Astute, versatili, moderne: sono le lampade a sospensione presentate in fiera ad aprile, che sfidano la percezione comune nascondendo la sorgente luminosa, puntano sull’abbinamento tra forme rassicuranti e materiali innovativi o ancora giocano le carte della modularità e dell’estrema personalizzazione
Il SaloneSatellite 2025 raccontato dai suoi protagonisti

SaloneSatellite 2025 - Ph. Ludovica Mangini
Parola ai designer vincitori del SaloneSatellite Award 2025: una fotografia dei progetti realizzati quest’anno dai talenti emergenti
Dal 1998, il SaloneSatellite è uno spazio di sperimentazione, ricerca, innovazione, più di tutto un luogo dove la creatività non ha limiti. La Manifestazione, fondata e curata da Marva Griffin Wilshire, è dedicata ai designer under 35 e rappresenta una vetrina fondamentale per proporre idee e visioni a potenziali partner.
La 26ª edizione si è svolta attorno al tema “NUOVO ARTIGIANATO: UN MONDO NUOVO//NEW CRAFTSMANSHIP: A NEW WORLD”, con l’obiettivo di unire tradizione e visioni contemporanee per dare nuova linfa alle pratiche artigianali nel contesto contemporaneo.
I vincitori della 14esima edizione del SaloneSatellite Award, che celebra il talento e la creatività dei designer emergenti, ha premiato tre fra i più meritevoli che hanno interpretato la sfida e realizzato progetti che offrono l'occasione per riflettere sul futuro dell’arredo, con grande attenzione ai temi della sostenibilità.
Paola Antonelli, Presidente della Giuria SaloneSatellite Award, ha dichiarato: “L’artigianato è essenziale per il progresso e cruciale anche nel mondo odierno alimentato dall'intelligenza artificiale e dalla stampa 3D. Non è solo un modo per comprendere la cultura materiale di altri popoli. Poiché spesso viene distillata nel corso dei secoli, contiene anche un’antica saggezza riguardante la natura e la sopravvivenza, offrendo così lezioni collaudate e affidabili sulla sostenibilità. Quando i materiali e le tecnologie sono nuovi di zecca, inoltre, la capacità di realizzare, a mano, è necessaria per guidare l’innovazione”.

Kazuki Nagasawa
Il primo premio è andato a Kazuki Nagasawa dello studio giapponese Super Rat per Utsuwa-Juhi Series, vasi e contenitori che reinterpretano l'artigianato nipponico che preserva storia e cultura. “Poter partecipare a una piattaforma così significativa e speciale è stata un'esperienza impagabile, e ogni giorno è stato riempito da un profondo senso di gioia e appagamento”, ha raccontato il designer. “I sei giorni trascorsi con designer di tutto il mondo sono stati ricchi di incontri, insegnamenti e ispirazioni che non avevo mai sperimentato prima. È stata anche un’occasione per riconnettermi profondamente con il fatto di essere un designer e di riflettere sinceramente sui pensieri e sui valori che ho perseguito fino ad ora”.
Nagasawa mette inoltre l’accento sulla centralità della sostenibilità nella pratica del design. “Con il cambiare dei tempi, ritengo che nuove sfide e problemi possano emergere da luoghi che non avevamo mai immaginato prima. In risposta a un singolo problema, i designer devono cercare risposte diverse da prospettive diverse. Credo che la vera essenza del design stia nell'arricchire la consapevolezza e la vita quotidiana delle persone attraverso ogni forma di esplorazione".

Luis Marie
Lo studio olandese Luis Marie si è aggiudicato il secondo premio con Plissade, uno schermo interamente tessile, irrigidito senza leganti o adesivi, che reinventa le tradizionali tecniche di plissettatura per un divisorio ondulato autoportante, che apre nuove possibilità per i tessili per la casa. “Presentare il nostro lavoro in un contesto così autorevole ha creato un forte senso di dialogo e di slancio. Per noi non si trattava solo di mettere in mostra i prodotti, ma anche di avviare conversazioni sull'artigianato, sull'esplorazione dei materiali e sul futuro degli spazi abitativi. Vincere un premio del SaloneSatellite è stato un onore inaspettato e ha rafforzato la nostra convinzione di rimanere fedeli al nostro processo e ai nostri valori”, racconta il duo composto da Fenna van der Klei e Patricio Nusselder.
Sul tema della sostenibilità, proseguono: “Diamo priorità ai materiali durevoli, alla produzione locale e alle tecniche di produzione rispettose. Piuttosto che inseguire le tendenze, puntiamo a creare oggetti che ambiscono a essere senza tempo. Inoltre, apprezziamo molto la collaborazione con gli artigiani, la cui esperienza garantisce che qualità e cura siano presenti in ogni dettaglio. In questo senso, la sostenibilità riguarda tanto la continuità culturale e umana quanto la responsabilità ecologica.”

Riccardo Toldo
Il terzo premio è andato all’italiano Riccardo Toldo per la lampada Fil Rouge: un filamento quasi invisibile prende vita quando alimentato ai poli opposti. Spiega il designer: "Il SaloneSatellite 2025 è stato per me un momento molto importante. Ho studiato Design Industriale prima all’Università Iuav di Venezia e poi ho proseguito con la magistrale al Politecnico di Milano. Esporre al SaloneSatellite era un obiettivo che mi ero posto fin dai tempi dell’università, e avere avuto la possibilità di realizzarlo rappresenta per me un traguardo significativo. Lo spazio che Marva Griffin continua a portare avanti con tanta determinazione è un’opportunità preziosa per noi giovani progettisti, e la sua visione generosa merita da parte nostra una profonda gratitudine. Il Salone per me è stato un vero successo: essere stato selezionato tra i vincitori del SaloneSatellite Award mi ha dato una visibilità ulteriore e la possibilità concreta di entrare in contatto con alcune aziende, che sono il cuore pulsante del Salone del Mobile. Con alcune di loro spero possa iniziare un dialogo costruttivo, che magari porterà allo sviluppo di nuovi progetti legati al tema della luce — e non solo.”
A proposito di sostenibilità, Toldo pone l’attenzione sul possibile rischio di svuotare la parola di significato, depotenziandone il senso: “Personalmente credo che la responsabilità di un designer non si esaurisca nella scelta di materiali e cicli riciclati o riciclabili. Questi sono aspetti importanti, ma non sufficienti. Un progetto è sostenibile quando riduce la necessità stessa del riciclo, perché nasce già con l’idea di durare nel tempo. Progettare un prodotto in qualche modo "usa e getta", per quanto realizzato con materiali ecocompatibili, sarà sempre meno sostenibile rispetto a un oggetto costruito per durare anni — magari con materiali meno “verdi” sulla carta, ma con un ciclo di vita molto più lungo. Questo concetto all'apparenza banale trovo che spesso invece venga ignorato o mascherato. Per me, la sostenibilità si misura anche nella qualità della relazione che l’oggetto instaura con chi lo utilizza: se un oggetto è pensato per essere significativo, riparabile, tramandabile, allora è anche più sostenibile, da più punti di vista: ambientali, sociali e culturali. In questo senso, vedo la sostenibilità non solo come una questione tecnica, ma anche etica ed estetica. Credo fermamente che progettare oggi significhi porsi domande sul futuro: su cosa vale la pena produrre, su quanto durerà ciò che creiamo, e su quale impatto avrà nel tempo — non solo sull’ambiente, ma anche sulle persone.”

Juan Cortizo
Menzione Speciale di questa edizione al designer venezuelano Juan Cortizo con Quibor Project, una cassa acustica che incarna la passione per il design industriale e dell'impegno verso l'artigianato venezuelano. Ci racconta: “È stata la mia prima esperienza in questo prestigioso evento. Un doveroso ringraziamento va al mio mentore, Jorge Wahbeh. La sua fiducia in me e nella mia etica del lavoro è stata fondamentale per dare vita a un progetto che, solo un anno fa, era solo una visione accademica con cui mi sono laureata all'Istituto di design di Caracas. Grazie al suo prezioso sostegno, siamo riusciti a lavorare insieme e ad avere l'incredibile opportunità di presentare il mio progetto, “Quibor”, al Salone Satellite. Questo ambiente altamente creativo mi ha dato il piacere di incontrare e condividere con grandi designer e creativi, imparando in prima persona le tendenze attuali del mondo del design. Inoltre, presso il mio stand, ho avuto l'occasione di entrare in contatto con persone importanti che hanno mostrato grande interesse per il progetto, il che mi ha fatto comprendere il potenziale impatto globale che ‘Quibor’ può avere".