The Tokyo Toilet
Di vari colori e dalle forme più diverse, di cemento o trasparenti, i nuovi bagni pubblici di Tokyo di notte diventano lanterne luminose. All’insegna della pulizia, sicurezza e tecnologia.
Il Giappone è noto per la sua estrema e accurata pulizia. È sicuramente uno dei paesi del mondo più attenti all’igiene. Chi non ha in mente la metropolitana di Tokyo, il (non) luogo giapponese per eccellenza, contraddistinto da una nettezza impeccabile, dai pavimenti lucidissimi e dalla totale assenza di carte per terra? E addentrandosi nell’intimità del Paese, anche le toilette pubbliche – le koshu toilet – hanno uno standard di pulizia esimio, ma il loro utilizzo è molto limitato perché nell’immaginario collettivo sono considerate sporche, maleodoranti e buie da far paura. Per superare questi pregiudizi, la Nippon Foundation – storica associazione no-profit, fondata negli anni Sessanta dal business e filantropo Ryoichi Sasakawa – ha deciso di impegnarsi, in sinergia con il governo municipale e l’ente turistico locale, nel rinnovamento di quelle di uno dei quartieri più in della metropoli, Shibuya, noto per i suoi negozi, locali alla moda, ristoranti, discoteche e divertimenti vari. Sedici gli architetti coinvolti, tra i nomi più prestigiosi del panorama contemporaneo: Tadao Ando, Shigeru Ban, Sou Fujimoto, Toyo Ito, Masamichi Katayama, Kengo Kuma, Junko Kobayashi, Fumihiko Maki, Marc Newson, NIGO®, Miles Pennington, Takenosuke Sakakura, Kashiwa Sato, Kazoo Sato, Nao Tamura e Tomohito Ushiro.
Parola d’ordine: tecnologia e design all’avanguardia. Obiettivo: rendere accessibili i bagni a tutti, indistintamente rispetto a genere, età e disabilità (previsti anche bagni per persone stomizzate), a dimostrare l’inclusività della società giapponese. L’accesso è gratuito e un servizio di manutenzione e pulizia continue garantiscono spazi sempre in ordine, promuovendo al contempo una perfetta accoglienza dei fruitori. I bagni, infatti, in Giappone sono da sempre un simbolo dell'ospitalità del paese.
Sette delle diciassette toilette sono già in funzione a partire dallo scorso agosto e altre lo saranno presto, entro la primavera 2021. Fra le prime, quelle a Ebisu Park e vicino alla stazione di Ebisu progettate rispettivamente da Masamichi Katayama e Nao Tamura; e quella a Nishihara Itchome Park firmata da Takenosuke Sakakura. Tra i progettisti dei sette bagni già inaugurati anche tre Premi Pritzker giapponesi: Shigeru Ban con i bagni nel mini parco di Yoyogi Fukamachi e in quello comunitario di Haru-no-Ogawa, Tadao Ando con quelli a Jingu-Dori Park e Fumihiko Maki a Ebisu East Park.
Ogni struttura igienica ha una sua peculiarità individuale e ben si inserisce nello spazio circostante per cui è stata pensata. Un lotto di terreno strettissimo addossato allo scalo ferroviario di Ebisu ha, così, indotto Nao Tamura – primo premio al SaloneSatellite Award del 2010 – a realizzare un edificio-trittico, un marcato segno rosso nel grigio paesaggio urbano, con tre ingressi-quinte sfalsati su strada. Il tutto nel nome di sicurezza, privacy e urgenza.
Ispirato, invece, ai bagni neolitici giapponesi del periodo Jomom, i cosiddetti kawaya, gli antenati dei bagni di oggi, il progetto di Masamichi Katayama. Uno spazio volutamente ambiguo composto da 15 lastre di cemento, che ambisce a essere un oggetto, oltre che un servizio. Un faro che di notte fa trapelare luce dalle intercapedini tra una parete e l’altra.
Takenosuke Sakakura ha creato, invece, una vera e propria scatola traslucida che si illumina di notte come una lanterna – andon – da cui il nome del progetto. Un invito ai passanti a usufruirne in piena sicurezza, mentre le tre strette porte verdi richiamano la natura circostante.
Altamente tecnologici i bagni di Shigeru Ban nel mini parco di Yoyogi Fukamachi e in quello comunitario di Haru-no-Ogawa, dove le colorate pareti trasparenti – arancioni, rosa e viola, nel primo; azzurre e verdi nel secondo – diventano opache nel momento in cui gli spazi vengono occupati, riflettendo le sagome degli alberi circostanti.
Tadao Ando ha voluto creare un vero e proprio “luogo”: una sezione di cono capovolto, coperto da una pensilina aggettante circolare, crea un luogo di ritrovo, o meglio, un rifugio per la pioggia, come suggerisce il suo nome, Amayadori.
Fumihiko Maki, intervenendo in un’area giochi denominata “il parco-polipo” per via di una scultura-attrezzo a forma di questo tentacolare animale acquatico, ha creato un edificio a tema − una toilette-seppia − contraddistinta da una copertura e da una pianta molto articolata, quasi tentacolare, che ambisce a sua volta ad apparire come un luogo di gioco.
Le strutture sono costruite da Daiwa House Industry mentre Toto, nota azienda giapponese nel settore delle soluzioni per bagni, fornirà l’attrezzatura.
Come a dimostrare le possibilità di una società inclusiva e il rispetto verso l’accoglienza attraverso un luogo pubblico, altresì ritenuto solo di mero servizio.