Le nuove collezioni di Federica Biasi per Gervasoni
Divani, sedie a dondolo, tavoli e tavolini: Federica Biasi presenta al Salone due nuove collezioni per la storica azienda friulana. Con un tocco di blu
È nato tutto molto liberamente, mi hanno chiesto di disegnare una collezione outdoor. Alla fine ne ho presentate due, con l’idea si sarebbe fatta una sola delle due, ma alla fine sono piaciute entrambe.
Ho instaurato subito un rapporto con Concetta Giannangeli con cui è nata una bellissima sinergia: ha creduto fin da subito nelle mie idee. Ha dato avvio al progetto, ma il vero valore aggiunto è stato il lavoro sinergico tra designer e azienda. Quando parlavo di un’idea, c’era subito la volontà di rilanciare e si faceva un rework e una controproposta. Inoltre, l’azienda sentiva l’esigenza di aprirsi ad altri stilemi. Rispetto al modello classico Gervasoni, c’era la voglia di qualcosa di diverso, di nuovo.
Dove non arrivavo io, arrivavano loro, c’è stato subito un bellissimo incontro di idee. Il divano, ad esempio, lo volevo intrecciato, ma poi abbiamo ragionato sul target price e subito abbiamo elaborato qualcosa di tessile, e lì è venuta l’idea dei lettini da mare. Tutta la parte posteriore è una tessitura in polipropilene che riprende quelli che sono stilemi giapponesi ma anche il vintage italiano anni ‘30.
Abbiamo voluto mischiare stili differenti che parlassero un nuovo linguaggio Gervasoni, cercando di parlare con un nuovo stile, mantenendo comunque fede all’identità e alla storia. Gervasoni è nato con intrecci e midollini, ci piaceva raccontare anche questo aspetto.
Hashi è un sistema divano con una rocking chair, è composta da moduli con un frame di legno avvolto da un tessuto in polipropilene.
La seconda collezione, Brise è una famiglia di tavolini, ma è molto più ampia, circa 12 pezzi, composta da sedie e tavoli bistrot in ceramica o metallo, compatibili anche con altre collezioni. Solitamente a me piace disegnare una famiglia di prodotti, da lì si capisce se si può tirare fuori un pezzo iconico o una diversa famiglia di prodotti.
Cerco sempre di essere fedele a quello che piace a me, cerco di disegnare un prodotto semplice e non urlato. Che abbia dettagli nei materiali e nelle texture e che possa non scomparire nel giro di cinque anni. Amo l’idea di un prodotto dal design evergreen, come influenze mi piacciono le linee nordiche e orientali, ma cerco sempre di mettere qualcosa di me.
Per Gervasoni abbiamo virato su un colore, il blu. Poi abbiamo inserito una parte intrecciata che raccontasse la storia di Gervasoni. In questo caso l’approccio è stato di aggiungere man mano quello che piaceva stilisticamente, dall’altra l’azienda ha fatto altrettanto. Credo che l’apporto del designer sia quello di dare uno sguardo differente, altrimenti le collaborazioni non avrebbero senso.
Sono stati strani, abbiamo visto tanti prodotti ma ne abbiamo toccati dal vivo davvero pochi. C’è una bella differenza: quando vedi dal vivo un prodotto noti il dettaglio, tocchi il materiale e conosci le persone. Mi è mancato il valore umano, ma anche vedere le cose da incredibilmente vicino e capire il valore aggiunto di una azienda, le differenze tra una e l’altra. Con il digitale questa dimensione si è appiattita, soprattutto nel settore design.
Stiamo lavorando a una nuova collezione di bicchieri, poi mobili ma non solo. Maniglie, sedie e divani: ci stiamo aprendo anche ad altre scale.
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