Le donne per le donne, un progetto di aiuto per rispondere all’emergenza afghana
Una catena di solidarietà tutta al femminile cresce dal basso per offrire un sostegno concreto alla popolazione dell’Afghanistan. Coinvolgendo anche il “supersalone”.
È nata spontaneamente, come una reazione viscerale alle tragiche immagini che, da Kabul, ci mostravano decine di migliaia di persone pronte a tutto pur di sfuggire all’avanzata implacabile dei gruppi talebani. Si chiama “Le donne per le donne” e, come tutte le migliori espressioni della società civile, reagisce con empatia e pragmatismo per sostenere con un aiuto materiale o un contributo finanziario il piano di accoglienza dei rifugiati lanciato dal Governo e dal terzo settore. Il destinatario privilegiato di questo intervento è soprattutto indirizzato, come il nome stesso del gruppo suggerisce, alle donne rifugiate, che sotto il nuovo regime sono doppiamente penalizzate: come oppositori politici nell’occhio del ciclone per possibili ritorsioni, ma anche come bersaglio di un oscurantismo che alle donne vieta diritti, visibilità e possibilità di partecipazione alla vita attiva.
Nata spontaneamente grazie al passaparola, “Le donne per le donne” si sta attivando su due livelli. Da una parte, sostenendo finanziariamente la difficilissima missione di tutte le ONG ed istituzioni ancora presenti sul territorio afghano per dispensare aiuti alimentari e presidiare l’erogazione di quei pochi servizi essenziali – uno tra tutti, la sanità - che sono ancora disponibili nel paese. Dall’altra, schierandosi al fianco delle reti di accoglienza che nei prossimi giorni dovranno gestire il dislocamento dei rifugiati sul nostro territorio nazionale, guidandone il progressivo inserimento nel tessuto sociale, economico e culturale del nostro Paese. Oltre alla gestione della prima emergenza, “Le donne per le donne” – che dal 15 agosto ha già raccolto più di 850 offerte di aiuto da tutta Italia - pensa già a come organizzare le proprie attività nel lungo periodo, strutturando le proprie capacità di intervento lungo un percorso che si annuncia non privo di difficoltà, eppure ricco di opportunità e vicinanza umana.
Per sua natura aperta e solidale, anche la comunità del design non ha mancato di offrire il suo sostegno alla rete di “Le donne per le donne”. Sarà Silvia Robertazzi, fondatrice e curatrice del Milano Design Film Festival, ad introdurre al pubblico del “supersalone” la missione del gruppo, parlandone prima della proiezione dei film programmati all’interno di Open Talks. Un’occasione preziosa, questa, per riflettere e per lasciarsi coinvolgere da una forma di progettualità altra rispetto a quella della design week, eppure più che mail urgente, necessaria e vitale. “Le donne per le donne è nata come una reazione emotiva a quanto leggevamo sui giornali”, ci racconta.
“Abbiamo quindi cercato di strutturarci ed allargare il nostro movimento inglobando il mondo del design insieme a medici, avvocati, imprenditori, fino ad abbracciare una società civile molto ampia e diversificata. Vogliamo essere un ponte che raccoglie fondi e fornisce aiuto, ad esempio
attraverso l’ospitalità o provvedendo all’accompagnamento burocratico o culturale. Un sostegno che va naturalmente al di là dell’identità di genere dei nostri beneficiari: la rete si chiama Le donne per le donne perché vuole valorizzare il “femminile” che c’è nell’umanità. Un femminile che, in un paese da ormai troppi anni esposto ed educato alla logica prevaricatrice delle armi, è sopraffatto da una violenza che annulla la forza, la sensibilità e l’attitudine del pensiero delle donne.”
“Le donne per le donne” si apre alla partecipazione di quanti, uomini e donne, vorranno unirsi a questa rete informale: per aderire all’iniziativa è sufficiente scrivere a info@ledonnexledonne.org indicando il proprio nome e cognome, il Comune di residenza, i propri contatti mail e telefonici, e specificando il tipo di supporto che si è in grado di fornire.