Seduti!
Oggetti né semplici né banali, le sedute sono protagoniste dei nostri spazi, adeguandosi a una straordinaria varietà di situazioni ed esigenze, forme, movimenti e posture del corpo.
Se ci chiedessero chi sia stata la nostra miglior amica e, nel contempo, la nostra acerrima rivale durante i mesi di clausura forzata appena conclusasi, molti di noi potrebbero rispondere la sedia! L’oggetto a cui, in fase di arredo del nostro spazio, abbiamo dedicato forse minor attenzione − consci di stare gran parte della giornata fuori casa e, una volta at home, preferibilmente accoccolati su un divano o una poltrona se non addirittura a letto − è stato, di fatto, il trono su cui abbiamo trascorso intere giornate. Lavorando, studiando, pranzando, cenando e giocando. Insomma, questo negletto oggetto casalingo si è preso la sua bella rivincita. E, così, ci siamo ritrovati a fare i conti con un dettaglio non trascurabile che, in passato, avevamo dato per scontato: il confort delle nostre sedute. E ci siamo accorti che non tutte, pur eccellendo per design, fashion e fantasia, sono così accoglienti o, per dirla in gergo tecnico, ergonomiche. E, a pensarci bene, abbiamo anche capito quanto la loro versatilità sia fondamentale in questo periodo di new normal: le sedie devono assolvere, infatti, a una straordinaria varietà di situazioni ed esigenze oltre che resistere alla forma, ai movimenti e alle diverse posture dei nostri corpi.
Così, consci del valore di questi “non affatto semplici né banali” oggetti di interior design, molti sono i brand che in questi mesi hanno proposto nuovi modelli o rieditato intramontabili icone annoverate nel proprio catalogo. Il fil rouge? Comodità e adattabilità a più ambienti.
Levigata come un ciottolo, delicata come una soffice distesa di muschio, debutta per Arper Adell (design Lievore + Altherr Désile Park). Le sue linee organiche, arrotondate e rassicuranti evocano una suggestiva presenza naturale e, in effetti, è stata progettata mettendo al centro la sostenibilità: la sua scocca è in polipropilene riciclato all’80% e riciclabile, non sono state utilizzate colle, le vernici rispondono a precisi requisiti ambientali e può essere interamente disassemblata per uno smaltimento responsabile. Morbida e leggera, e al tempo stesso solida e sostanziosa, questa seduta risponde a diverse esigenze e utilizzi e offre un riparo accogliente e confortevole in svariati contesti.
Konstantin Grcic firma, invece, la nuova Citizen Lounge Chair, disegnata per Vitra, che segna una piccola rivoluzione. Grazie, infatti, a una struttura anticonvenzionale, si colloca a metà tra una poltrona direzionale e una chaise longue (nella versione con lo schienale alto) o una poltroncina lounge (con schienale basso), regalando una sensazione di dinamicità e rilassamento. Il suo linguaggio formale evoca elementi dei classici mobili in tubolare d’acciaio ma, con la sua esile silhouette a vista, è un progetto consapevolmente antitetico alle classiche lounge chair. La superficie di seduta, appesa al telaio mediante tre cavi d’acciaio, consente un movimento oscillante in tutte le direzioni mentre lo schienale fisso permette di assumere una posizione ergonomica semicircolare. Infine, il basamento girevole su cui poggia la struttura garantisce ulteriore flessibilità.
Per ufficio, ma non solo. In continuità con la tradizione originaria di Artek, che da sempre si colloca all'intersezione tra arte e tecnologia, Ronan & Erwan Bouroullec hanno concepito Rope Chair: più che una forma, una linea disegnata e tradotta in tre dimensioni, un semplice gesto artistico che prende vita nello spazio. La corda, realizzata per uso marino, che fa da schienale, è al centro del comfort della seduta perché le consente di adattarsi a chi la utilizza. Dove le altre sedie dettano un modo specifico di sedersi, la Rope invita la creatività nella postura, incoraggiando movimenti dinamici e cambiamenti di posizione. Quando la persona si alza, il telaio della sedia porta le tracce del corpo che ha supportato l'ultima volta, l'impronta di un utente che ne definisce la forma. Insomma, espressione creativa e sofisticata ingegneria allo stato puro.
Dall’ingegneria all’intelligenza artificiale il passo (non) è breve. Ma Philippe Starck non è solito arrendersi alla parola “impossibile”. Ecco, allora, nascere, dopo lunga gestazione (quasi due anni), A.I, seduta prodotta da Kartell, interamente elaborata da un algoritmo in base alle indicazioni del designer francese: creare con la minima quantità di materiale ed energia possibile, un prodotto bello, comodo e robusto. Rispondendo appieno all’attenzione alle buone pratiche di sostenibilità dell’azienda, A.I. è la prima seduta in materiale 100% riciclato in cui qualità estetica e requisiti strutturali permangono e si uniscono al design generativo. Un formidabile esempio di economia circolare.
Strong di Eugeni Quitllet per Desalto “è l’idea di usare l’aria per dare forma a nuove idee, prendendo la strada più breve per la soluzione attraverso una forma continua”. Per il designer curvare significa piegare la realtà per creare il sogno: così, sfida la gravità attraverso l’uso di una linea continua che viene modellata per originare la seduta. Il nome fa riferimento alla durezza del tubo d’acciaio curvato che si contrappone alla leggerezza del vuoto interno. La forma, dunque, per definire la materia, la materia per dar corpo alla forma e il design per imprimere carattere.