Come la luce influenza il nostro benessere

salonemilano, euroluce 2025

 The city of Lights. Albe. Luci di domani - Ph. Ruggiero Scardigno

In vista di Euroluce 2025, una conversazione con Roberto Manfredini, Professore Ordinario di Medicina Interna presso l'Università degli Studi di Ferrara. Per conoscere come l’alternanza luce-buio governi tutte le funzioni del nostro organismo.

Che l’esposizione alla luce naturale sia uno dei parametri fondamentali per il nostro benessere psicofisico è risaputo. Dice la scienza: i raggi solari apportano diversi benefici, migliorano l’umore ma promuovono anche la produzione di serotonina, garantiscono un’adeguata produzione di vitamina D per raggiungere il fabbisogno giornaliero e aiutano a riposare bene durante la notte.  

La luce, anche quella artificiale, è al centro delle nostre vite e ne regola i ritmi. Non solo come fonte di illuminazione degli ambienti indoor e outdoor, assorbiamo grandi quantità di quella emessa dagli smartphone, tablet, computer. Gli studiosi ammoniscono: passiamo davanti ai display sempre più tempo, con effetti negativi acclarati di cui il dibattito pubblico si sta occupando via via con maggiore interesse.

Di luce, di innovazione, dell’evoluzione del settore illuminazione, dei cambiamenti e delle trasformazioni e di come le aziende e i lighting designer stanno affrontando le nuove sfide e le rinnovate esigenze per migliorare la qualità della vita di chi gli spazi li vive si parlerà dall’8 al 13 aprile 2025 in occasione di Euroluce. Il Salone Internazionale dell’illuminazione sarà un’occasione per riflettere a 360 gradi per scoprire idee e proposte inedite per illuminare la casa – ma non solo – di domani.  

Per parlare delle nuove frontiere e allargare le prospettive sul tema della luce, abbiamo raggiunto Roberto Manfredini, professore ordinario di Medicina Interna presso l'Università degli Studi di Ferrara e direttore dell'unità operativa complessa di Clinica Medica dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant'Anna di Ferrara, uno dei massimi esperti italiani di cronobiologia.

Negli ultimi tempi il dibattito sulla luce e il tema della sovraesposizione agli schermi sono diventati centrali. È noto l'impatto sulla nostra soglia di attenzione, sulla capacità di concentrazione, sul sonno, più in generale sul benessere psicofisico. L’equilibrio tra alternanza luce-buio si incrina sempre più spesso. Qual è il suo punto di vista?

L’alternanza luce-buio è il sincronizzatore della vita, dell’ambiente e della Terra. In biologia, tutti gli esseri viventi, piante incluse, si regolano seguendo questo ciclo. Dall’Ottocento, appena da 200 anni sui quattro miliardi della vita del Pianeta Terra, la luce artificiale ha permesso di illuminare 24 ore su 24 gli ambienti, con conseguente espansione del mondo del lavoro. Tutto questo ha dato origine ai grandi desincronizzatori: il jet lag, il lavoro a turni e il cambio dell’ora. Quest’ultimo, anche se riguarda un’ora soltanto per due volte all’anno, impegna l’1% del PIL dell’Europa in spese sanitarie, l’equivalente di 131 miliardi di euro. Personalmente, ho preso parte alla commissione di esperti che ha collaborato con l’Unione Europea nel 2019 per arrivare alla decisione di abolire il cambio. A oggi il dibattito tra gli Stati è in corso. L’ultimo grande desincronizzatore è la luce notturna, la cosiddetta Artificial light at night (ALAN): a partire dal 2010, da quando è andata in pensione la lampadina a bulbo incandescente e sono entrati i LED, meno inquinanti, più performanti, meno costosi, l’illuminazione delle città è aumentata in modo repentino. Viene in mente l'Italia fotografata di notte dalla Stazione Spaziale Internazionale da Samantha Cristoforetti oppure l’Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso del 2016, che mostra come in alcuni punti dell’Europa, degli Stati Uniti e dell’Asia il 90% degli abitanti non è in grado di vedere le stelle e la Via Lattea proprio a causa dell’inquinamento luminoso.

A proposito di luce, quella prodotta dagli smartphone è da anni al centro di un esteso e animato dibattito pubblico.

Dal punto di vista scientifico, sappiamo che se utilizzati durante le fasce serali, gli smartphone, con i loro schermi luminosi, implicano un blocco della melatonina proporzionalmente molto più importante di quello che potrebbe causare la luce naturale. C’è un legame molto stretto tra privazione del sonno e disturbi metabolici, con alterazione dei ritmi degli ormoni sazietà fame (Leptina-Ghrelina), con attivazione del cortisolo, l’ormone dello stress, e una conseguente diminuzione della tolleranza dello zucchero che sul lungo periodo può dare luogo a disturbi metabolici o nei casi più gravi al diabete. Questo ci dice che l’uso scorretto della luce può avere conseguenze molto negative, soprattutto nei giovani. Uno studio del 2016 ha mostrato che il 95% dei ragazzi americani che fa uso di dispositivi nell’ora che precedere il sonno, e questo ha una diretta correlazione con l’alto tasso di obesità infantile.

Secondo lei in che modo le aziende del settore illuminazione e i lighting designer possono dare un contributo prezioso, in termini di innovazione e progettazione, lavorando a stretto contatto con la scienza per migliorare la qualità del nostro abitare?

La sinergia tra il mondo della scienza, dei produttori e dei progettisti è fondamentale. Ed è proprio per questo che insieme a Stefano Capolongo, Professore Ordinario di Hospital Design e Urban Health presso il Politecnico di Milano, ho tenuto diverse lezioni ad architetti, ingegneri, medici affinché la consapevolezza dell’uso della luce nel contesto della nostra salute entri nel processo creativo e di progettazione. È un tassello importante perché ha lo scopo di divulgare nozioni scientifiche e cliniche da integrare all’interno della progettazione, ed è un elemento in continuo divenire che consente di migliorare la qualità e il benessere delle nostre vite.

L’illuminazione è parte integrante non solo dell’ambiente domestico ma anche degli spazi pubblici, dell’hospitality e dell’outdoor. In che modo le sorgenti luminose sono in grado di creare legami tra gli elementi architettonici integrandosi con il paesaggio urbano?

Parlando di spazi pubblici, sono all’attivo molti interventi perché l’argomento sta entrando lentamente nelle agende delle istituzioni. A Ferrara, per esempio, è stato realizzato un progetto di orientamento dei flussi di luce verso il basso con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento luminoso. Si intitola “Torniamo a vedere le stelle” e ha consentito di installare nuovi punti luce LED direzionati verso il basso, con un’efficienza che ha raggiunto il 70%. Per uscire dai confini, un altro esempio virtuoso è rappresentato dall’Olanda, che ha riprogettato l’illuminazione urbana e stradale in ottica di maggiore sostenibilità. Per quanto riguarda l’universo privato, la domotica oggi consente di restituire un’illuminazione che richiama quella fisiologica. La luce del mattino è in grado di sincronizzare il corpo per tutto il resto della giornata. Durante le fasce serali è dunque importante impiegare fonti luminose che richiamano il tramonto, adottando LED dimmerabili dai toni caldi.

A proposito di progettazione di spazi abitativi e non solo, quanto è importante scegliere con cura la temperatura delle sorgenti luminose artificiali per il nostro benessere? È necessario differenziarla a seconda degli ambienti?

Certamente. È una tematica che riguarda non solo la lunghezza d’onda del flusso luminoso, ma anche la temperatura delle sorgenti luminosi. Se per esempio prendiamo in esame le strutture sanitarie, è necessario intercettare le necessità e le priorità dei pazienti. Nella cura dell’Alzheimer, per esempio, durante le fasi serali è importante illuminare gli ambienti con luce bianca perché i pazienti con deterioramento cognitivo tende a dormire di giorno. È dunque necessario ripristinare un corretto ritmo circadiano grazie a un uso consapevole della luce. Lo stesso ragionamento viene applicato all’interno degli ambienti di cardiologia, dove la luce viene modulata in relazione alla patologia: questo perché alcuni spettri di luce, in particolare quelli più freddi, comportano infiammazione.

Ultimo, ma non per importanza, è il tema dell’efficienza energetica per ridurre di oltre un terzo il consumo globale. Innovazione e responsabilità è il binomio da seguire?

Il principio del LED è stato proprio questo: minore inquinamento e minor costi sul fronte di consumi. Credo che la chiave stia nella divulgazione e di conseguenza nella consapevolezza dell’uso che facciamo della luce, tenendo a mente l’impatto che ha sulla nostra salute e sul nostro benessere. Parlando di innovazione, mi viene in mente l’esempio virtuoso di Corgan, un’azienda americana specializzata nella realizzazione di aeroporti. Lo scorso anno si è aggiudicata l’appalto per i lavori di un nuovo terminal a Shanghai da 100 gate che verrà progettato seguendo il ritmo circadiano. L’approccio Human Centered Design ha messo l'individuo al centro della progettazione: tutte le luci sono modulari e rispettano l’organismo per ridurre lo stress psico-fisico dei viaggiatori.

27 novembre 2024
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