Envisioning Visionnaire

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Visionnaire Milano

L’art director Eleonore Cavalli e l’AD Leopoldo Cavalli raccontano il nuovo restyling del flagship store di piazza Cavour e l’importanza del Salone del Mobile.Milano come motore per la design industry

Uno spazio dove sorprendersi, trovare armonia e bellezza nascosta. Riapre le porte Visionnaire Milano, il flagship store completamente rinnovato dopo lavori di restyling durati più di sei mesi. “Più che un restyling è stata una ristrutturazione durata sette mesi” spiega l’art director Eleonore Cavalli.”

Perché Visionnaire Milano ha voluto cambiare pelle? 

Eleonore Cavalli: L’azienda è un ecosistema vivo che si nutre di evoluzione continua, come le persone che compongono l'azienda. Si parla spesso delle aziende in modo astratto, pensando che siano delle entità lontane; invece, rispecchiano le persone che coesistono al loro interno. Visionnaire è un luogo di comunità, noi spesso parliamo e seguiamo il Feng Shui, una disciplina millenaria in cui si dice che della propria casa bisogna rifare il tetto, ovvero il luogo più a contatto con il cielo, da dove arriva l’energia più positiva.  

Avete voluto celebrare le origini di questo spazio. Qual è stata la sua storia?

EC: Si tratta di uno spazio nato come cinema, che ha aperto nell'aprile del 62 grazie a un progetto di Vittoriano Viganò. Per questo anniversario ci è sembrato interessante come celebrazione il fatto di ricostruire. Era importante che questa ristrutturazione rispecchiasse quello che l'azienda vuole essere da qui in avanti, con una proiezione verso il futuro. È fondamentale le proprie radici non vadano indietro, ma in giù, verso il centro della terra, bisogna guardare avanti affinché l'evoluzione sia continua. 

Una celebrazione dell’anima italiana di Visionnaire. Come vi racconta questo spazio?

EC: Siamo un'azienda 100% italiana, produciamo tutto nello stivale, dal Veneto fino alla Puglia. Abbiamo un’organizzazione fluida, fondata da una quarantina di imprese artigianali che esprimono il miglior savoir-faire, il saper fare, i mestieri d'arte che sono un elemento di grandissima distinzione e unicità. Volevamo che questo spazio fosse la migliore rappresentazione possibile di questa maestria, per cui anche nelle fixture abbiamo lavorato con i nostri artigiani, come ad esempio la graniglia all'ingresso. Abbiamo voluto seguire questo concetto di Agarthi, una mitologia che racconta il passaggio verso il centro della terra, la sorpresa e la scoperta di armonia e bellezza nascosta. 

A proposito di Salone, cosa rappresenta per voi?

Leopoldo Cavalli: Il Salone è fondamentale perché Milano continui a essere la Design City del mondo, non esiste e non può esistere un Fuorisalone senza il Salone del Mobile, qualsiasi azienda che decide di non partecipare al Salone di fatto indebolisce Milano come capitale del design a livello mondiale. Nello stesso giorno, nella stessa settimana nascono oltre 2000 collezioni, è il momento in cui ci ritroviamo tutti insieme. Ecco perché è importante sostenere il Salone e farlo con grande convinzione. 

Cosa mostrerà Visionnaire in questa nuova edizione?

LC: Visionnaire oggi rappresenta il mondo dell’haute couture nel design.  Quest’anno saremo al pad. 11 in prima fila, con un progetto che riflette il nostro nuovo manifesto, racconteremo una nuova Visionnaire che allarga e abbraccia una clientela più vasta passando da una visione d’insieme a delle visioni di prodotto altamente identitari a fortissimo potenziale. Questo rappresenta per noi un cambio strategico molto importante: l’obiettivo è quindi ora lasciare più libertà espressiva agli interior designer, così che possano utilizzare gli ingredienti di questa collezione per proporre la loro visione.

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Perché raccontare il mito di Agarthi?

EC: È la mitologia perfetta per narrare lo svelamento del prodotto, attraverso i tre livelli di quello che un tempo, proprio in questi spazi, era un cinema d’autore che proiettava solo film indipendenti. Ci è piaciuto anche questo elemento di voler rimanere legati alla natura del luogo, al suo genius loci, al suo spirito identitario.  

Come si snoda il viaggio verso il centro?

EC: Abbiamo voluto usare un approccio olistico. Il percorso parte all'inizio con il cancello, che è una sorta di semisole o semiluna, a seconda di come si guardi, che invoglia l'ingresso e che ti accoglie. Prosegue con lo smeraldo simbolo di rinnovamento che accompagna la discesa, fino ai toni del mocha mousse, che rimanda all’argilla del centro della terra, per ritornare ai tenui toni del beige nella parte centrale dedicata al nucleo dell’azienda stessa. 

Come vi siete relazionati al colore?

EC: Abbiamo usato il colore del cielo, che è una tipo di azzurro, quasi smeraldo, che ti accoglie in una sorta di caverna organica dove tutti gli angoli sono stati smussati proprio per dare la sensazione di iniziare un viaggio, di entrare in un luogo che ti porta verso qualcosa di ignoto. Si scendono queste scalinate a doppia pedata, c'è un senso che scende e uno che sale, che abbiamo deciso di rivestire di pietra, quarzite Emerald Light, che ha anche una sua simbologia. È una pietra di purificazione, che ti porta sempre più verso il basso e comincia ad avere qualche venatura arancione simile ai colori della terra.  Da questa discesa si arriva poi nella zona del bistrot.  

Cosa aggiunge il Bistrot?

EC: Linfa da Visionnaire, per cui abbiamo un scelto Edoardo Valsecchi, classe ’91, un perfetto ambasciatore dei nostri valori, propone una cucina plant-based, completamente vegana, gluten free, super saporita, seguendo un principio di salute e benessere. Lo stesso usato nella ristrutturazione, seguendo il bello e ciò che fa bene. 

Cosa è il bello?

EC: Molte volte il bello corrisponde al benessere, non necessariamente a qualcosa di estetico, che è sempre molto soggettivo, ma al sentirsi bene, allo stare bene, e a dare dei contenuti che possano alimentare valori intrinseci nel manifesto del brand. 

Quali sono i valori di Visionnaire?

EC: Ci diamo parole chiave, non solo trasmesse oralmente, ma scritte su carta, tramandate per entusiasmare, coinvolgere, creare questo senso di comunità.  

Cosa vi aspettate da questo Salone? 

EC: Cose buone e belle, nel senso simbolico del termine. È la settimana più importante in Italia per la creatività, l’innovazione, la bellezza; quindi, per noi è un momento importantissimo perché i nostri valori si svelano tutti, si mettono in mostra in un palcoscenico non solo commerciale, ma anche culturale, anche grazie al lavoro di questi anni di Maria Porro e di tutto il team. Ci sono progetti pensati per il produttore, per l'espositore, per mettere in evidenza tutte le creazioni. È fondamentale per tutto l'ecosistema del design che va ovviamente dai fornitori fino ai compratori. Il Salone è un momento fondamentale che va preservato, alimentato e va portato avanti perché ci ha reso leader indiscussi nel mondo.  

13 marzo 2025
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