar e allo stesso tempo a sviluppare un discorso critico sul senso del proprio lavoro.

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Big book of architecture, Giovanni Leoni Ed. 24 ORE Cultura

“Milano: proiezioni astratte” di Paolo Ventura, ed. Corraini: per i sognatori - e per chi ama passeggiare per Milano a ferragosto

 

La Milano fotografata da Paolo Ventura è “astratta” perché è stata ricostruita in legno e cartone, con le finestre disegnate come una scenografia teatrale o un gioco per bambini, ma è  fedele al vero nella posizione dei palazzi e nelle loro forme. Un simile procedimento permette all’artista di eliminare il superfluo, perciò quello che vediamo sulla pagina è un ambiente urbano essenziale, rarefatto, in cui emergono prepotenti le architetture con i loro volumi e le centinaia di cavi elettrici di tram e filobus che “si incrociano, corrono paralleli, si inseguono, girano” e sembrano tenerle insieme come se fossero, appunto, delle quinte. L’effetto finale è di straniamento metafisico alla De Chirico e di grande fascinazione.

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Milano proiezioni astratte, Paolo Ventura, Ed.Corraini

“Gae Aulenti. Lo spazio scenico” a cura di Nina Artioli, Alessandra Coppa e Davide Pedullà: per gli scenografi e per chi è sensibile alla magia del teatro

 

Gae Aulenti ripeteva sempre che l’architettura non è scenografia e il design non è decorazione, rivendicando l’autonomia di ciascuna disciplina rispetto alle altre e l’impossibilità di applicare a tutte lo stesso set di regole precostituite. Ciò non toglie che nella sua lunga carriera abbia progettato una serie di memorabili allestimenti teatrali, in particolare per pièce dirette da Luca Ronconi a cui fu legata da un lungo sodalizio artistico cominciato nel 1974 con un incontro casuale nei camerini del Teatro della Scala. Tra i dispositivi scenici più interessanti realizzati nell’arco di un ventennio ci sono Il barbiere di Siviglia del 1975, con i suoi mobili semoventi su ruote o sospesi a mezz’aria, e l’Elektra di Strauss del 1994, dove la reggia di Micene si trasforma in un mattatoio insanguinato. “Gae Aulenti. Lo spazio scenico” offre uno sguardo di insieme su questo lavoro a partire da una ricerca che ha convolto gli studenti dell’Accademia di Brera e gli archivi della progettista e della Scala.

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GAE AULENTI Lo spazio scenico

“Chromatic herbarium” di Massimo Gardone e Alessandra Muran, a cura di Francesco Messina, ed. Corraini: per i romantici, e per chi cerca come di “ritagliare l’azzurro del cielo” come Carlo Scarpa

 

Di sicuro sarà capitato a tutti, passeggiando su un prato o nei boschi, di voler fissare nella mente (o nella sua evoluzione tecnologica staccata dal corpo, cioè la fotocamera di uno smartphone) il particolare punto di colore di un fiore o di una foglia. E di ragionare su come la natura sia impareggiabile nell’abbinare sfumature e di tonalità, meglio di qualunque stilista o designer perché a differenza loro non sbaglia mai. Massimo Gardone e Alessandra Muran raccolgono e fotografano da vent’anni soggetti botanici – foglie, fiori, frutti, semi, petali, pezzi di corteccia, qui raccolti in un eccezionale campionario di memorie vegetali e affiancati all’indicazione delle tinte individuabili nelle foto con i rispettivi “pantoni" e a brevi testi che aggiungono informazioni fattuali o poetico-letterarie. Un’operazione apparentemente semplicissima ma illuminante, e preziosa per tutti coloro che lavorano con il colore.